Dopo la consueta uscita dell’alfabeto semiserio dedicato all’estate materana, ecco qui un abbecedario creativo che dalla A alla Z raccoglie modi di dire e parole che riflettono, in questo autunno dalle sfumature colorate, un po’ di folclore del mood cittadino.
A, come A Mamt: tormentone e simbolo di una parlata colorita, meglio da usare in senso scherzoso che offensivo, anche se offensivo qualche volta ci sta. Biscì: menzogna, fake news, usanza abbastanza democristiana, ma ormai fenomeno dilagante.C’Crustvàl: Se Cristo vuole, formula apotropaica che serve a non sfidare il destino. Durm’ durm: bradipo nostrano, tipico cittadino attufato che dorme anche in piedi. Ecch’tqué!:eccoti qua! Sei arrivato pure tu. Espressione di benvenuto per chi di questi tempi cambia casacca. Fanfaròn:creatura sonora, metà uomo, metà tromba, si vanta da solo e non vale un fagiolo.
Gistìzztov’ à bnì:sfogo d’ira, augurio al rovescio, perché la giustizia non è mai abbastanza. Huì!:modo contadino per spronare le bestie al tiro, incitando a non fermarsi. Un po’ come fanno certi caporali con i loro cadetti. Ijràmagn: incarnazione verde della testardaggine della natura, la gramigna è l’erba non richiesta, ritorna nonostante tutto e resiste, come certi personaggi sinistri cittadini. Jèmm’n: uomo maschio, capo branco, sempre più modello di forza tragico grottesca.
Linguaccìt: esempio di telegrafo umano molto diffuso, con il suo pettegolezzo intossica ambienti sani e trasforma dettagli insignificanti in notizie da prima pagina. Mbarè: imparare, apprendere, elisir di lunga vita per gli umili e i curiosi. Bravi quelli che vogliono sempre mbarè, sono la speranza in un mondo di “so tutto io”. Ndràplè: l’arte del raggirare con classe, diffusa e praticata tra spettacolare furbizia e coreografica malizia. Ò’bnnì: verrà, si unirà a noi. Nel futuro dell’attesa, l’espressione è tipicamente usata nei periodi di transumanza politica mediterranea autunnale.Pagnètt:di forma rotonda e molto appetibile, la pagnotta è l’oro di tutti i giorni, il bottino quotidiano. Può generare avidità e cambi di casacca repentini. Quatapén: assessore per l’igiene nel tempo antico, meglio conosciuto come catapano, esercita potere amministrativo e militare. Generalmente, ieri come oggi, poco simpatico.
Ricchiàn: dal significato ambivalente, oltre a indicare l’omosessualità innocua, si riferisce pure agli scapaccioni che chi cambia casacca merita di ricevere tra guancia e orecchio. Salsùzz:espressione colorita di arrendevolezza dal sapore gustoso e teatrale. Tacchnèd: attenzione, perché non sa tenere i segreti! Uasciàzz: divertimento popolare, quando crea uguaglianza gioiosa è una vera forza democratica. V’ntlè: buttare al vento, come quando si cambia casacca e i valori se li porta Eolo.
Zaraffon: praticamente, siamo circondati.














