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Emergenza educativa in Italia: si segua il modello finlandese

Emergenza educativa in Italia: si segua il modello finlandese

 
Giuseppe L'Abbate

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Giuseppe L'Abbate

Emergenza educativa in Italia: si segua il modello finlandese

Il rapporto OCSE-Piaac sulle competenze degli adulti rilasciato tre giorni fa ha tracciato un quadro allarmante della situazione educativa italiana

Sabato 14 Dicembre 2024, 12:36

Il rapporto OCSE-Piaac sulle competenze degli adulti rilasciato tre giorni fa ha tracciato un quadro allarmante della situazione educativa italiana. Più del 35% degli adulti nel nostro Paese si colloca ai livelli più bassi di competenze di lettura e matematica, mostrando difficoltà persino nella comprensione di testi semplici o nell’esecuzione di calcoli basilari. Questo dato ci pone tra i peggiori in Europa, superati solo da nazioni come Polonia, Portogallo e Cile. A rendere ancora più drammatica la situazione, il fatto che l’Italia spenda più per le pensioni che per l’istruzione e destini più risorse agli interessi sul debito pubblico che alla scuola. Questo squilibrio riflette una visione miope che penalizza soprattutto le fasce più deboli della popolazione, privandole di strumenti fondamentali per il riscatto sociale.

La scuola, infatti, è il grande ascensore sociale di un Paese. Quando funziona, consente a chi proviene da famiglie svantaggiate di ambire a ruoli apicali e a retribuzioni importanti, rompendo il ciclo delle disuguaglianze. In Italia, tuttavia, la mancanza di investimenti adeguati e una gestione inefficiente delle risorse hanno portato a un sistema scolastico che fatica a svolgere questa funzione, condannando il Paese a una stagnazione educativa e sociale.

Il rapporto ci dice che, in media, il punteggio ottenuto da un italiano con la laurea è più basso di quello di un finlandese che ha preso il diploma. È evidente, quindi, che un diverso approccio all’istruzione può fare la differenza. La Finlandia, avendo forza lavoro poco numerosa (6 milioni di abitanti), è consapevole che deve essere utilizzata nel miglior modo possibile favorendo le specializzazioni produttive che garantiscono alti profitti. Per raggiungere tale scopo, offre la migliore istruzione possibile con un modello che garantisce pari opportunità e risultati eccellenti. Il sistema scolastico finlandese si basa sul principio di uguaglianza per tutti i cittadini: tutte le scuole, sia quelle pubbliche che quelle private, ricevono finanziamenti equi dallo Stato, eliminando le disparità geografiche e sociali. Le scuole private, poche e regolamentate, non possono autofinanziarsi attraverso tasse scolastiche o donazioni, assicurando che la qualità dell’istruzione sia uniforme su tutto il territorio.

Un pilastro del modello finlandese è la centralità degli insegnanti. I docenti sono selezionati tra i migliori laureati, devono completare percorsi formativi avanzati e godono di un prestigio sociale altissimo, di retribuzioni adeguate e di ampia autonomia didattica. Queste condizioni fanno degli insegnanti una figura cruciale nel sistema educativo, capace di garantire un’istruzione di qualità e personalizzata. Le classi poco numerose, unite a un approccio inclusivo, consentono di seguire ogni studente con attenzione, sviluppandone appieno le potenzialità. Questo modello integrato tra scuola e società ha permesso alla Finlandia di costruire un’economia basata su competenze avanzate, dimostrando che l’istruzione può essere il vero motore del progresso sociale ed economico.

In Italia, è urgente intraprendere una riforma strutturale del sistema scolastico. Una proposta necessaria è quella di ridefinire i cicli scolastici, allungando ad esempio di due anni la scuola secondaria di primo grado affinché si termini con l’obbligo scolastico per tutti a 16 anni. Questo garantirebbe agli studenti una base educativa più solida, riducendo la dispersione scolastica e permettendo loro di affrontare con maggiore preparazione la scelta della scuola secondaria di secondo grado o l’ingresso nel mondo del lavoro.

Parallelamente, è fondamentale rivalutare il ruolo degli insegnanti, offrendo loro percorsi di carriera chiari, meritocratici e ben retribuiti, accompagnati da opportunità di formazione continua. Solo così sarà possibile attrarre i migliori talenti e restituire dignità sociale a una professione cruciale per il futuro del Paese. Un altro intervento urgente è quello di ridurre il numero di studenti per classe, creando ambienti di apprendimento inclusivi e stimolanti, capaci di valorizzare ogni singolo studente.

Non possiamo più permetterci di trattare la scuola come una voce secondaria nel bilancio dello Stato. Investire nell’istruzione non è un costo, ma un investimento strategico per costruire una società più equa, competitiva e innovativa. Ogni giorno di ritardo nella riforma della scuola è un giorno perso per il futuro dell’Italia. Come dimostra il modello finlandese, un sistema educativo efficiente ed equo è la base per un progresso stabile e inclusivo. In Italia, è ora di cambiare rotta: dobbiamo investire nella scuola, perché è lì che si costruisce il domani.

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