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I rospi sono una cosa seria

 
Milena Pistillo

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Milena Pistillo

I rospi sono una cosa seria

Penne brillanti quelle degli autori, spesso accompagnate da ironia amara o sorridente proprio come è la vita: amara e sorridente

Lunedì 17 Marzo 2025, 06:14

C’era una volta I delitti della Rue Morgue di Edgar Allan Poe, una detective story con il primo investigatore acuto e intelligente della storia della letteratura, Auguste Dupin. Un misterioso omicidio di due donne, madre e figlia, brutalizzate da un essere mostruoso. Nella silloge di racconti di Gimenez-Bartlett, Longo, Malvaldi e Bruzzone, Mercadante, Recami, Savatteri, Tanzini, Animali in giallo, Francesco Recami ricalca le orme di Poe immaginando che il delitto di una massaggiatrice cinese sia stato attuato da un misterioso gorilla.

Il commissario Ametrano indaga seguendo tutte le piste possibili ma la soluzione dell’enigma resta sospesa tra ipotesi surreali e immaginifiche mentre il tutto si svolge in un condominio con personaggi a metà tra macchiette e maschere della Commedia dell’Arte. Malvaldi e Bruzzone si cimentano in un racconto altrettanto misterioso, la morte di un eminente biologo, il professor Sangirolami, il cui cadavere è stato rinvenuto nel suo laboratorio, pieno di gabbie che ospitano rane rarissime, su cui conduceva studi con pubblicazioni. Una di queste sue pubblicazioni dà il titolo al racconto, I rospi sono una cosa seria. L’investigatrice Serena è in viaggio di piacere in Giappone con la sua famiglia, tuttavia segue il caso a distanza, coinvolta dalla sua amica poliziotta Corinna che la informa degli sviluppi. Il suo fiuto la conduce a indagare sui personaggi orbitanti attorno al laboratorio e al professore, rivelando una verità scomoda che mette in campo la sua esperienza in tossine animali, in particolare “batracotossine” prodotte dai rospi e sciogliendo l’enigma con grande soddisfazione di tutti, famiglia compresa.

In questa raccolta di racconti fantastici che analizza il rapporto tra uomini e animali spicca per ironia e divertente humour il giornalista Domenico Cigno, nato dalla penna di Luca Mercadante. Cigno è un uomo in sovrappeso, ottima forchetta, che a Castel Volturno si trova invischiato in una morte sospetta, quella di un bracciante senegalese, dilaniato da un branco di cani, il famigerato “Mucchio randagio” che evoca un altro mucchio, quello “selvaggio”, capolavoro della cinematografia americana del 1969. L’ironia è evidente nelle imprese che compiono questi cani affamati: veri e propri sabotaggi del clima festaiolo di una spiaggia dove fan di un asso del calcio attendono di vedere il loro beniamino, con tanto di manicaretti. Domenico Cigno convola a nozze in questa parata di salsicce, panini, maccheroni ma l’arrivo improvviso del Mucchio Randagio manda a monte il banchetto. Anche qui una verità scomoda e una realtà, quella dei braccianti di colore sottoposti al caporalato, in un contesto in cui la legge viene violata continuamente in barba alle forze dell’ordine. E poi ancora tori da corrida, asini, capre.

Il “campionario” animale è ben rappresentato in una raccolta di racconti che mira a esaminare il complicato rapporto uomo/animale sia che si tratti di animali assassini oppure di animali assassinati, vittime sacrificali o spietati carnefici. Penne brillanti quelle degli autori, spesso accompagnate da ironia amara o sorridente proprio come è la vita: amara e sorridente.

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