Le imprese sono in costante e progressiva dieta a base di credito; specie quelle micro e piccole.
È notorio.
Le banche sostengono che la colpa è nella inadeguatezza delle imprese.
Banca d’Italia con il suo Governatore addirittura richiama le Banche di Credito Cooperativo (BCC) ad una maggiore attenzione nella concessione del credito a favore delle piccole imprese.
E così assistiamo da anni a bilanci bancari che scoppiano di salute in quanto ad utili e riserve e a posizioni finanziarie nette delle imprese sempre più precarie.
E così qualcuno politicamente soffia sul fuoco volendo giustificare extra-tassazioni delle banche come una sorta di nemesi o di karma che toglie a chi ha tolto.
Come un Robin Hood del terzo millennio.
Nel mezzo, come una frizione che cerca di far girare gli ingranaggi dell’economia, si trovano i Confidi e la garanzia pubblica.
I primi – Confidi - stanno tentando di evolvere, anche a scapito della loro numerosità in cerca di una dimensione adeguata alle nuove sfide, verso una assistenza finanziaria alle imprese sempre più costante e completa: garanzia, richieste di contributi pubblici, corretta gestione economico-finanziaria dell’impresa.
La seconda - la garanzia pubblica - come una zattera in mezzo ad un naufragio diventa sempre più affollata e rischia di naufragare.
Di tutto ciò sembra finalmente essersene accorto anche il Governo mostratosi determinato a modificare la regolamentazione dei Confidi dopo oltre 20 anni.
Lo ha fatto con l’art. 5 del «Disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese» presentato a maggio scorso dal Ministro Urso (Mimit) al Senato.
L’obiettivo dichiarato è ottenere una delega come Governo per «superare le difficoltà attuali del sistema della garanzia collettiva (Confidi) e favorire l’accesso al credito delle PMI» attraverso l’emanazione di uno o più decreti legislativi entro 12 mesi.
In pratica sembra che si confonda il mezzo, i Confidi, con il fine, facilitare l’accesso al credito alle PMI.
Come se le difficoltà siano più dei primi, i confidi, che delle seconde, le imprese.
Però almeno si riconosce l’indubbia funzione «tradizionale» dei Confidi nel fornire la garanzia alle banche per favorire l’erogazione del credito alle imprese.
Resta il dubbio se sia il frutto di una convinzione del Governo oppure un modo per mettere meno soldi nella garanzia pubblica e nel relativo Fondo Centrale di Garanzia gestito dal Mediocredito Centrale (MCC).
La verità probabilmente sta nel mezzo: la garanzia pubblica, ben usata e non abusata, attraverso i confidi esplica un effetto benefico grazie all’effetto leva esercitato con i patrimoni di quest’ultimi.
In pratica l’utilità marginale degli «investimenti» pubblici aumenta notevolmente a tutto vantaggio delle imprese piccole.
In ogni caso, sarà per consapevolezza o per convenienza, il Governo finalmente ha deciso di rafforzare i Confidi per aumentare il credito alle PMI.
Le linee di questa cura ricostituente sono ben tracciate: ampliamento dei servizi finanziari, allargamento dei soci ad imprese e professionisti, stimolo alle aggregazioni fra Confidi per rendere le loro gestioni più sostenibili e utili alle imprese socie.
Tutte azioni condivisibili e soprattutto in parte già poste in essere negli ultimi anni dai Confidi più attenti alle esigenze delle imprese.
Anche FIDIT negli ultimi 5 anni ha intrapreso questo percorso.
Solo così le imprese attribuiranno un ruolo nuovo ai Confidi che non possono essere più «solo garanzia»”; così come le banche non possono continuare ad essere solo credito senza affiancare quotidianamente le imprese nella gestione.
Abbiamo bisogno di una «HausBank» stile tedesco e di un «HausConfidi» che instaurino una relazione stretta e duratura con le piccole imprese per una loro crescita sana e compatibile con il sistema finanziario.
Non ci resta che attendere e sperare che alle buone intenzioni subentrino le buone azioni da parte della politica.
Non ci resta che sperare che un meccanismo a regime di rifinanziamento del Fondo Centrale di Garanzia, a carico dello Stato o delle banche «troppo comode» e poco disposte a rischiare, sia trovato; è interesse di tutti.
Certo, le nubi all’orizzonte con l’invito alla estrema prudenza formulato da Bankit e il «braccino» del Governo nella Legge di bilancio, non lasciano ben sperare.
Ma le imprese e i Confidi, che le supportano quotidianamente, sono geneticamente portati ad essere ottimisti.
Non ci resta che ascoltare il vecchio Frank Sinatra e sperare che the best is yet to come.