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Quei talk politici in tv, fiera delle vanità e disamore al voto

 
Rosario A. Polizzi

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Rosario A. Polizzi

Quei talk politici in tv, fiera delle vanità e disamore al voto

Ogni settimana si apre in televisione una carrellata di trasmissioni politiche in cui si sciorinano i panni «sporchi» di destra e sinistra sotto la guida di conduttori evidentemente pensosi solo di procacciarsi audience

Martedì 10 Ottobre 2023, 13:37

Ogni settimana si apre in televisione una carrellata di trasmissioni politiche in cui si sciorinano i panni «sporchi» di destra e sinistra sotto la guida di conduttori evidentemente pensosi solo di procacciarsi audience.

Niente idee ma solo parole in libertà, suoni e urla possibilmente tutte in un coro scomposto perché lo spettacolo sia intenso e il pollaio possa vivere la sua più alta espressione.

È proprio «la fiera delle vanità» portata in Tv sia pubblica che privata senza alcuna differenza.

Sì, forse c’è una differenza: il volume delle urla. Il caso più caratteristico è comunque quello degli «apprendisti stregoni» che ovviamente sono portatori del peccato originale: hanno innato l’intuito del giusto.

Gli esperti, quando presenti, parlano con precisa documentazione gli altri procedono spediti e non si accorgono neanche che si sta tagliando il ramo di albero su cui sono appollaiati. Alla fine tutti parlano di tutto.

Ma non basta, la scena del talk della sera è reso ancora più drammatico dal conduttore di turno.

Questi per confezionare la trasmissione-dibattito non si affida ai migliori specialisti delle varie materie ma alle persone già famose, in genere personaggi dello spettacolo. E finalmente raggiungiamo il vertice dei vertici si parte: tutti si convincono di avere voce in capitolo appena si accorgono che li inquadra la telecamera.

Colpisce come la spettacolarizzazione della politica offerta dal mezzo televisivo sia riuscita ad annullare la campagna elettorale più concreta. Sempre e comunque la solita esplosione di fuochi d’artificio.

Non c’è dubbio che il dibattito in Tv è qualcosa di indefinibile va sempre a ruota libera. Si cerca lo spettacolo e non catalizzare riflessioni. Inoltre ci rendiamo conto che la percentuale di materiale umano, piccola riflessione semplice, con un proprio «mestiere» ante-sacro fuoco politico più o meno nobile, è bassissima.

Però una riflessione: non è che apparteniamo a quelli che sostengono il tempo passato è sempre più bello e, a proposito, cosa pensano le famose prossime generazioni di questo?  Bah!

Effetto finale, aumenta negli elettori la volontà del non-voto e si rafforza l’idea che è inutile ascoltare o fare confronti tanto… siamo in campagna elettorale e, quindi, tutto va bene madama la Marchesa.

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