Lunedì 15 Dicembre 2025 | 15:35

Dal rilancio della scuola una spinta concreta alla rinascita dell’Italia

Dal rilancio della scuola una spinta concreta alla rinascita dell’Italia

 
loredana perla

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loredana perla

Dal rilancio della scuola una spinta concreta alla rinascita dell’Italia

È ora di fare i conti con il fallimento dell’autonomia funzionale, la cui attuazione ha evidentemente tradito le ispirazioni originarie. E, con esse, anche la funzione culturale della scuola

Lunedì 15 Dicembre 2025, 13:30

L’Italia e la sua scuola si interpretano a vicenda: se funziona la scuola, funziona l’Italia. Ma l’indagine Censis ha certificato che la scuola è una «fabbrica dell’ignoranza». Come la mettiamo? Come siamo arrivati a questo punto? Diamo uno sguardo all’altro secolo e vediamo cosa è successo: tre cicli, tre culture che hanno attraversato la scuola. Il primo ciclo, conclusosi alla fine degli anni ‘60, è segnato dalla cultura liberale, ricettiva dell’eredità risorgimentale: quella che ha fatto storicamente l’Italia e gli italiani; quella di Cuore e De Amicis, che legava lo sviluppo del Paese alla centralità dello Stato come soggetto «facitore» di regole omogenee.

Il secondo ciclo, giunto al termine negli anni ’80, è stato quello della cultura riformista, quella che ha provato a modificare le strutture pubbliche, e dunque anche la scuola, in risposta ai bisogni sociali. Sono gli anni dell’esplosione del precariato, della co-gestione sindacale-amministrativa della scuola a favore di politiche distributive e di omologazione delle carriere. Sono gli anni in cui si finisce per avallare un pernicioso egualitarismo professionale che presto si trasforma in quella «norma di mediocrità» che alligna nella cultura implicita delle scuole e che penalizza gli insegnanti migliori. E si dà l’ostracismo a parole come merito, selezione e impegno, per gli insegnanti come per gli studenti, di pari passo con il progressivo esautoramento delle funzioni pedagogiche della dirigenza scolastica, ridefinite in termini soltanto economico-giuridici. È l’inizio della fine.

È in quegli anni che si accende un dibattito culturale sull’identità della scuola e degli insegnanti: la scuola educa o istruisce? O non educa e non istruisce? E la stessa identità dell’insegnante subisce una pericolosa trasfigurazione. Chi è l’insegnante? È l’intellettuale che avevano concepito Gentile e Dewey, pur da prospettive diametralmente opposte, o è uno psicopedagogista che aiuta lo studente a esprimere la propria soggettività? Cercasi risposte che non si troveranno mai, lasciando scuole e insegnanti sul crinale di una pericolosa ambiguità di missione e funzioni.

E lungo questo crinale si corre dritti verso l’ultimo ciclo, giunto a epilogo nel primo ventennio di questo secolo. Arriva il tempo dei bilanci. È ora di fare i conti con il fallimento dell’autonomia funzionale, la cui attuazione ha evidentemente tradito le ispirazioni originarie. E, con esse, anche la funzione culturale della scuola, sempre più marginalizzata rispetto a compiti gestionali che sottraggono gli insegnanti all’aula e i dirigenti alla leadership. Da dove cominciare per ricostruire senso della scuola e identità professionale degli insegnanti? Forse si può cominciare dalle nuove Indicazioni nazionali. Le ha firmate il Ministro Valditara il 9 dicembre scorso. E sono un primo, potente segnale che si vuole voltar pagina. Che è poi quanto implicitamente chiede il 59° Rapporto Censis: «Nel nuovo mondo a soqquadro abbiamo capito che non è l’economia da sola a guidare i grandi processi, ma sono i caratteri antropologici di noi creature simboliche a costituire il vero motore della storia». Chi costruisce quei caratteri che fanno il motore della storia? Sono le scuole. E sono gli insegnanti di qualità. Certo le Indicazioni da sole non basteranno. Ma a qualcosa serviranno perché rimettono la scuola al centro di un grande progetto di rinascita culturale. E se rinasce la scuola, rinascerà l’Italia. Leggetele. Le trovate sul sito del Ministero dell’istruzione e del merito. Qualcosa di nuovo. E tanto altro che verrà.

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