Sabato 13 Dicembre 2025 | 15:24

Il caso Epstein riporta in auge l’ossessione americana per gli intrecci tra sesso e potere

Il caso Epstein riporta in auge l’ossessione americana per gli intrecci tra sesso e potere

 
gino dato

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gino dato

Il caso Epstein riporta in auge l’ossessione americana per gli intrecci tra sesso e potere

E la Statua della Libertà non se ne sta lì a guardare...

Sabato 13 Dicembre 2025, 12:55

«Vogliamo parlare degli obiettivi raggiunti dai repubblicani… E non della “bufala democratica” perpetrata dai lunatici della sinistra radicale per distogliere l’attenzione dal grande successo del Partito Repubblicano, inclusa la nostra recente vittoria sullo shutdown». Come in un ballo di gala è Trump, con l’ennesima piroetta, a cambiare strategia e a invitare il suo partito a non cadere nella trappola di Jeffrey Epstein. L’ombra del magnate e della sua fine misteriosa «è una maledizione per i democratici non per noi». Il presidente, in questa ultima sua giravolta, ha anche ribadito: «Quello che mi interessa è che i repubblicani tornino a concentrarsi sull’economia».

Ma intanto i files che da mesi vengono pubblicati continuano a raccontare di un imbarazzante traffico di fanciulle minorenni e dei personaggi pubblici che rimanevano invischiati. Trump aveva promesso in campagna elettorale di desecretarli, ma ha fatto marcia indietro. Potrebbe essere questa la vera miccia pronta a infiammare l’impalcatura di credibilità e autorevolezza del presidente tanto elaborata da determinare la sua vittoria per il secondo mandato. Il terremoto politico sembra imminente se i maggiori leaders del suo partito gli negano la fiducia e il popolo MAGA si mostra molto deluso.

Giorno dopo giorno il dossier si rivela davvero imbarazzante se anche insospettati rappresentanti della politica americana prendono le distanze. Qualcuno potrebbe obiettare: voci che giravano ed Epstein è vittima di un suicidio che molti dichiarano poco credibile.

Sesso e politica, però, non sono un menu raro per la vita democratica degli Usa. Oggi nell’occhio del ciclone sono caduti Trump ed Epstein ma negli annali delle presidenze americane si contano i politici crollati sotto le accuse di molestie o di comportamenti inappropriati. Pensiamo al processo di impeachment a Bill Clinton, quarantaduesimo presidente degli Stati Uniti, che venne avviato dalla Camera dei Rappresentanti il 19 dicembre 1998 con due imputazioni: spergiuro e ostruzione alla giustizia. 

Il sesso è una ossessione radicata nel Dna americano, per quanto vecchia come il mondo e le stesse relazioni che gli uomini intrattengono. Né colpisce il fatto che i nemici usino il sesso come grimaldello più di quanto non facciano con le malattie dei Grandi - sulle quali si serba un silenzio quasi sacrale.

Colpisce invece come il connubio tra sesso e potere possa diventare una arma affilata e ritornare come un boomerang per marchiare di slealtà quei politici che ne fanno uso. Non interessano tanto le vicende personali, le abitudini, i pruriti e le perversioni quanto lo squallore di storie e traffici e l’irruzione duplice del potere nei territori del sesso: da un lato adopero la mia influenza per adescare giovani fanciulle; dall’altro torno in un momento successivo ancora a usare la mia sfera per provare in ogni modo a coprire, a nascondere, a negare le nefandezze che ho commesso.

In questo una democrazia reattiva difende il pubblico entrando e indagando proprio nel privato e monitorando il comportamento e la lealtà dei Grandi uomini. Non mi importa - o quasi - quello che tu fai nella tua camera da letto, quanto, piuttosto, condanno il tuo esserti vestito del potere per adescare e poi, come se non bastasse, per provare a nasconderlo ai tuoi elettori. E la Statua della Libertà non se ne sta lì a guardare...

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