Tutto è pronto per il Duran Duran day. Il quartetto di Birmingham, capeggiato da Simon Le Bon (voce) insieme ai suoi compagni Nick Rhodes (tastiera), John Taylor (chitarra e basso) e Roger Taylor (batteria, percussioni), torna a Bari in esclusiva per il Sud Italia a 38 anni da quel lontano 30 maggio del 1987, quando la band icona degli Anni ‘80, si esibì allo Stadio della Vittoria con lo “Strange Behaviour Tour”. Questa volta il quartetto britannico sarà di scena, mercoledì 18 alle 21, con una tappa del loro tour europeo alla Fiera del Levante, una produzione di Nuova Fiera del Levante e Bass Culture, con media partnership Radio Norba (biglietti disponibili su Tickeone). Con quasi 5 decenni di carriera alle spalle (si formano nel 1978), i Duran Duran continuano ad affascinare non solo il loro pubblico storico, ma anche le giovani generazioni. L’ultimo album Danse Macabre, rappresenta un nuovo capitolo della loro carriera in cui mescolano brani inediti, cover e versioni alternative dei loro classici. Ma cerchiamo di capire meglio il fenomeno Duran Duran.
Negli Anni ‘80, mentre MTV esplodeva come fenomeno culturale globale, la band britannica dominava i televisori, le radio e i cuori dei fan. Con il loro mix perfetto di stile, suono e innovazione, il gruppo ha incarnato la quintessenza del pop di quegli anni. Ma qual è stato il periodo d’oro dei Duran Duran? E quali sono i motivi che hanno segnato il loro successo mondiale? Il quinquennio tra il 1981 e il 1985 rappresenta il vertice creativo e commerciale per Le Bon e soci. In questo arco di tempo pubblicarono tre album fondamentali e una serie di singoli che conquistarono le classifiche di tutto il mondo, a iniziare dal primo Planet Earth e il secondo Girls on Film, tratti dall’album d’esordio Duran Duran (1981), brani con i quali furono protagonisti del cosiddetto movimento new romantic. L’anno dopo (1982,) arriva Rio, album che contiene canzoni iconiche come Hungry Like the Wolf, Save a Prayer e la stessa Rio, brani che confermano il loro status di superstar globali. Con la loro partecipazione al Live Aid (1985), la consacrazione della band è mondiale.
Un altro fattore importante che ha influito non poco al loro successo planetario, è sicuramente lo stile. Come già detto, facendo parte del movimento new romantic, che univa moda eccentrica, eleganza e teatralità, così i componenti della band, in particolare il frontman Simon Le Bon e il bassista John Taylor, divennero sex symbol degli Anni ‘80, contribuendo a una vera e propria Duramania. Una mania che, proprio in Italia nel 1986, ispirò la produzione del film Sposerò Simon Le Bon diretto da Carlo Cotti, tratto dall’omonimo romanzo di Clizia Gurrado. Gli ‘80, comunque, sono stati anni in cui l’uso del videoclip diventa fondamentale per l’immagine di un artista. I Duran Duran capirono che l’immagine era potente quanto la musica. I loro video, girati in luoghi esotici, con trame narrative quasi cinematografiche, divennero il loro biglietto da visita. Pensiamo a Hungry Like the Wolf (girato in Sri Lanka), Rio (sull’Oceano, a bordo di uno yacht), Girls on Film (censurato per contenuti audaci). Non va dimenticato il sound della band: una mescolanza di pop, rock, elettronica, funk e un tocco dance, che creava un suono ibrido, riconoscibile e moderno.
Il coinvolgimento poi di un genio della produzione come il chitarrista Nile Rodgers, che remixò The Reflex, diede ulteriore forza al loro impatto sonoro. Con questo suono, i Duran Duran riuscirono a conquistare sia il pubblico europeo che quello americano grazie a testi accessibili, ritmi trascinanti, un look irresistibile e performance live di grande impatto. Dopo il 1985, il gruppo iniziò a mostrare segni di crisi. Il sound cambia, e l’arrivo degli Anni ‘90 porta con sé nuove tendenze musicali che relegarono i Duran Duran a una fase più defilata. Nonostante i cambiamenti, la band è sopravvissuta a mode e decenni, rimanendo attiva e rispettata. Oggi i Duran Duran sono considerati tra i padri fondatori del pop moderno visivo e globale. Hanno influenzato decine di band successive, e i loro video sono studiati come casi pionieristici nella storia della comunicazione musicale. La loro capacità di fondere arte, moda e musica li ha resi molto più che una band pop: un fenomeno culturale.