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Addio a Vladimiro Zagrebelsky, l’intellettuale giurista paladino dei diritti umani

Addio a Vladimiro Zagrebelsky, l’intellettuale giurista paladino dei diritti umani

 
dorella cianci

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Addio a Vladimiro Zagrebelsky, l’intellettuale giurista paladino dei diritti umani

Apriamo questo spazio in onore di un intellettuale del diritto - che ci ha purtroppo lasciati ieri - con alcune sue citazioni sulla peculiarità della magistratura e sui doveri dei singoli magistrati

Giovedì 07 Agosto 2025, 11:59

Apriamo questo spazio in onore di un intellettuale del diritto - che ci ha purtroppo lasciati ieri - con alcune sue citazioni sulla peculiarità della magistratura e sui doveri dei singoli magistrati. Disse Vladimiro Zagrebelsky: «Dipendenza e imparzialità sono doveri fondamentali riguardanti i singoli magistrati e la magistratura nel suo insieme. Vi è un nesso stretto tra ciò che riguarda il singolo magistrato che si esprime e le ricadute sulla magistratura tutta. Quando si dice - e si pretende che abbia portata generale - che la magistratura è un “potere diffuso”, si deve poi considerare che il potere giudiziario (tutto) è coinvolto nel comportamento dei singoli magistrati. D’altra parte, le espressioni pubbliche di un magistrato sono accompagnate da particolare attenzione, proprio perché chi parla è magistrato. Ciò vuol dire che il magistrato spende la sua qualità e quindi, che lo voglia o no, coinvolge la magistratura. Ecco allora un aspetto importante della “responsabilità” menzionata dall’art. 10 della Convenzione europea dei diritti umani».

Anche i magistrati avrebbero tanto da riflettere su questi insegnamenti di Vladimiro, fratello di Gustavo, morto ieri a 85 anni mentre era nella sua casa di vacanze in Valle d’Aosta. Di lui ricordiamo, brevemente, che è stato anche presidente della Corte di Assise di Torino ed è stato Procuratore della Repubblica, divenendo poi un membro del Consiglio Superiore della Magistratura. Ha anche fondato il Laboratorio dei Diritti Fondamentali, che è uno dei luoghi di ricerca più autorevoli sui diritti umani. Vladimiro Zagrebelsky è stato inoltre uno stimatissimo componente del Consiglio scientifico di Diritti Umani e Diritto Internazionale. Dal 2017 è stato componente del Consultative Committee del Dipartimento Law and Anthropology del Max Planck Institute.

In alcune occasioni, recentemente, aveva espresso delle profonde perplessità sulla difesa di alcuni diritti nel nostro continente. In che senso? Come sappiamo, la forma di stato che va sotto il nome di «Stato di diritto» ha alle spalle eventi storici diversi e di lungo corso: dalla Rivoluzione inglese (1688-89) alla Rivoluzione americana (1776), dalla Rivoluzione francese (1789) alle Rivoluzioni europee del 1848 e poi allo sviluppo dello Stato costituzionale di diritto. Il risultato finale di questi percorsi ha dei contenuti che possono ritenersi finalmente acquisiti, anche se i loro contorni possono apparire non definiti e, quindi, a volte, manomessi. Scriveva Vladimiro Zagrebelsky: «Da tempo, i principi dello Stato di diritto e il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali - propri delle democrazie - sono contestati e negati in alcuni Stati membri, con atti e dichiarazioni/rivendicazioni politiche (gravi, anche se si sa che ampie sono le aree di opinione pubblica dissenzienti, europeiste e autenticamente democratiche). Se, per esempio, il primo ministro ungherese ha qualificato il suo sistema come una “democrazia illiberale”, altrove alcuni hanno indicato che la “democrazia” viene intesa solamente come il regime che si fonda sulle elezioni e sul potere della maggioranza. Queste frasi ne mostrano il contrasto e l’incompatibilità con i principi fondamentali delle democrazie riconosciuti in Europa».

Seguendo quanto detto dallo studioso, una precisazione è indispensabile. Il concetto di maggioranza è importante in democrazia, ma della maggioranza (e del suo potere), pur apprezzandone il valore, si deve temere la forza, quando diventa intollerante e irrispettosa «dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. La gravità della situazione, per la coesione dell’Unione e per la stessa sua ragion d’essere come qualcosa di più e meglio del solo Mercato Comune, deriva inoltre dalla messa in discussione dei principi dello Stato di diritto».

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