Sabato 06 Settembre 2025 | 14:45

Il maggio barese tra santi (e santini elettorali) contro i peccati del borgo

 
Sergio Lorusso

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Sergio Lorusso

Bari, niente Festa San Nicola: celebrazioni a porte chiuse e preghiera a turno in Basilica

Una primavera (dopo quella pugliese) in cui da sempre sacro e profano si fondono, nel nome della tradizione e del folklore

Martedì 21 Maggio 2024, 13:00

Il maggio barese, a differenza di quello fiorentino, non è un mese musicale ma un mese di devozione, almeno in apparenza. E anche quest’anno, rispettando i riti e le tradizioni, Bari è entrata in «modalità-Santo», senza se e senza ma, per celebrare il suo Santo protettore. Sante Nicola, difatti, è il protagonista della festa che illumina la primavera barese, una kermesse durante la quale tutto (o quasi) si ferma e tutto ciò che non funziona viene congelato.

La festa, per la verità, ha una dimensione più folkloristica che religiosa, è una sagra di paese innestata in un capoluogo regionale di oltre 300.000 abitanti, con tratti da rito tribale. Nulla di disdicevole, se l’avvenimento mirasse a rappresentare l’identità (o una sua porzione) della città, la sua dimensione spesso a cavallo tra sacro e profano. Per la stragrande maggioranza di coloro che inondano le piazze e le vie del centro storico, tuttavia, l’importante è dare spazio alla propria baresità elementare, rivelare un’appartenenza minimale fatta di piaceri alimentari (dalla focaccia ai panzerotti, dalle sgagliozze alle popizze) e di presenza «certificata» nei luoghi della sagra.

Tutti devono esserci, in modo tale poter essere visti e che il maggior di numero possibile di conoscenti sappiano che loro c’erano. Per poter dire il giorno dopo «io c’ero».

Eppure quest'anno c'è ben poco da festeggiare, sia a livello globale che in ambito locale, tra guerre sempre più cruente che potrebbero mettere a rischio la sopravvivenza dell’umanità e degrado etico imperante dei pubblici poteri (non solo da queste parti).

I riti, però, vanno celebrati comunque, the show must go on, magari per la loro natura propiziatoria che si spera abbiano. E così, se la primavera 2024 ha spazzato via la primavera pugliese, se i baresi appaiono in parte disorientati e in parte rassegnati di fronte ad una tempesta politico-giudiziaria che renderebbe insonne anche il più placido e imperturbabile senso civico fatto persona, ci pensa San Nicola a rimettere tutto a posto, o quantomeno ad offrire una generosa tregua.

Del resto il Santo a cui la nostra città è votata ha molte prerogative, non soltanto quella di proteggerci dai ricci vacand. E il carrozzone non si ferma. Ci è voluto il Covid-19 per bloccare forzosamente la partecipazione di massa, la pandemia morale non è sufficiente. Quest’ultima, in fondo, è una storia di tutti giorni. Non ha nulla di straordinario né di eccezionale.

A resistere alla «dittatura» del Santo, in questo frangente, sono solo dei suoi piccoli parenti. Le elezioni comunali si approssimano, e da mesi infuria la battaglia tra gli opposti schieramenti e – ancor più vibrante – all’interno di essi. E, la cosa può apparire singolare ma spesso niente è più straordinario di ciò che è reale, in un’epoca in cui impera a tutti i livelli la comunicazione digitale (unico vero fattore di eguaglianza sociale) sono magicamente ricomparsi i «santini», derivazione laica dei cartoncini raffiguranti i beati piegati alle più modeste e contingenti esigenze della politica, o meglio del candidato.

Chi l’avrebbe mai detto che il «santino», ai tempi della Prima repubblica strumento unico e insostituibile della propaganda elettorale personale, avrebbe continuato a dominare la scena oggi che noi umani passiamo buona parte del nostro tempo a smanettare sugli smartphone, in ogni luogo e in ogni circostanza, perennemente indecisi tra lo scorrimento veloce di chat e social e gli immancabili selfie?

L’utilizzo compulsivo dei telefonini è forse l’unica cosa che distingue l’odierna festa di Sante Nicola rispetto al passato. La presenza alla sagra viene «certificata» anche digitalmente da chi c’era e comunicata a chi non c’era con foto, video e messaggi vari.

Ad essa non si addice l’interrogativo reso celebre da Nanni Moretti, che del resto è romano e non barese: «Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?»

I «santini» dunque imperversano, con buona pace del dispendio di carta, seppur nella forma riveduta e corretta resa possibile da Photoshop&Co. Qualcuno l’avrà già notato, i candidati sembrano tutti dei replicanti di Adone o di Venere, non c’è sesso o età che tenga. Per cui può accadere anche di non riconoscerli, quando salgono su un palco, se confrontati con l’immagine ritoccata. Il «santino», nel 2024, è esteticamente «taroccato».

Pazienza, c’è sempre San Nicola, anche se in assenza dei fuochi potrebbe divenire profeta di sventure. Qualcuno sarebbe tentato di dire: «Ma quali sventure, non abbiamo già dato?». Sì, ma le vie del Signore, anche quando ti vuole bacchettare, sono infinite.

La festa è finita, la campagna elettorale entra nel vivo. Il maggio barese scorre tra santi e santini. E i cittadini di Bari non dimenticano Sante Nicola. Confidano nell’intervento del Santo – se non Lui, chi? – che li protegge dai propri errori e, come l’Agnello di Dio, toglie i peccati dal borgo.

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