Martedì 09 Settembre 2025 | 00:13

Giorgio Armani, il ricordo della musa pugliese Antonia Dell’Atte: «Un taglio di capelli mi cambiò la vita»

 
Maristella Massari

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Maristella Massari

«Le ultime parole che conservo – ricorda la modella brindisina – sono in una lettera. Ti porterò sempre nella mia mente e nel mio cuore». Negli anni '80, le fotografie di Aldo Fallai la ritrassero come simbolo vivente della rivoluzione armaniana

Sabato 06 Settembre 2025, 11:26

11:56

«Se n’è andato uno degli uomini più importanti della mia vita». Antonia Dell’Atte, modella brindisina e musa di Armani, ha voluto salutare così l’uomo che trasformò la sua esistenza e che lei, da allora, non ha mai smesso di considerare eterno. Non un lutto, ma un ricordo vibrante: un filo che unisce la sua vita a quella del grande stilista di Piacenza, in un legame che va oltre le passerelle e oltre il tempo.

Dell’Atte, pugliese di origine, cresciuta in una terra che le ha trasmesso la forza dei contrasti e la luminosità dei tratti mediterranei, è stata negli anni Ottanta «la donna Armani» per eccellenza. Lineamenti scolpiti, eleganza androgina, uno sguardo che sapeva raccontare la disciplina e il mistero. In lei Armani trovò la musa ideale, la figura capace di incarnare la rivoluzione silenziosa con cui scardinava i codici della moda internazionale. Il loro sodalizio ebbe un momento di svolta preciso, quasi cinematografico. Scartata ad un provino, a cui si era presentata con tanto di «book» e capelli lunghi, prestò il viso ad un parrucchiere che aveva bisogno di una modella per un taglio corto. Dopo le sue titubanze, accettò. Fu la svolta. Armani la notò una sera in un ristorante mentre cenava con amici. «Non ho mai saputo come fece a rintracciarmi, ma il giorno dopo lavoravo con lui». Quel taglio netto non fu solo estetico: era un atto di liberazione, un segno di coraggio e modernità. Con quella scelta, Armani le cucì addosso un destino nuovo, trasformandola in un’icona. Antonia, che fino ad allora si muoveva tra set e passerelle come tante giovani modelle, divenne improvvisamente un volto unico, riconoscibile, destinato a segnare un’epoca. «In quel momento – racconta – mi resi conto che la mia vita stava cambiando. Giorgio aveva visto in me ciò che io stessa non avevo ancora compreso».

Negli anni Ottanta, le fotografie di Aldo Fallai la ritrassero come simbolo vivente della rivoluzione armaniana: giacche destrutturate, sobrietà sofisticata, eleganza essenziale che parlava al mondo con voce nuova. Lei, giovane pugliese, prestò il volto a un’estetica che spazzava via i lustrini e le esagerazioni, per aprire la strada a un’idea di femminilità fatta di rigore e leggerezza insieme. Il legame tra Armani e Dell’Atte non fu mai solo estetico. Lo confermano le parole che lui stesso le scrisse in una lettera in occasione dei 50 anni della maison e che lei oggi regala al mondo: «Terrei molto che di questo progetto facessero parte alcune tue foto, perché credo che rappresentino davvero alcuni momenti salienti di questo nostro straordinario percorso». Frasi che diventano eredità affettiva, testimonianza di un rapporto fondato su stima reciproca e gratitudine.

«Le ultime parole che conservo – dice Antonia – sono in quella lettera. Ti porterò sempre nella mia mente e nel mio cuore». Non un addio, ma un atto di riconoscenza verso chi aveva saputo riconoscere in lei molto più di un volto. Armani la considerava una complice, una donna capace di interpretare e custodire i valori della sua estetica: misura, sobrietà, disciplina, autenticità.
«Era un uomo rigoroso e al tempo stesso generoso. Mi ha insegnato che l’eleganza non è ostentazione, ma rispetto verso se stessi e verso gli altri. Armani era un uomo rigoroso e al tempo stesso generoso. Non mi ha mai chiesto solo di prestare un volto o un corpo, ma di diventare parte viva di un racconto collettivo, di incarnare valori come disciplina, misura e sobrietà. Dopo la carriera internazionale mi sono trasferita in Spagna, costruendo un percorso artistico e televisivo autonomo, ma ogni anniversario o sfilata diventava l’occasione per ribadire la forza di quel sodalizio estetico e umano».

Nell’ora del ricordo, le parole della modella pugliese restituiscono la verità più profonda di Giorgio Armani: un uomo capace di lasciare un’impronta non soltanto nella storia della moda universale, ma nella vita di chi ebbe la fortuna di camminare al suo fianco. La sua eredità non è fatta solo di abiti indimenticabili, ma di gesti, scelte e insegnamenti che continuano a vivere nelle persone che lo hanno conosciuto. 

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