Prima dentro, poi fuori. Poi, ancora dentro. Entra e esce dalla lista dei Paesi presunti sponsor del terrorismo Cuba, con la stessa velocità con la quale gli aerei provenienti da tutto il mondo atterrano oggi all’aeroporto internazionale Jose Martì, di La Habana.
Prima Trump l’ha inserita anni fa, poi Biden l’ha tolta, una settimana prima di andare via, con grande spettacolo sull’accordo con il governo per il rilascio di prigionieri. Il giorno dopo il suo insediamento, Trump l’ha reinserita in quella lista. Che include, tra gli altri, anche la Nord Corea. Guarda caso, lo stesso paese insieme al quale il tycoon ha bocciato la risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU, dello scorso 24 febbraio, per porre fine all’aggressione russa all’Ucraina e per una pace giusta e duratura. La stessa risoluzione sulla quale Cuba, invece, si è astenuta.
«Non si arrende Cuba e continua a lottare», dice Carlo Stradiotti, fondatore e ad della Neos Air che la conosce bene e ogni settimana sbarca sull’isola centinaia di turisti, molti di loro pugliesi. Perché il carattere dei cubani lo capisci fin da quando arrivi al controllo passaporti. Sorridente e tenace, il giovane ufficiale dell’immigrazione ti accoglie con la stessa empatia e ospitalità che trovi fuori. Anche se non ha niente da offrirti. Come quando saluti la folla che aspetta amici e parenti, anche se non ti conoscono.«E rispondono con applauso, e come, a su manera!» esclama Nicell, bibliotecaria di Trinidad, per niente imbarazzata a quell’accoglienza inaspettata.
Continua a lottare Cuba. Da Pinar del Rio, a Santiago, passando per La Habana, Trinidad e Camaguey. Con gli apagones, i black out che diventano sempre più frequenti e lunghi. Ogni giorno che presenta tante sfide da superare. Ma respira il profumo di una comunità per molti versi ancora incontaminata dal consumismo. Dove si condivide tutto quello che si ha, anche se poco, con il vicino di casa. O con lo straniero che si becca la dissenteria durante il viaggio. Si va subito in soccorso senza pensarci su.
Come si faceva da noi, una volta. «Una volta, è ancora oggi qui» sorride Stradiotti che da giugno porterà baresi, leccesi e tarantini, tutti insieme, direttamente da Bari a Manhattan. Senza sosta. Proprio come Cuba che lucha, lotta senza fermarsi. Con la tenacia, con la consapevolezza del proprio valore. Resiste. Ormai da oltre sessant’anni, contro un embargo che avrebbe sfiancato chiunque. Con il sorriso, al passo di samba, improvvisato in casa se passa la canzone alla radio. Prima che vada via la luce, ancora una volta. Ma solo fino a domani. Quando di nuovo spunterà il sole a illuminare. Come sempre.