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E che vinca il migliore... i fantasmi della politica e la dolorosa rassegnazione

 
Roberto Calpista

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Roberto Calpista

E che vinca il migliore... i fantasmi della politica e la dolorosa rassegnazione

Todde, senza voler rovinare la festa a nessuno (leggi Schlein e Conte), data la percentuale dei votanti (poco sopra il 50%) e quella raccolta nelle urne (poco sopra il 45%), in realtà rappresenta un sardo su quattro aventi diritto al voto

Mercoledì 28 Febbraio 2024, 13:25

E che vinca il migliore. A Cagliari il migliore (la migliora) è nata a Nuoro nel 1969. Alessandra Todde è stata vicepresidente del Movimento 5 Stelle nonché sottosegretaria prima, nel secondo governo di Giuseppe Conte, e vice ministra poi, con Mario Draghi, allo Sviluppo economico. Di formazione ingegneristica, ha svolto ruoli come manager e amministratrice delegata e si è sempre occupata di tecnologia e digitale. È lei ad aver battuto l'ex sindaco di Cagliari Truzzu, diventando la prima donna a ricoprire la carica di presidente della Regione Sardegna.

Come sempre a parole il successo però è di tutti. In realtà l’analisi del voto nell’isola merita alcune considerazioni che si riallacciano a quanto potrà accadere in un futuro alle prossime elezioni amministrative e locali, a partire da quelle in Abruzzo e Basilicata, fino alla situazione surreale che in queste ore si sta delineando a Bari, dopo l’arresto di un ex consigliere regionale e della moglie consigliere comunale di maggioranza, e la «messa sotto tutela giudiziaria» dell’Amtab, ex municipalizzata del trasporto pubblico cittadino, per gli intrecci mafia-politica.

Todde, senza voler rovinare la festa a nessuno (leggi Schlein e Conte), data la percentuale dei votanti (poco sopra il 50%) e quella raccolta nelle urne (poco sopra il 45%), in realtà rappresenta un sardo su quattro aventi diritto al voto. E se si considera la popolazione minore, rappresenta trequarti di sardo ogni quattro residenti.

In ogni elezione i numeri, i voti reali sono utili perché rappresentano l’unico dato con concreto, vero. Quindi il campo largo Pd-M5s, in realtà, ha poco da rallegrarsi. In realtà il centrodestra è stato capace di perdere e vincere questa tornata elettorale, facendosi del male sulla rotta Cagliari-Roma e facendo presagire nulla di buono per il futuro. Il centrodestra ha vinto in Sardegna perché ha ottenuto il 48,8% delle preferenze contro il 42,6% del campo largo. E chi ha perso è stato il candidato voluto dalla Meloni, Paolo Truzzu, che ha pagato di sua tasca per i disastri combinati a Cagliari quando era sindaco e per il tiro mancino organizzato dal fuoco amico del 4-5% di voto disgiunto per una lista di destra e per Renato Soru come presidente (che così ha rubato non solo a sinistra, ma anche a destra), con grande gioia sia per Salvini sia per il centrosinistra.

Sono le similitudini che tornano di continuo in un Paese in cui la politica appare sempre più incapace di scrollarsi definitivamente di dosso i fantasmi di un epoca lontana solo sul calendario, tra giochi di potere e intrallazzi quantomeno opachi.

Archiviata la stagione della vendette trasversali sarde, se ne sta per aprire un’altra in salsa pugliese che metterebbe in forte discussione, e con violenza, anche quanto di buono fatto a Bari dall’amministrazione Decaro, con il consiglio comunale che rischia di essere sciolto per mafia (alcuni rappresentanti del centrodestra hanno incontrato ieri il ministro Piantedosi per analizzare la questione, ndr). Uno schiaffo che si abbatte mentre la campagna elettorale per le amministrative di giugno, non riesce a decollare per mancanza di candidati certi oppure, è più di un sospetto, per mancanza di argomenti seri. Con il solito scollamento dalla realtà dei territori e con i politici visti sempre più come marziani, lontano mondo di privilegi.

Il problema è che dallo scoperchiamento del vaso di Pandora barese esce un olezzo niente male, peraltro già noto alle narici. Soprattutto il dubbio che nessuno, o pochissimi, possano dirsi al di sopra di ogni sospetto.

Alcuni mesi fa un boss di Gioia Tauro detto Facciazza ammise davanti alle telecamere Mediaset che «la ‘ndrangheta ha sempre appoggiato tutti», senza distinzione tra destra e sinistra. Si appoggia chi vince o chi è in odore di vittoria. Ovvero si investe. E a volte la differenza la fanno le inchieste che però colpiscono quando possono e dove possono.

«Più volte negli ultimi mesi abbiamo espresso preoccupazione per la situazione del territorio e gli arresti di oggi sono l’esito di problematiche sociali e condotte criminali che più volte come Libera avevamo già cercato di portare all’attenzione dell’opinione pubblica. L’intreccio tra mafia e politica che emerge dalla maxi operazione è un chiaro ed ennesimo segnale di allarme», dichiarano, in una nota congiunta, Libera Puglia e il coordinamento provinciale di Libera Bari a poche ore dal blitz: «Al contempo, siamo convinti che servirà una sempre maggiore sinergia tra istituzioni, magistratura e società civile per contrastare gli interessi delle organizzazioni criminali e l’indifferenza che si avverte a più livelli». L’indifferenza che sempre più, ormai fa rima con una dolorosa rassegnazione.

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