La Ragioneria generale dello Stato, dipartimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze, è un ente pubblico essenziale. Predispone i bilanci preventivo e consuntivo dello Stato, tiene la contabilità, vigila sulla spesa, accerta le entrate, sovrintende all’attività finanziaria e contabile degli enti pubblici anche locali.
Il ragioniere generale dello Stato, dirigente con incarico di capo dipartimento, è una figura essenziale e alquanto longeva. Basti pensare che dal 1870, quando il primo fu nominato un anno dopo l’istituzione della Ragioneria nella forma attuale, solo ventuno ragionieri generali si sono avvicendati per una durata media dell’incarico superiore ai sette anni: più del mandato del Presidente della Repubblica.
La Puglia, a cent’anni di distanza, ha dato un notevole contributo alla Ragioneria generale dello Stato. Non solo era di origini pugliesi il leggendario Vitantonio De Bellis in carica dal 1919 al 1932, ma lo è anche l’attuale ragioniere generale Biagio Mazzotta. Entrambi, l’ottavo e il ventunesimo ragioniere generale, si sono distinti per essere professionisti rigorosi e intransigenti.
Vitantonio De Bellis divenne ragioniere generale a soli quarantacinque anni. Uomo tutto d’un pezzo, si distinse per l'appassionato entusiasmo, la fierezza del carattere, la versatilità del vivido ingegno. Profondo conoscitore dei tecnicismi del bilancio statale, dotato di grande intuito nel valutare i problemi finanziari, inflessibile e intransigente nella gestione del denaro pubblico, si narra che fu uno dei pochi che, nell’adempiere ai suoi doveri, si oppose a Benito Mussolini.
L’allora ministro delle Finanze, Alberto De Stefani, vide in lui «l’intransigenza di un domenicano, ma anche le sofferenze dell’animo per essere odiato, sì, odiato da tutti appunto, per l’inflessibilità nel proteggere il danaro del popolo dai mille avvoltoi che gli stavano intorno e da roditori e parassiti. Gli devo rendere questo onore perché senza di lui non avrei potuto raggiungere il pareggio del bilancio in un anno e mezzo, né forse mai». Fu grazie alla capacità e al senso del dovere di De Bellis se il torbido periodo della demagogia parlamentare non ebbe conseguenze per l'amministrazione finanziaria. Solo la morte prematura e improvvisa a cinquantotto anni gli impedì di superare, nella durata dell’incarico, il primatista Giuseppe Cerboni, il secondo ragioniere generale dello Stato che rimase nel Palazzo delle Finanze di via XX Settembre a Roma per quindici stagioni.
Biagio Mazzotta, nominato al suo incarico dal primo Governo Conte, ha dimostrato nel tempo una resilienza, unita a una professionalità indiscussa, che lo hanno reso a prova di spoil system rispetto alla politica. Il ventunesimo ragioniere generale dello Stato sorveglia oggi l’attuazione dei progetti previsti dal Piano Nazionale di ripresa e resilienza. La sua linea di condotta è chiara: massima aderenza alle regole fissate dall’Unione europea nell’interesse della tenuta dei conti pubblici, fiducia nelle nuove tecnologie come garanzia di efficienza e di trasparenza secondo il principio dell’accountability.
L’evoluzione dell’istituzione e dei suoi meccanismi oggi non richiede più, a un buon guardiano dei conti pubblici, quel rigore quasi ascetico per il quale è ricordato De Bellis, ma una varietà di competenze e di esperienze nell’ambito della contabilità e della finanza pubblica. Anche Mazzotta, come De Bellis, si è opposto all’esecutivo. Un anno fa, infatti, fece rischiare al governo di Giorgia Meloni, in carica da meno di due mesi, l’esercizio provvisorio sul suo primo bilancio presentando ben quarantaquattro modifiche da adottare a ridosso del Natale.
La coincidenza di due pugliesi civil servant alla Ragioneria generale dello Stato a distanza di cento anni, in fasi storiche diversamente difficili, avendo come interfaccia politico due governi ugualmente di destra sia pure con le dovute differenze, è sorprendente.
Rende onore alla Puglia che uomini di tale tempra, ascendendo alla Ragioneria generale dello Stato, abbiano saputo interpretare il loro ruolo rendendo prioritaria, nella loro azione, la corretta gestione del bene pubblico.