FOGGIA - Scriveva il grande autore barocco Torquato Accetto che la rosa, con il suo profumo e il suo splendore, dissimula la sua – e nostra – mortalità. Ebbene, dedichiamo qualche pensiero a tre rose di casa nostra, donne che hanno lasciato un segno, un solco, un profumo. Ce ne sono tante, e molte eroine meno note meritano la stessa attenzione di quelle che menzioneremo, ma idealmente lasciamo che queste storie emblematiche spargano essenze anche intorno a loro.
Nasce nel 1954 a Rocchetta Sant’Antonio Mariateresa di Lascia, fondatrice della lega internazionale contro la pena di morte Nessuno tocchi Caino e nota soprattutto per il premio Strega postumo, nel 1995, con il suo romanzo Passaggio in ombra. La ricordiamo oggi per la sua straordinaria attualità, per aver saputo rendere tante sfumature nella sua opera: dall’analisi critica della società a quel contraddittorio intreccio di egoismo e solidarietà che permea la storia della protagonista Chiara D’Auria. A questa donna forte e incisiva, affascinante anche per il modo in cui ha saputo affrontare una malattia che l’ha stroncata giovanissima, ci piace accostare altre due creature del coraggio. Una è Francesca de Carolis, nata nel 1754 a San Marco in Lamis, giustiziata dai sanfedisti per i suoi testi contro il malcostume e la corruzione nella turbolenta stagione della repubblica partenopea del 1799. Dalla vita avventurosa – di lei si ricorda anche uno scritto satirico contro gli eccessi dei fasti francesi, Le parrucche della corte; lei scappata in Francia e per poco sfuggita al crimine di lesa maestà – la de Carolis fu persino ricordata da Sciascia, in visita a San Marco nel 1976 in occasione di una sua commemorazione. Un istituto scolastico porta oggi il suo nome. A un’altra donna coraggiosa, la foggiana Filomena Cicchetti, spargiamo essenze: nota come «zia Monica», si fece promotrice di un moto di ribellione passato alla storia come «la rivoluzione della fame». Era il 1898: un ingiustificato aumento del prezzo del pane portò un manipolo di ribelli da lei sobillato presso la sede della Prefettura. Furono emanati subito provvedimenti in tal senso; quando si dice che in una rivoluzione la celerità è tutto.
Molte altre donne meritano più di un cenno; ma idealmente le fondiamo in Mariateresa, Francesca e Filomena; non tombe su cui poggiare un fiore destinato ad appassire, ma profumo che possa spargersi su tutte quelle storie al femminile che un destino avverso ha reciso, ma che non ha impedito di far arrivare quella primavera che hanno saputo donarci.