È una regola che vale in tutte le discipline sportive. E il calcio non fa eccezione. Quando fallisci un match-ball è facile che la «partita» cambi. Fondato il rischio di strascichi, soprattutto di natura psicologica. Chi sbaglia la palla del match e poi raggiunge l’obiettivo si dice, non a caso, che abbia vinto due volte proprio per il peso specifico della classica occasione persa. Occhio, dunque. Niente drammi, ci mancherebbe. Ma al Bari, ora, si chiede una prova di forza. A Torre del Greco una domenica balorda. Poco gioco, poche idee, poca personalità, poca corsa. Sconfitta giusta, il risultato non mente. Sarebbe bastato anche un pareggio per siglare una robusta ipoteca promozione. E invece ora c’è da pedalare tanto. Maniche rimboccate e tantissima umiltà. La Turris vince e riapre ufficialmente il campionato. Il Bari perde e torna definitivamente sulla terra. Il film di una domenica che non può più essere decisiva ma che regala al finale di campionato un pizzico di sale in più. Il campo, già. Racconta tante cose, spargendo dubbi che minano mesi di certezze. Con la squadra ammazza-serie D che sembra essersi persa nel classico bicchiere d’acqua. Lo dicono i risultati (due sconfitte nelle ultime due trasferte), lo dicono soprattutto prestazioni abbastanza inquietanti. Squadra sopravvalutata finora? Il dibattito è aperto. E pensare che finora c’era addirittura chi invocava la noia dopo vittorie larghe e, quindi, poco affascinanti. Ma il calcio è questo. Non c’è memoria, tutto cambia alla velocità della luce. Oggi il Bari è una semplice capolista. Seppur credibile. Ma non più un «marziano». Una squadra a cui si chiede di soffrire per non buttare via mesi di gol e sudori. La partita. Cornacchini lascia fuori a sorpresa Hamlili perché vuole un over in difesa (Mattera a destra). In mezzo il tecnico sfida la superiorità numerica della Turris (4-3-3) accoppiando Bolzoni e Langella. Partenza frizzante. Guarracino spaventa Marfella (2’), poi Simeri e Di Cesare vanno vicini al vantaggio. Ma il picco più alto della domenica barese porta la firma di Brienza: sinistro fantastico e pallone che va a sbattere contro la traversa (16’). Si procede su binari di sostanziale equilibrio. Anche se, con il passare dei minuti, la sensazione è che aumentino le certezze e i «cavalli» torresi. Più squadra, la Turris. Quadrata, intensa, a tratti anche feroce. Al Bari comincia a mancare un po’ tutto. Soprattutto qualità nelle giocate. Con i big che giocano quasi a nascondino. Non propriamente un dettaglio, nella partita che può valere un’intera stagione. Dopo 15’ della ripresa l’episodio decisivo. Cacioli commette fallo sulla trequarti, la conseguente punizione costringe Marfella a un’affannosa uscita. Pallone sporco che Riccio è bravissimo a capitalizzare con un sinistro secco e preciso. Ci sarebbe ancora tempo per organizzare qualcosa. Ma il Bari è la fiera del «vorrei ma non posso». Manovra involuta, scarsissima personalità. La Turris, ora, è davvero più in tutto. E per poco non si scappa il clamoroso raddoppio. Guarracino e Ciliento mettono a nudo le negligenze baresi (Cacioli e Marfella) ma manca l’ultimo tocco per far saltare definitivamente il banco. Cornacchini corre ai ripari e schiera l’artiglieria pesante: dentro sia Iadaresta che Pozzebon. Il pallone lungo e sperare nella carambola giusta. E per poco non ci azzecca il mister biancorosso. Lancio di Mattera, Iadaresta fa da sponda per il liberissimo Pozzebon che, di testa, non riesce a dare precisione a un pallone d’oro. Sarebbe stata una «pezza», un rattoppo affannoso in una domenica di stenti. Ma pur sempre un gol di importanza capitale. Ora calma, però. Va bene la delusione, ci sta finanche la rabbia. Però guai a perdere di vista l’obiettivo. Il Bari è ancora primo, con un vantaggio che potrebbe ridursi a sei lunghezze dopo il recupero che la Turris giocherà sul campo del Rotonda ultimo in classifica. Ma pur sempre un margine che può e deve bastare. L’ultima cosa da fare, in momenti così, è deprimersi. O, peggio, farsi male da soli. Gli schiaffi fanno parte di un percorso. Si cresce sbagliando. E soffrendo. Avanti, Bari. Il destino è ancora nelle tue mani.
Bari, ora si chiede una prova di forza

L'ultima cosa da non fare in questi momenti negativi è deprimersi
Lunedì 04 Febbraio 2019, 13:24
13:26