Il risultato, prima di tutto. Tanto per non perdere l’abitudine a tenere il piede pigiato sull’acceleratore. Mai come stavolta non è nemmeno il caso di tirare in ballo il «pepe» di un derby. Sarebbe riduttivo farne una questione regionale o di presunte suggestioni. Conta vincere. Il resto conta zero.
Auteri, le giornate passano e la Ternana resta abbastanza lontano.
«Il concetto che si sposa bene con la situazione del Bari è perseveranza. Noi dobbiamo continuare a cercare la perfezione senza guardare troppo chi ci sta davanti. Ripartiamo dalle prestazioni con una convinzione sempre più forte».
In settimana si è parlato tanto di sfortuna. Per lei è un concetto fine a se stesso o qualcosa che va combattuto alzando la qualità delle giocate?
«A me non è mai piaciuto parlare di sfortuna. O essere fatalista. Ognuno raccoglie ciò che merita. Se non abbiamo vinto nonostante un ottimo rendimento è perché abbiamo sbagliato un po’ troppo. Nel calcio qualcosa, nel breve, ti può essere tolto. Ma, poi, torno a dire che conterà la nostra perseveranza».
Quattro partite in casa nelle prossime sei in un mese di fuoco. Può essere l’occasione giusta per accorciare dalla vetta?
«In teoria sì. Anche il concetto di calendario è molto virtuale. La verità è che per il Bari ogni partita assomiglia a un bivio. Bisogna decidere che strada prendere. E noi la conosciamo. Sapendo che stiamo entrando in una fase cruciale».
La scarsa precisione in zona gol può dipendere dall’ansia da prestazione alla luce del distacco dalla vetta?
«Si può dire tutto e il contrario di tutto. L’unica cosa che conta è ridurre il gap. Non dobbiamo pensare all’ansia. E non credo si sia vista una squadra nervosa. Sarò noioso, ma ripartiamo dalla prestazione».
A Foggia s’è visto un Bari spento. Torna il derby, ha messo in guardia i suoi?
«A Monopoli abbiamo giocato una buona gara, a dir il vero. È evidente che in certe gare gli avversari ci riservino un trattamento particolare. E ci sta perché noi siamo il Bari».
Le assenze possono indurla a cambiare qualcosa sul piano del sistema di gioco?
«In settimana proviamo a fare tante cose. E siamo pronti a tutto, magari anche a partita in corso. Ma ovviamente non è questa la sede per parlarne. I numeri, però, sono relativi. L’importante è avere la stessa faccia».
D’Ursi sta diventando un’arma in più?
«A me piace sempre parlare di reparto. Con la Turris ha giocato una partita appena sufficiente. So cosa può dare, ha grandi potenzialità».
Cone sta Maita?
«Meglio. Ma è fermo dal 29 dicembre. C’è tempo ancora, purtroppo».