Eh, ma se non c’è sicurezza, la colpa è anche tua che te ne lamenti. Perché, sai, la colpa non è del delinquente, ma della società che lo fa diventare. Quindi è colpa tua se il posteggiatore abusivo ti minaccia, ti sei mai chiesto perché fa il posteggiatore abusivo? È colpa tua se le baby gang pestano i coetanei, ti sei mai chiesto da che ambiente vengano quei ragazzini? È colpa tua se a scuola picchiano gli insegnanti, ti sei mai chiesto se la scuola fa sempre tutto il suo dovere? È colpa tua se al pronto soccorso prendono a pugni i medici, ti sei mai chiesto come funziona la sanità? È colpa tua se aggrediscano anche poliziotti e carabinieri, ti sei mai chiesto perché in Italia si pensa solo a reprimere?
Eh, ancora. È colpa tua se ci sono tanti evasori, ti sei mai chiesto quanto sono alte le tasse in Italia (anche se tu le paghi)? È colpa tua se per un parcheggio conteso ti prendi una coltellata, ti sei mai chiesto perché ci sono così pochi parcheggi? È colpa tua se fai il commerciante e ti impongono il pizzo, ti sei mai chiesto perché non hai denunciato? È colpa tua se la politica è odiata, ti sei mai chiesto perché tanti non vanno a votare (anche se tu ci vai)? È colpa tua se il Paese è così corrotto, ti sei mai chiesto perché si corrompe? È colpa tua se i muri delle città sono imbrattati di scritte, ti sei mai chiesto quale l’emarginazione sociale provoca tanta rabbia? È colpa tua se ti rapinano il Rolex, ti sei mai chiesto se la tua ostentazione non possa offendere qualcuno?
Questo ritornello secondo cui la colpa non è mai del colpevole ma di chi lo ha colpevolizzato, è il frutto marcio di una cultura che tende sempre a giustificare e mai a condannare. Quella cultura da seriosi convegni nei quali ci si strappa le vesti per le sorti del mondo ma poi si va a cena al ristorante chic. Quella che raccoglie firme contro la fame nel mondo ma non ha mai toccato un povero. Quella che difende l’immigrazione ma poi non sopporta l’immigrato sotto casa. Quella che fa i cortei contro il surriscaldamento globale e poi accende il condizionatore a manetta. Quella che si impietosisce per il carcerato ma poi non vuole vederlo in permesso premio. Quella di chi guida dopo aver bevuto e poi la causa è sempre la strada killer. Quella che gli anziani sono il nostro vero patrimonio e poi li lasciano all’ospizio. Quella che rifiuta la guerra, ma soprattutto se la fanno certi Paesi. Quella che condanna lo spaccio di droga, ma poi si fa i sabato sera a cocaina. Quella che si auto-fustiga per le colpe dell’Occidente, ma poi beneficia di viverci.
Vedi, per dire, questo decreto sicurezza approvato giorni fa alla Camera. Ma basta, sempre nuovi reati, non vorranno far scoppiare i tribunali? Ora addirittura un’altra ventina. E le critiche. La «norma Gandhi» per chi blocca strade e ferrovie, un attentato alla libertà di sciopero. Gli extracomunitari che dovranno mostrare il permesso di soggiorno per comprare una Sim. Carcere per l’occupazione abusiva di case. Bodycam (telecamere sui caschi) per la polizia impegnata nell’ordine pubblico. Stretta sulla produzione e la vendita della cannabis light. Lo scandalo del rinvio facoltativo e non più obbligatorio della pena in carcere per le donne in gravidanza o con figli sotto l’anno. E lasciamo stare che si riparli di castrazione chimica per stupratori e pedofili, che piace tanto a Salvini per dimostrare che con lui ci sarebbero solo angioletti. Una filosofia «Legge & Ordine» tanto cara alla destra, ha tuonato la sinistra. Per la quale ogni discorso sulla sicurezza non è di sinistra.
E poi la scuola, ne vogliamo parlare? Bocciatura con il 5 in condotta. Alunni violenti sospesi ma rimanendo in aula per «comprendere le conseguenze dei loro comportamenti». Ripristino dei giudizi sintetici (insufficiente, sufficiente ecc.) invece di quelle pappardelle che nessuno capiva cosa volessero dire, a cominciare da chi le scriveva. Da 500 a 10 mila euro di multa per chi aggredisce la preside, un insegnante, un bidello. Anche qui, «si vogliono portare indietro le lancette della storia e non si parla mai dei problemi reali della scuola». Reali, sia chiaro. E dall’altro lato, «il buonismo è inutile. Bisogna far capire ciò che non si può, e spiegarlo».
Questa la doppia morale di un Paese che si sente sempre più insicuro, ma che invoca sanzioni finché non capita a me. Un Paese ipocrita secondo cui gli italiani sono sempre gli altri, come diceva Flaiano. Un Paese che si lamenta dei reati quanto di chi li punisce. Un Paese troppo cattolico per essere etico. Insomma l’Italia, bellezza.