Il recente accordo Italia /Albania è una scommessa ancora da vincere, perché il percorso che ha intrapreso è pieno di incognite, peraltro confermate dal fallimento di analoga iniziativa del governo inglese (trasferimento degli emigranti in Ruanda) dichiarata illegale dalla Suprema Corte. Anche l’accordo Meloni /Rama e stato dichiarato «fuori del diritto comunitario» dalla commissaria europea Johansson e, pertanto, «valido solo sui soccorsi in acque extra Ue».
Che fare? Anzitutto verificare se l’unico modo per impostare il rapporto Italia/Albania sia quello di basarlo sul trasferimento degli emigrati in territorio albanese, affinché producano voti per le prossime Europee.
Certamente non è possibile dimenticare la svolta storica determinata dall’accoglienza generosa che Bari (8 agosto 1991) riservò al piu grande sbarco di migranti mai giunto in Italia con un’unica nave, 20.000 albanesi. Questa esperienza umana, fuori dell’ordinario, fece comprendere a Bari che era stata scelta perchè considerata non periferia ma frontiera dell’Europa. In effetti non si limitò all’accoglienza ma,da quella data, ha realizzato una serie di iniziative che hanno contribuito ,in maniera determinante, alla definizione (1/04/2019) dell’accordo di stabilizzazione tra UE e Repubblica di Albania. In particolare:
1). Gazeta Shqiptare. Attualmente il terzo quotidiano del paese per numero di copie vendute ritenuto autorevole ed indipendente, la sua redazione è considerata una moderna scuola di giornalismo che continua a fungere da modello per gli altri giornali albanesi.
Fondato nel 1927 dalla Società Anonima Editrice La Gazzetta di Puglia di Bari, interruppe le pubblicazioni nel 1939 riprendendole nel 1993 con l’editrice Edisud di Bari che creò una redazione albanese, dopo averla addestrata a Bari presso« La Gazzetta del Mezzogiorno». Ceduto nel 2011 ad un gruppo locale.
2) Confindustria Albania con sede a Tirana. Alla caduta del regime comunista s’insediò in Albania un gruppo d’imprenditori, in gran parte pugliesi che avendo individuato il profilo d’impresa necessario per gestire positivamente la difficile transizione dall’economia di comando a quella di mercato, si sono trasformati da produttori non più di semilavorati ma di prodotti finiti esportati sui mercati europei.
Per salvare e potenziare questo prezioso capitale sociale l’Associazione Industriali di Bari li ha riuniti nella Confindustria Albania, con sede a Tirana presieduta da Sergio Fontana che, in pochi anni, ha assunto un ruolo internazionale. Infatti, riferendosi alla cultura d’impresa della transizione, guadagnata sul campo da molti dei suoi 120 associati, offre condizioni che garantiscono il sicuro successo a tutti gli imprenditori stranieri che intendono radicarsi non solo in Albania ma anche in Montenegro, Kossovo e Macedonia.
In altri termini l’eliminazione del collo di bottiglia (mancanza della cultura d’impresa della transizione) consente all’Albania di offrire alle altre economie ex collettivistiche un «Attaccapanni» (per dirla con Luigi Einaudi) atto a realizzare lo sviluppo industriale privato.
3) Unioncamere Puglia – Tirana Branch. Operativa dal novembre del 1999, supporta le piccole e medie imprese nel loro processo di internazionalizzazione, dalle forme più semplici (import-export) a quelle più complesse (attività produttive all’estero, joint venture ecc.).
4) Università di Nostra Signora del Buon Consiglio. L’unico ateneo dei Balcani che rilascia lauree riconosciute anche in Italia. Fondamentale il contributo dell’Università di Bari che ha impegnato docenti di ruolo per costituire e gestire la Facoltà di Economia. Gli studi impostati hanno consentito l’elaborazione del «Modello I.R.» che ha eliminato il secondo collo di bottiglia rappresentato dall’individuazione del sistema fiscale atto a gestire il difficile passaggio dall’economia di comando a quella di mercato.
In conclusione è impraticabile la destinazione dell’Albania a campo profughi perché le iniziative realizzate da Bari consentono di eliminare i due colli di bottiglia che hanno determinato il «deragliamento» delle economie ex collettivistiche nella transizione al mercato. Cosi l’Italia potrà assicurare non solo all’Albania ma a tutti i Balcani l’ingresso nella UE, ricavandone anche la richiesta a Mario Draghi di riconoscere detto specifico merito nel piano sulla competitività europea, affidatogli dalla UE.
Quanto a Bari, diventerà città metropolitana europea se continuerà l’impegno in Albania, con l’identico spirito innovativo che le valse, nel 1946, il titolo di citta più progressista d’Italia a seguito dell’elezione all’unanimità a sindaco di Vitantonio Di Cagno.