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Pubblicate le nuove linee guida di Confindustria per la costruzione dei modelli organizzativi 231

 
Avv. Emanuele Angiuli

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Avv. Emanuele Angiuli

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L'importanza del modello è essenziale, perché in caso di reato, la condizione fondamentale affinché l’ente possa evitare sanzioni è proprio la dimostrazione di aver di aver adottato “efficacemente” un tale strumento di organizzazione e gestione

Venerdì 09 Luglio 2021, 11:00

All’interno del decreto legislativo n. 231/01 (che, come è noto, prevede la responsabilità da reato delle società e delle altre persone giuridiche), l’art. 6 fornisce agli Enti delle indicazioni su come implementare un modello organizzativo – ossia un sistema di regole, procedure e controlli – che sia in grado di prevenire efficacemente la commissione di reati da parte dei propri esponenti, apicali o dipendenti.

L’importanza del modello organizzativo nel sistema di ‘responsabilità 231’ è centrale perché, in caso di commissione di un reato, la condizione fondamentale affinché l’ente possa evitare sanzioni è proprio la dimostrazione di aver di aver adottato “efficacemente” un tale strumento di organizzazione e gestione.

In questo contesto, un ruolo chiave è svolto dalle cosiddette Associazioni di Categoria, ossia quegli enti che rappresentano gli interessi di un determinato settore produttivo o professionale, che forniscono alle imprese delle linee guida per la predisposizione dei modelli organizzativi. Tra esse, spicca senza dubbio Confindustria che, sin dai primi mesi successivi all’entrata in vigore del decreto 231/01, ha pubblicato un vademecum per fronteggiare l’esigenza dell’adozione del modello organizzativo.

A giugno 2021, Confindustria ha pubblicato una nuova e aggiornata versione delle proprie Linee Guida che, andando a sostituire quelle emanate nel 2014, ha introdotto alcune modifiche necessarie a rendere tale strumento al passo con le innovazioni legislative che hanno riguardato il sistema 231 negli ultimi anni.

Rispetto al passato, al di là del necessario allineamento alle nuove fattispecie di reato introdotte nel decreto 231/01, il nuovo documento presenta alcune novità di sicuro interesse.

In primo luogo, viene introdotto un accenno ai sistemi di compliance integrati. Segnala Confindustria che la non conformità alla normativa vigente (anche di natura extra-penale) comporta per le imprese un rischio sempre maggiore in termini sia economici, sia reputazionali: l’applicazione di una sanzione, penale o amministrativa, è infatti quasi sempre sinonimo di perdite finanziarie più gravose dei costi necessari a garantire preventivamente l’aderenza dell’impresa alle norme che ne regolano l’attività.

In quest’ottica, l’invito di Confindustria è di valutare l’adozione, non di plurimi meccanismi di controllo distinti, ma di un sistema di compliance organico. Difatti, una pluralità di processi può portare alla duplicazione di ruoli e di controlli e generare inefficienza; viceversa un sistema di compliance unitario, basato su processi che comunicano tra loro, può consentire l’ottimizzazione delle attività in termini di risorse umane ed economiche.

Inoltre, le nuove Linee Guida prendono in considerazione l’introduzione all’interno del Decreto 231/01 (avvenuta nel 2017) dell’istituto del ‘whistleblowing’, ossia dell’obbligo per gli enti di implementare un sistema che consenta ai lavoratori di segnalare eventuali violazioni del modello o, più in generale, commissioni di illeciti all’interno dell’azienda, senza che da ciò derivino ritorsioni nei loro confronti.

Posto che l’adozione di un simile meccanismo di segnalazione è necessaria, in quanto espressamente prevista dal comma 2-bis dell’art. 6 del Decreto 231/01, le Linee Guida si soffermano sull’indicazione di modalità che possano consentire all’ente di dotarsi di uno strumento che, allo stesso tempo, risulti efficace e tuteli la privacy del lavoratore segnalante e, di conseguenza, la sua posizione all’interno dell’impresa.

Infine, Confindustria introduce alcuni suggerimenti in materia di organizzazione e composizione dell’organismo di vigilanza (OdV), ossia dell’organo societario cui spetta il compito di vigilare sull’adeguatezza e sull’effettiva applicazione del modello organizzativo.

A tal riguardo, rispetto alle precedenti versioni, il nuovo documento segnala la possibilità di prevedere tre distinte forme di composizione dell’OdV: coincidente con il Collegio Sindacale (in quanto già onerato ai sensi del codice civile del controllo sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo della società), creato ad hoc a composizione mista (soggetti esterni all’ente e soggetti già facenti parte del sistema di controllo interno), a totale composizione esterna, con la raccomandazione, per quest’ultima ipotesi, che sia garantita un’effettiva interazione tra i componenti esterni e i soggetti coinvolti nel sistema di controllo interno.

Se queste sono le principali novità, immutato si mostra invece l’obbiettivo che Confindustria intende perseguire e che dichiara sin dalle premesse del documento: offrire, alle imprese che intendano adottare un modello di organizzazione e gestione, delle indicazioni che possano ritenersi in astratto idonee a rispondere alle esigenze previste dal decreto 231/01.

A tal riguardo, viene però precisato che le Linee Guida costituiscono soltanto uno strumento di orientamento astratto, che andrà necessariamente calato nella specifica realtà operativa aziendale. In quest’ottica, scrive Confindustria: “è di fondamentale importanza, affinché al modello sia riconosciuta efficacia esimente, che l’impresa compia una seria e concreta opera di implementazione delle misure adottate nel proprio contesto organizzativo. Il modello non deve rappresentare un adempimento burocratico, una mera apparenza di organizzazione. Esso deve vivere nell’impresa, aderire alle caratteristiche della sua organizzazione, evolversi e cambiare con essa”.

In altri termini, le Linee Guida non bastano: per implementare un modello organizzativo efficiente sarà necessario un reale impegno da parte dell’ente, che consenta di unire le conoscenze della realtà aziendale possedute di soggetti coinvolti nella sua gestione alle competenze di professionisti esperti della materia. Lo scopo è creare un sistema di organizzazione, gestione e controllo rispondente alla normativa e perfettamente aderente alla realtà imprenditoriale.

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