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Lo scudo per i politici? La Corte dei Conti sarà costretta ai «Saldi»

 
Ettore Jorio

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Ettore Jorio

Lo scudo per i politici? La Corte dei Conti sarà costretta ai «Saldi»

L’esempio legislativo dell’attuale Governo, con la complicità silente delle opposizioni, è tra quelli che non avrei mai voluto vedere da cittadino uguale agli altri

Domenica 23 Marzo 2025, 14:00

I miei idoli erano Paperino, il sempre sfigato, Capitan Mike, un eroe giovane e aitante, e Nembo Kid, il «nonno» di Superman. Cambiarono quelli dei miei figli: Mazinga Z e Goldrake. Dalla metà degli anni ’90 dominò SpiderMan, l’Uomo Ragno, idolo dei giovani e non. Fantastiche le sue regole che poi erano le stesse leggibili nei comportamenti che teneva Topolino avversando Gambadilegno. Dunque, lezioni animate di eticità. L’esatto contrario dei vari Gomorra che hanno incitato tanti giovani alla violenza e a modalità di guadagno piene zeppe di reati gravi.

Questo è quanto è successo in tre quarti di secolo, per arrivare oggi al rovesciamento della moralità, della doverosa condotta delle istituzioni pubbliche nell’esercizio dei loro poteri. Un codice reverse che si registra applicato finanche nella produzione di leggi. Addirittura rintracciabile nella ratio delle riforme strutturali, specie a quelle che riguardano il potere giudicante. Insomma, si è passati dall’etica, dalla condotta morale alla spregiudicatezza. Nella sostanza, dalla regola che «da una grande potere derivano pesanti oneri: grandi doveri e pesanti responsabilità» si è passati a quella che «più grande è il potere più cresce la mia insindacabilità». Un po’ simile al codice di Gomorra. Brutti esempi per i giovani: rovinano quelli che rimangono e stimolano quelli bravi ad andare via, alla ricerca dell’Eldorado della legalità.

L’esempio legislativo dell’attuale Governo, con la complicità silente delle opposizioni alle quali passano sotto il naso cose una volta inenarrabili, è tra quelli che non avrei mai voluto vedere da cittadino uguale agli altri.

Il Governo non si distingue affatto nella pretesa della legalità, anzi la mette spesso da parte. Arriva addirittura a cambiare le regole mentre il gioco è ancora in corso. Lo ha fatto cancellando dal codice penale il reato di abuso d’ufficio - un evento oggi all’esame della Consulta per le numerose istanze di Giudici remittenti, finanche la Cassazione -, lo sta facendo con la riforma della Corte dei conti, nella quale dispensa indebiti perdoni alla politica, contemporanei e preventivi. Non solo. Facendo diventare legale la violazione del principio di continuità dei bilanci, consentendo addirittura - per esempio alla Regione Calabria – di approvare «ora per allora» fino a nove bilanci omessi, mettendo così in crisi la veridicità dei bilanci e la emersione corretta dei saldi ad oggi. E ancora. Rendendo candidabile chi si è reso responsabile di dissesto, con addirittura un decreto legge (DL 25/2025, art. 8, comma 7 ), ove la sedicente urgenza è davvero difficile ad immaginare.

È dunque cominciato il conto alla rovescia per riformare il sistema dei controlli sino ad oggi garantito dalla Corte dei conti, invero mal sopportato da sempre dalla politica che non ama i guinzagli della legalità. Oltre a ciò che era contenuto nell’originario Ddl Foti (1621), dal tenore francamente demolitivo del sistema Corte dei conti, venduto come superamento della «paura di firma» colpevole di rallentare le procedure amministrative, è arrivato da ultimo l’emendamento Montaruli-Sbardella, a dire poco immorale. Ciò in quanto impone uno scudo - quello della buona fede presunta, che non si nega ad alcuno, salvo dimostrare il dolo - che evita la condanna erariale ai politici operanti nella PA, nonostante responsabili ex lege in relazione ad atti che «rientrano nella competenza propria degli uffici tecnici o amministrativi». Una causa esimente legislativamente codificata che farà felice soprattutto sindaci ma anche tutto l’esercito dei preposti nei Comuni e altri enti locali, Regioni e partecipate.

Sul tema specifico e sulla riforma in generale, che raderà al suolo l’attuale organizzazione capillare della Corte dei conti, c’è tanto rumore tra i magistrati, preoccupati anche per i processi in corso. Ma soprattutto spaventati dall’appiattimento del ruolo, portato sino all’inutilità: da una parte, per essere chiamati per obbligo legislativo a fare i consulenti in via preventiva degli atti adottandi dalla PA con possibilità di essere chiamati a corresponsabilità; dall’altra, per essere ridotti ad antistaminico nei confronti dell’allergia che la politica ha nei loro confronti.

Su tutto, con la limitazione di poter condannare solo i dirigenti responsabili, ma contenendosi a chiedere importi non superiori al 30% del pregiudizio accertato ovvero, se maggiore, al doppio della retribuzione stipendiale goduta. Nella sostanza, la Corte dei conti sarà messa in condizione di fare come fan tutti: i saldi, con uno sconto automatico del 70% e, per quanto riguarda gli incarichi gratuiti (sui quali non si comprende l’utilità, se non recondita, dell’incaricato), con uno sconto del 100%.

Tutto questo senza tenere conto di quanto la Corte costituzionale abbia cristallizzato nella sentenza nr. 132/2024, ovverosia che non è immaginabile alcuno scudo protezionistico in modo stabile. Insomma, prima di Pasqua avremo una importante riforma, ma verosimilmente incostituzionale.

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