Venerdì 05 Settembre 2025 | 23:31

«La politica del Lecce per un futuro migliore», parla Sticchi Damiani

 
Antonio Calò

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Antonio Calò

«La politica del Lecce per un futuro migliore», parla Sticchi Damiani

«Ogni anno costi maggiori perché cresciamo»

Venerdì 05 Settembre 2025, 12:34

Si sofferma sulla crescita del club, il presidente Saverio Sticchi Damiani, nell’ormai consueta conferenza stampa che segue la chiusura del mercato estivo, con accanto il responsabile dell’area tecnica Pantaleo Corvino e il direttore sportivo Stefano Trinchera. «L’analisi va sviluppata tenendo conto delle dinamiche che si registrano in serie A in questo particolare momento storico - dice il massimo esponente del Lecce - nel rispetto dei tifosi, che hanno dimostrato di apprezzare la trasparenza che abbiamo sempre avuto. Altrimenti non saremmo arrivati a superare il tetto dei 22.000 abbonati, crescendo anno dopo anno, con numeri che non facevano parte del nostro dna. Stiamo crescendo sul piano sportivo, su quello delle strutture ed ora anche su quello della digitalizzazione».

Il presidente sa bene che ai supporter sta particolarmente a cuore la squadra, il campo. «A livello sportivo - rimarca - sono stati compiuti diversi step. Gli investimenti sono lievitati di stagione in stagione». Sticchi Damiani snocciola alcune cifre: «Nel 2022/2023, il primo dei tre campionati di fila disputati in A, i costi sono stati di 58 milioni, con 5 di ammortamento. Nel 2023/2024 sono saliti a 71 milioni, con 10 di ammortamento. Nel 2024/2025 sono arrivati a 87 milioni e 14 di ammortamento. Tutto ciò è stato possibile grazie alla brillante gestione dell’area tecnica. In questo modo abbiamo potuto risanare gli effetti negativi subiti nel periodo del covid, per poi accrescere gli investimenti. Per noi le plusvalenze sono fondamentali. Altrimenti, i nostri ricavi ammonterebbero a circa 55/56 milioni di euro. Il territorio dà il massimo possibile, con gli sponsor, gli abbonamenti, i diritti televisivi».

Il presidente spiega il perché delle strategie seguite sul mercato: «Forse c’è chi pensa che la gestione di una società di serie A richieda pochi euro, ma non è così. Ecco perché siamo costretti ad effettuare scelte a volte impopolari, preferendo puntare su investimenti futuribili piuttosto che su uno svincolato di nome, che magari farebbe felici alcuni tifosi, ma che comunque non costituirebbe una garanzia. Al termine di questo mercato, per la prima volta, abbiamo degli esuberi. Negli anni scorsi siamo stati una anomalia a non averne».

La disamina del massimo esponente del sodalizio di via colonnello Costadura prosegue: «Il costo di Stulic e Siebert supera quello del centro in via di costruzione, a conferma del fatto che abbiamo a cuore l’aspetto sportivo. Altre società possono contare su ricavi che sono superiori ai nostri oppure sono disposte ad indebitarsi, ma non è questa la nostra politica. Corvino e Trinchera sanno quanto io sia rigido in proposito, ma devo dire che hanno la mia stessa visione». Torna quindi sulla campagna acquisti: «Sul mercato abbiamo fatto quanto era nelle nostre possibilità. Nel corso di questi anni, le mie motivazioni sono diventate sempre più forti. La fase di crescita eccezionale del nostro club va raccontata. Si tratta di un momento storico nel quale il processo che stiamo vivendo va rimarcato e va spinto. Non dobbiamo permettere che le prime sconfitte oppure un acquisto mancato inquinino il percorso che stiamo compiendo. Siamo ad un passaggio cruciale, ma nello sport i crescenti investimenti non sono garanzia del risultato, nel nostro caso della salvezza. Nel recente passato c’è stato chi è retrocesso spendendo il triplo rispetto al Lecce».

Qualcuno storce il naso mettendo a confronto il mercato giallorosso con quello delle altre formazioni che dovrebbero lottare, come la compagine salentina, per la permanenza: «Le neopromosse hanno dovuto investire senza potere contare su grandi ricavi. Alcune tanto o anche tantissimo. I sodalizi che si sono consolidati come noi in A hanno speso meno e tramite le plusvalenze hanno cercato di recuperare le perdite subite». L’analisi continua all’insegna delle cifre: «In bilancio, alla voce “forza lavoro” corrispondono circa 35 milioni di euro, che non riguardano solo i calciatori. Sul monte ingaggi, l’area tecnica fa miracoli. Ma la gestione complessiva prevede anche le trasferte, che gravano per un milione e mezzo, e tantissime altre voci tra le quali, per citarne solo alcune, i campi, gli steward in occasione delle partite interne, il convitto per i giovani. Come ho avuto modo di specificare altre volte, inoltre, il Lecce che non prevede stipendi per i componenti del consiglio di amministrazione, a partire dal presidente. Mencucci e Mercadante lavorano quotidianamente per ottimizzare ogni cosa».

Sul centro sportivo in via di realizzazione: «Sarà qualcosa di storico. È molto bello, di qualità. C’è chi ha detto che sia finanziato dalla Regione Puglia, ma non è questa la verità perché sorgerà con fondi propri del club. Per quel che riguarda lo stadio, invece, i lavori stanno procedendo, anche se forse con un po’ di lentezza, ma noi saremo vigili». La conclusione è sugli sviluppi futuri: «Amo fare piuttosto che parlare. Pur essendo cresciuti tanto, ci sono diversi aspetti sui quali intendiamo incidere, che non riguardano l’ambito sportivo. Ritendo che le difficoltà non vadano mai sottovalutare. Quando si tende a dare le cose per scontate non si progredisce mai. In tutti noi c’è la ferma volontà di non fermarci. Lo stadio ristrutturato e coperto, ad esempio, costituisce un passaggio epocale non solo perché sarà possibile assistere alle gare in maniera più confortevole, ma anche perché aprirà una serie di prospettive sulle quali lavorare tutti insieme. Inoltre, vorrei che il Lecce avesse un respiro più internazionale, che attraesse di più. Nella prima sfida di campionato abbiamo avuto un ospite mediorientale che ci ha proposto delle amichevoli in Arabia».

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