Nelle analisi e nei commenti di questi giorni attorno all’insediamento ufficiale di Trump vi è un filo comune. Non si tratta di un semplice passaggio da una amministrazione ad un’altra, da una liberal a una conservatrice e di destra. Ma della rottura di un ciclo verso una nuova forma di governo attorno a una persona eletta dal popolo e «unta» da Dio il quale gli avrebbe risparmiato la vita per salvare l’America, frase più o meno testuale del neo presidente. La conseguenza è la missione di liberare la società americana, gli individui che la compongono, dalla invadenza dello Stato; di accelerare le decisione politica affrancandola dai passaggi lenti e inefficaci delle vecchie arrugginite forme della rappresentanza istituzionale e del deep state (il potere nascosto della burocrazia). È messaggio che «arriva» a chi è stato e si è sentito fuori dallo Stato, gli uomini dimenticati, e che ora verticalizzano verso il Capo l’ansia di riscatto e protezione. Ci sarà occasione per analizzare il perché si sia pervenuti a questo stadio, cosa ha fatto difetto nel neo illuminismo liberal americano ed europeo.
Quel che oggi va studiato, letteralmente studiato, è il capovolgimento in atto del rapporto fra politica ed economia. La fuoriuscita dal paradigma della separazione fra Stato e società , fra pubblico e privato. «Non è lo Stato a finire sotto il dominio dei fondi risparmio o delle Big tech. Sono questi ad essersi politicizzati , a fondersi con lo Stato» (Lucio Caracciolo) . Ed è dunque una ristretta elitè plutocratica a farsi Stato, sovvertendo l’ordine basato sulle regole e sbaraccando ogni argine al conflitto di interessi fra comando politico e profitto privato. E per dar fiato alla economia: protezionismo della produzione americana e dazi alla importazione dal resto del mondo; sconfessione del Geen deal e nuove trivellazioni per gas e petrolio senza cura del riscaldamento climatico. La cortina fumogena dietro la quale abilmente si maschera questo nuovo incontrollato potere di pochi sono i postulati ideologici e la guerra alle streghe contro i nuovi diritti: il misconoscimento che si è persona e famiglia oltre le vecchie gerarchie di genere e l’avvio della deportazione di milioni di immigrati (fatto salvo che la miscela etnica fra razze diverse, oggi e ancor di più domani , soppianterà che la supposta identità del «vero americano» è quella della razza bianca).
Nei commenti di questi giorni ci si ferma anche sulla completa omissione nel discorso di Trump della parola Europa, poco interrogandosi sulla realtà; e cioè che l’Europa si è ridisegnata come carta geografica. E che non è alle viste nei circoli politico-diplomatici europei un big -bang che la faccia tornare sulla scena . Della stessa abilità promozionale di sé si mostra capace la Presidente Meloni. Cosi mentre opera un disfacimento del ruolo europeo, la premier pensa di ridurne i danni con la preferenza del rapporto bilaterale e contratti miliardari al sodale di Trump, Elon Mask. In un campo che per definizione, servizi segreti e apparati militar , sono costitutivi di ogni sovranità statale.
Ma concludiamo con un accenno a Musk. È l’incarnazione dell’Età della tecnica. Trascuriamo gli aspetti di un nuovo impero economico che, nel quadro della competizione globale con gli Usa, negozia e fa affari con Cina e Russia . Ed è certamente plausibile il dibattito che è nato se Trump e Musk sono destinati all’alleanza o a farsi la guerra per il comando unico. E accenniamo invece alla sua ideologia: «L’umanità nasce nella culla ma non è detto che nella culla continuerà a vivere». C’è vita su Marte anche per noi umani. Sottinteso, lasciate che sia io a portavi a vivere lassù. Siamo dunque nell’Età della tecnica. Galimberti: «Nell’Età della tecnica, la tecnica non è più un mezzo ma un mondo. Quando muta qualitativamente (algorirtmi e AI), l’uomo può scegliere solo all’interno delle possibilità che la tecnica rende disponibili . Da mezzo diventa fine/mondo in sé». Ma nelle mani di chi? E colonizza financo la sfera extraterrestre. Poi seguiranno i satelliti cinesi. Un mondo nuovo; che cambia radicalmente la vita umana e della terra. Secondo esiti che non possiamo prevedere senza leve di controllo pubblico. Questa è la prova a cui è chiamata la politica.