La svolta, in zona gol, in casa del Lecce, deve arrivare innanzitutto dalle fasce e dagli inserimenti dei centrocampisti. Non ci sono altre strade. Pensare che Francesco Camarda o Nikola Stulic possano fare centro senza i necessari rifornimenti è pura utopia. L’ex Milan, a Genova e nel primo tempo della partita disputata contro la sua ex formazione, e l’ex Charleroi, nella ripresa giocata contro i rossoneri, hanno ricevuto pochissimi palloni degni di nota.
Nel sistema 4-3-3, il ruolo degli esterni è fondamentale ma, ad oggi, quelli del Lecce si sono fatti notare più in fase di non possesso che in fase propositiva. Contro il «Grifone», assente per squalifica Santiago Pierotti, sono stati schierati dal primo minuto Tete Morente, a destra (corsia che lo spagnolo non predilige) e Lameck Banda a sinistra. Nella ripresa è toccato a Riccardo Sottil (per lo zambiano, dal 14’) ed a Konan N’Dri (dal 38’, per Camarda), con l’ex Fiorentina che si è mosso lungo l’out sono sino all’uscita del 17enne centravanti che ha poi sostituito nello scacchiere tattico come falso nove.
Ebbene, Morente ha dato manforte in difesa, raddoppiando in copertura, ma ha messo in mostra pochi guizzi di rilievo negli ultimi venti metri, Banda non ha mai saltato l’uomo ed il medesimo discoro va ripetuto per N’Dri e per Sottil, che però hanno avuto meno tempo a propria disposizione per incidere.
Contro il Milan, tornato disponibile Pierotti, Eusebio Di Francesco ha proposta l’argentino a destra e Morente a sinistra, optando per due esterni alti entrambi più propensi a garantire copertura che ad esaltarsi nell’uno contro uno. I due hanno dato sostegno rispettivamente a Danilo Veiga (che è stato in evidente difficoltà per l’intero match) e ad Antonino Gallo. Ma le loro sortite offensive sono state impalpabili. Pierotti è entrato due volte nei sedici metri avversari, ma ha perso sempre l’attimo propizio per concludere.
Nella ripresa, al 17’ è entrato Sottil, per l’argentino, ed al 36’ N’Dri, per lo spagnolo, ma i due non hanno certo brillato, anche perché il Milan ha sbloccato il risultato e si è messo nelle condizioni tattiche migliori per gestire in confronto. Per andare in gol, però, il Lecce ha bisogno di maggiore vivacità sulle fasce, di scelte azzeccate al momento dell’ultimo passaggio o del tiro.
Qualcosa in più dovranno proporla anche i terzini. Veiga ha spinto poco e con scarso costrutto. Gallo lo ha fatto con maggiore insistenza, ma è stato impreciso al momento del cross.
L’altro aspetto è costituito dagli inserimenti dei centrocampisti. Nei primi 180’ ce ne sono stati troppo pochi ma senza riempire l’area avversaria con più uomini diventa complicatissimo riuscire ad essere davvero pericolosi ed andare in gol. Ci ha provato Mohamed Kaba, contro il Milan, arrivando alla conclusione, che però ha sorvolato di parecchio la traversa. Ylber Ramadani e Lassana Coulibaly non si sono mai affacciati negli ultimi venti metri con efficacia. Medon Berisha e Thorir Helgason, inseriti contro il Milan al 17’ ed al 36’, sono stati lenti e compassati. Stesso discorso per i centrocampisti scesi in campo contro il Genoa.
Resta inteso che sono passate in archivio appena due gare e che a Di Francesco occorre tempo per lavorare, ma è altrettanto vero che non bisogna sottovalutare il campanello d’allarme che è suonato, in quanto non solo il Lecce non ha segnato, ma ha creato pochissime vere e proprie palle gol.
Insomma, chiuso il mercato, con l’organico oramai definito, va trovata la quadra che garantisca equilibrio tra le due fasi, anche perché se non si «punge» in avanti si finisce col prestare il fianco alle sortite delle compagini rivali, facendo crescere le probabilità di incassare gol. È quanto si è verificato contro un Milan al quale è bastato fare il «compitino» per portare a casa i tre punti, contro un Lecce che ha prodotto troppo poco in fase offensiva ed alla lunga ha commesso alcuni errori difensivi pagati a caro prezzo e sfruttati alla perfezione dagli avversari.