Martedì 09 Settembre 2025 | 19:57

I genocidi a targhe alterne: l’ipocrisia dell’Occidente che non può essere criticato

 
Luigi Cazzato

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Luigi Cazzato

I genocidi a targhe alterne: l’ipocrisia dell’Occidente che non può essere criticato

Aimé Césaire, dall’altra parte del mondo, disse che il vero scandalo provocato da Hitler non fu il genocidio degli ebrei, ma che a massacrarli in Europa era stato lo stesso bianco europeo, che fin lì aveva massacrato soltanto i non europei

Martedì 09 Settembre 2025, 14:00

Le parole sono pietre e non fazzoletti di carta usa e getta, dice E. Galli della Loggia sulle pagine del Corriere del 7 settembre.

Si riferisce alla parola «genocidio», secondo lui usata a sproposito solo per spalancare la porta «alla massima indignazione possibile» e ripeterla «convinti, compunti, inorriditi come si conviene».

Sembrano non vere, ma sono queste parole/pietre che l’editorialista ha scritto/lanciato mentre dal 7 ottobre…1947 i terroristi sionisti (vedi lettera di Einstein al New York Times) sterminano la popolazione palestinese. Eppure, non è difficile trovare la definizione giuridica della parola sulla Rete, se proprio non si vuole leggere i rapporti della Relatrice speciale Onu Francesca Albanese.

Ma perché, secondo l’editorialista del Corriere, non è genocidio? La risposta ironica, questa sì a sproposito e molto, è che nonostante la sua efficienza l’esercito israeliano è riuscito a fare in due anni solo 60mila morti a fronte dei milioni del nazismo nella Shoah. Insomma, troppo poco per «mostrificare Israele», come scrisse in un altro articolo a proposito degli studenti che occupavano i campus universitari nella loro protesta solitaria di un anno fa.

Purtroppo, le vittime non sono 60mila ma molte molte di più secondo alcuni studi della nota rivista Lancet e della Harvard University.

Ma al di là di questa mostruosa cifra che quotidianamente viene incrementata, quello che Galli della Loggia decide volutamente di ignorare è ciò che lo storico israeliano I. Pappé ha chiamato «genocidio incrementale». Ovvero un massacro infinito cominciato nel 1947-48 (la Nakba) e continuato nel corso di decenni fino ad oggi. Oggi che assistiamo alla sua probabile soluzione finale.

Ma lo storico del Corriere non si accontenta dell’ironia sull’inefficienza genocidaria di Israele. Aggiunge con tono «tremendamente serio» che l’uso della parola genocidio a spoposito, rimuovendo l’eccezionalità dei drammi epocali del Novecento (Auschwitz e dintorni), è causa di un cataclisma revisionistico: si ridisegna la storia.

Già, perché a scrivere o riscrivere la storia possono essere sempre gli stessi. Guai a scriverla o riscriverla provando ad allargare lo sguardo, fino a riconoscere tutti i genocidi: quelli del Novecento, quelli dell’Ottocento e a ritroso partendo dal 1492 (in America, in Australia, in Africa), tutti perpetrati ante-litteram dall’Occidente.

Aimé Césaire, dall’altra parte del mondo, disse che il vero scandalo provocato da Hitler non fu il genocidio degli ebrei, ma che a massacrarli in Europa era stato lo stesso bianco europeo, che fin lì aveva massacrato soltanto i non europei.

Ma si sa, l’Occidente non è criticabile, soprattutto adesso che è «sotto assedio» e «sotto attacco» (si vedano i titoli di questi ultimi giorni sul vertice Sco di Pechino) da coloro i quali lo hanno subito per secoli. Che invece provano soltanto a non subirlo più, immaginando un nuovo ordine mondiale multipolare. Ordine che, si spera, possa essere instaurato senza le guerre di esportazione della civiltà tanto care a noi occidentali. Un ordine non-coloniale che possa mettere fine al martirio dei palestinesi e a tutti i massacri.

Ma questo martirio o genocidio in Palestina rischia veramente di finire. Non perché i palestinesi si salvano, ma perché c’è l’intenzione genocidaria dichiarata del governo di Netanyahu di deportarli o annetterli tutti. Con la soddisfazione di chi si scandalizza solo per alcuni e non per tutti i genocidi.

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