Venerdì 05 Settembre 2025 | 05:55

Castrovilli, faccia da Bari: «Rinasciamo insieme»

 
antonello raimondo

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antonello raimondo

Castrovilli, faccia da Bari: «Rinasciamo insieme»

L'intervista: «Sorrido perché sono fatto così. E se mi sento sereno gioco al massimo»

Giovedì 04 Settembre 2025, 13:38

Gaetano Castrovilli leader di un Bari forte e ambizioso. Difficile esista un solo tifoso del Bari che non sogni una roba del genere. Cuore, talento, semplicità. Oggi, a ventott’anni, forse addirittura più di quando fu il momento di fare le valigie e tuffarsi in un’avventura più grande. Il «Gae» parla piano. Quasi a voler dosare i concetti, scandendo parole che arrivano dritte al cuore. C’è un po’ di tutto in quest’altra prima volta da calciatore del Bari. I suoi occhi sono dolci, sì. Ma anche fieri, ambiziosi. Trasudano energia, nella consapevolezza di vivere un momento cruciale della sua carriera. Il successo non l’ha cambiato di una virgola. Le stagioni brillanti a Firenze, il trionfo agli Europei nella Nazionale di Mancini. Il «Gae», quello di sempre. Col talento fedele compagno di viaggio, sì. Ma senza mai perdere di vista umiltà, realismo, motivazione, passione. «Tifare» per lui non è solo una possibilità. Inevitabile, davvero.

Castrovilli, come sta? Si è parlato tanto delle sue condizioni fisiche dopo qualche stagione sfortunata...

«Sto molto bene. Mi manca solo il ritmo partita, evidentemente. Prima di arrivare qui mi sono allenato con un personal trainer ma poi in campo è tutta un’altra storia».

Ci racconti della trattativa con il Bari. Raccontano del ruolo di Di Cesare, pare determinante.

«È stato fondamentale. Prima che esserci un rapporto tra direttore e calciatore ce n’è uno di amicizia. Tornare a casa fa bene, è stata la scelta migliore e credo che qui a casa possa ritrovarmi mentalmente».

Dopo Firenze, piazza che l’ha consacrata ad alti livelli, la chance nella Lazio. Cosa non ha funzionato?

«Non mi piace parlare del passato. Lo accantono. Ho avuto un problema al menisco. Quando sono tornato stavo bene ma la squadra stava andando benissimo e per un allenatore non è mai facile toccare certi equilibri quando i risultati sono positivi. Motivo per cui sono andato a Monza per avere più spazio».

Castrovilli calciatore di talento e legato a doppia mandata alla piazza. Si chiama peso delle responsabilità.

«Appena arrivato ho pensato: il Bari mi ha lanciato e spero che insieme si possa rinascere. Dico che sarà una stagione importante per tutti noi, compresa la città, anzi soprattutto per la città. Il mio sorriso? È spontaneo, io sono così. La B? Non la vivo come una discesa di categoria, per me noln lo è. Voglio tornare mentalmente a stare bene, non nego le difficoltà degli ultimi due anni, più mentali che fisiche. Penso che Bari mi possa dare una grande mano. Penso di dare una mano al Bari. Credo di poterlo fare perché prima di essere un calciatore del Bari sono un grande tifoso. Quando penso a Bari penso a mio nonno e mi sento sempre in debito con lui».

Si sente un leader?

«Credo che il vero leader sia il mister Caserta. Gli faccio i complimenti, oltre ad essere una grande persona mi piace come lavora. Penso che l’insieme faccia arrivare a grandi traguardi. Mi sento importante, ma credo nel gruppo. Senza il noi non si arriva a grandi obiettivi».

Dove può arrivare il Bari?

«Appena sono arrivato ho trovato un gruppo bellissimo. Oltre a grandi giocatori ho trovato grandi persone. Penso che abbiamo una squadra forte, possiamo creare tanto entusiasmo, perché siamo ragazzi giovani che hanno tanta voglia di dimostrare».

