Il disagio attuale degli adolescenti e una società senza genitori, in particolare con padri invisibili, spesso assenti con una funzione educativa frammentata o delegata: il disturbo psicologico si costruisce anche attraverso l’assenza di confronto con la figura di un padre «reale». Oggi la maggior parte dei padri è invisibile, indifferente o pervasa dal senso di colpa, per la propria assenza, per non esercitare più la funzione di scomoda guida, ma spesso quella di «concretizzatore» dei desideri (l’ultimo telefonino, il tatuaggio estremo, la scarpa firmata, ecc.) oppure di «estremo difensore» dei propri figli contro tutte le avversità della giornata, in particolare quella scolastica. Spesso anche il peso del proprio insuccesso si riversa nelle prestazioni del figlio, in una dimensione «fanatica», di un padre che ha bisogno dei figli per superare le proprie insoddisfazioni, per insegnare loro a «vincere» al posto suo.
I ragazzi oggi sembra stiano peggio delle generazioni che li hanno preceduti. Infatti l’adolescente di oggi è più vulnerabile dell’adolescente di ieri, soprattutto perché è privo di contenimento che il mondo degli adulti non riesce a dare. Non a caso il tema delle difficoltà dei genitori di dare contenimento ai figli è uno dei temi principali delle psicoterapie familiari. Il passaggio generazionale di dare ai figli quello che non si è ricevuto, si è trasformato nel paradosso di dargli tutto, di non dire mai no, di proteggerli molto e quindi di farli diventare molto dipendenti. La generazione precedente ha potuto costruire una identità autonoma proprio attraverso il conflitto con i padri e questo ha permesso di crescere. In una società senza padri, il figlio cerca i propri modelli al di fuori di lui in eroi leggendari, in influencer resi mitici dall’amplificazione dei media. Pur vivendo sui social, quindi con più relazioni e più contatti, i giovani hanno una grande difficoltà a costruire relazioni significative perché devono cercare ragazzi uguali a loro visto che non reggono confronto e conflitto. Infatti talvolta tendono a rispecchiarsi con i coetanei più vulnerabili; per questo si stanno affermando modelli scomposti «fluidi» (come li chiamano i ragazzi) che vanno dalla fluidità di genere a quella di identità. Pertanto, di fronte a un mondo che non capiscono e non amano, molti ragazzi si sentono soli. Incapsulati in piccole nicchie di benessere faticano a capire ciò per cui valga la pena vivere; e temendo la fatica e la frustrazione, a cui nessuno li ha educati, rifuggono il rischio della prova. Per questo alla fine si ritraggono per sviluppare una forma di rinuncia. Per tutte queste ragioni è cresciuto nel tempo il numero dei ragazzi con disagio psichico, sono emerse nuove forme di patologia con una maggiore complessità dei quadri psicopatologici come onlinegambling, cybersex, cyberbullismo, sindrome di Hikikomori.
Si sono intensificate anche alcune situazioni psicopatologiche più tradizionali come i disturbi del comportamento alimentare in particolare l’anoressia, l’autolesionismo, i tentativi di suicidio e ritiro sociale. In particolare, è aumentato il rapporto conflittuale col cibo, con forme anoressiche e bulimiche che riguardano anche i maschi, così come l’autolesionismo soprattutto nelle ragazze proprio per l’incapacità a relazionarsi con gli altri e con il proprio corpo. Perciò è importante far sentire ai propri figli che le emozioni, le ansie, le paure di fallire, le sensazioni di inadeguatezza e di vergogna possono essere comunicate; in particolare, questo mancato riconoscimento di bisogni emotivi degli adolescenti finisce col procurare tanto malessere e tanta sofferenza. Per concludere vorrei sottolineare che l’adolescenza, pure se è sempre stata una età problematica, oggi lo è diventata ancora di più soprattutto per colpa degli adulti. Nessuna epoca ha conosciuto una libertà individuale come quella che sperimentano i nostri adolescenti. Ma a questa libertà non corrisponde alcuna promessa sull’avvenire. La vecchia generazione ha disertato il suo ruolo educativo: per un verso, i nostri figli sono esposti ad un bombardamento continuo di stimolazioni e per un altro gli adulti evadono il compito educativo oggi più che mai fondamentale. Non che gli adulti non siano preoccupati per il futuro dei loro figli, ma la preoccupazione non coincide col prendersi cura.