Nel bilanciamento costante tra il potere dell’immagine e l’immagine del potere su cui ormai si basa buona parte delle dinamiche sociali, la posizione di una figura come Elon Musk sta tra l’approccio proprietario e il flirt adolescenziale. In un caso e nell’altro si ha l’impressione che si tratti del classico risarcimento affettivo incarnato a livelli sistemici, qualcosa che chiunque ricordi il Charles Foster Kane di Quarto potere conosce a menadito. Giocando con il ruolo acquisito, si muove con la potenza di un mogul ma si diverte anche come un ragazzino, concedendosi da sempre a camei che lo vedono spuntare nei panni di se stesso tra un episodio dei Simpson e uno di South Park, ora lavapiatti in Big Bang Theory ora accompagnando Danny Treyo verso il suo viaggio spaziale alla fine di Machete Kills.
Fatta la tara del valore finanziario e del piazzamento strategico delle sue imprese, la narrazione basica che si potrebbe fare dell’operato di Elon Musk è in fondo definibile nello scenario della più classica utopia fantascientifica: un mondo futuribile governato da amichevoli intelligenze artificiali (OpenAI), abitato da un’umanità potenziata (le neurotecnologie di Neuralink), percorso da macchine (Tesla) che sfrecciano silenziose in tunnel sospesi a mezz’aria (The Boring Company), tra razzi che vanno e vengono dallo spazio e incrociano satelliti disseminati attorno al pianeta (Starlink)... Il prezzo da pagare è ovviamente quello di risvegliarsi prigionieri di una distopia (trasformare il cinguettio di Twitter in una categorica X non è presagio da poco...), ma mettiamo da parte per un attimo il rischio e guardiamo la scena con i suoi occhi: quello che vediamo e un perfetto film di fantascienza, che Elon Musk sta producendo usando come set il nostro mondo e come regista l’uomo che ha appena riportato alla Casa Bianca, quell’altro tipico adolescente in cerca di risarcimento (vedi The Apprentice di Ali Abbasi) che risponde al nome di Donald Trump...
Ci sarà un motivo se lo sceneggiatore di Iron Man Mark Fergus ebbe a dire che il Tony Stark cinematografico è pensato come se fosse Elon Musk con la genialità di Steve Jobs e la spettacolarità di Trump... Il senso dello spettacolo appartiene pienamente alla visione del mogul che gioca col mondo come fosse un trenino (cosa che Orson Welles diceva dei registi...). Si prenda l’evento We, Robot, lo “Showcase of Futuristic Visions” durante il quale lo scorso novembre Musk ha presentato la Cybercar Tesla, arrivando su un Robotaxi e mostrando un Robovan: un perfetto concentrato di fantascienza cinematografica applicata alla realtà, prodotto assieme alla Warner e basato su un imagery alla Blade Runner 2049, tant’è che una delle società produttrici del film gli ha poi intentato causa!
L’idillio cinematografico alimentato da Elon Musk sembrerebbe ora cristallizzarsi nell’idea di portare nello spazio una movie star del calibro di Tom Cruise: non per un semplice giro in orbita, come fatto da Jeff Bezos con William Shatner (il Comandante Kirk di Star Trek), ma per girare quello che il magnate vorrebbe fosse un Mission: Impossible in the space. Il film per ora è classificato solo come Untitled Tom Cruise/SpaceX Project, ma i boss della Universal scommettono già che l’attore sarà il primo civile a fare una spacewalk al di fuori della stazione spaziale. Non si creda però che i rapporti tra Hollywood e Musk siano appianati: c’è chi trema alla notizia che il magnate compri la Disney e ponga fine a quella wokeness che, nel bene e purtroppo anche nel male, ha marcato il risveglio della coscienza di genere e di etnia nel sistema hollywoodiano. D’altro canto, considerato il ruolo di Musk nella campagna trumpiana, le tante Tesla acquistate come status symbol dagli executive stanno via via sparendo dai parcheggi delle major. E intanto si scommette su chi incarnerà Elon Musk nel biopic che Darren Aronofsky sta per girare dalla biografia autorizzata di Walter Isaacson: in lizza ci sono Brendan Fraser, Nicolas Cage, Rami Malek, Jesse Eisenberg e, ovviamente, Robert Downey Jr., che in una memorabile scena di Iron Man 2 gli stringeva la mano, ma senza dargli troppa confidenza...