Quanto tempo ci vorrà per rivedere il vero Castrovilli?

«Sono arrivato da 11 giorni. La prima settimana è stata un po’ dura. Mi sono allenato da solo con il preparatore. Allenarsi con la squadra è diverso sul piano dell’intensità. Penso di essere al 60-70%, la settimana sarà fondamentale per arrivare al 100%».

L’Europeo vinto in maglia azzurra. Possiamo chiamarla una favola?

«La cosa che mi è rimasta impressa è stata la forza del gruppo. Sapevamo che c’erano squadre più forti. Ecco perché se c’è un gruppo solido e se c’è alchimia si può arrivare a grandi obiettivi. Mi sono accorto che avevano vinto l’Europeo solo quando sono tornato a Minervino, mi hanno fatto una festa incredibile. Un’emozione che non si più descrivere. Sì, una favola difficilmente decrivibile».

Un sogno lasciato a Bari?

«Da tifoso spero di rivedere il Bari in A».

A centrocampo c’è grande abbondanza.

«A centrocampo abbiamo giocatori di quantità e qualità. La concorrenza sana fa solo bene».

Com’è il Bari visto da lontano?

«L’ho sempre seguito. Anche in D e in C. Nella finale playoff persa con il Cagliari ero con mia moglie a vedere la partita. Quando abbiamo preso gol alla fine ho staccato la testa ad un peluche. Più chiaro di così...».

Come è uscito dalle difficoltà?

«Penso che ognuno di noi abbia un percorso nella vita. Credo nel destino. Bisogna essere bravi a reagire. Nei momenti difficili, che ho avuto anche nel privato, ne sono uscito grazie al sostegno della mia famiglia. La mia più grande forza è stata la nascita di mio figlio, non nego che stavo pensando di lasciare il calcio. Non so spiegare la forza che ti dà un figlio. Mi sono promesso di rendere orgogliosi mia moglie, mio figlio, i miei genitori. Voglio che mio figlio mi guardi giocare a calcio».

I dirigenti della serie A le hanno chiuso la porta, forse pensando che Castrovili non fosse più un top. Uno stimolo in più?

«Un minimo sì. Ma non deve diventare un’ossesione sennò allontano il focus. Certo, mi piacerebbe rispondere alle critiche. E per farlo devo fare bene qui a Bari, che resta la mia casa».

Succede che ritrovarsi in B dopo aver fatto il protagonista in A comporti un periodo di riadattamento. Campionati troppo diversi.

«Penso che per non “tornare ai livelli della serie B” non debba abbassare la mia intensità, la velocità del pensiero. È lì la differenza tra A e B, nella velocità del pensiero, delle scelte. È un altro obiettivo, ma non devo pensarci troppo altrimenti mi si annebbia la mente. Mi esprimo meglio quando sono sereno e felice».

Ma è vero che lei è un calciatore duttile?

«In passato ho fatto il mediano nel centrocampo a due, la mezzala, l’esterno, il sotto punta. Mi metto a disposizione del mister».

Impressioni dopo le prime due gare di B.

«Ho avvertito un po’ di delusione. Tolti i primi 2o’ di Venezia, avremmo potuto ottenere di più. Contro il Monza risultato strettissimo. Dobbiamo essere più concreti, certo. Vedo un’atmosfera bella nello spogliatoio e quindi penso positivo».

Le capita di pensare agli obiettivi stagionali?

«Sono convinto che possiamo fare i playoff. Ci sono due squadre più forti di noi, Venezia e Monza che hanno mantenuto tanti calciatori di A. Due prove che abbiamo superato. L’obiettivo è entrare nei playoff, poi se arriva di meglio ce lo prendiamo».

E la speranza della promozione?

«Lo spero con tutto il cuore. Questa piazza merita la A. Me lo auguro di cuore, parlando da tifoso. Voglio vivere lo stadio pieno, con 50-60mila persone. L’ho visto in A e mi ricordo la partita contro il Milan di Ronaldinho e Robinho, più che la partita guardavo loro».

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