Si fa sempre più partecipata la competizione fra città per diventare capitale italiana della cultura. Per il titolo del 2026 hanno presentato domanda ben 26 comuni in rappresentanza di 14 regioni, di cui 2 pugliesi e ben 4 lucani. Ma questa gara sta facendo dimenticare alle città e alle regioni - e a chi le amministra - che fra esattamente dieci anni l’Italia dovrà esprimere una nuova Capitale europea della cultura, un titolo di gran lunga più prestigioso.
Già perché dopo il clamoroso anno da capitale europea guadagnato da Matera per il 2019, nel 2033 toccherà di nuovo all’Italia indicare la città che potrà fregiarsi di questo titolo insieme questa volta ai Paesi Bassi e a un terzo paese dell’area EFTA/EEA (sarebbe bello potesse essere proprio l’Ukraina, ma questa è un’altra storia).
Troppo presto iniziare la corsa nel 2023, dieci anni prima? Assolutamente no. Almeno a giudicare dall’esperienza di Matera.
Matera, insieme a Ravenna, fu una delle prime città a lanciare la candidatura. La prima conferenza stampa fu a gennaio del 2009. Il 29 luglio del 2011 si formò il comitato istituzionale.
In quello stesso anno iniziarono i primi progetti di accompagnamento come, solo per citarne alcuni, Materadio, la festa di Rai Radio3 (di cui si sente pesantemente l’assenza), webteam, volontari, coder dojo e così via. Il bando del Mibact venne pubblicato il 20 novembre del 2012, 7 anni prima dell’anno da capitale (2019). Come tutti ricordano il titolo di capitale europea della cultura venne assegnato il 17 ottobre del 2014.
Se, quindi, l’attuale ministero della cultura di concerto con la commissione europea, seguirà lo stesso cronoprogramma significa che il bando per Capitale europea della cultura del 2033 uscirà presumibilmente nel 2026. Fra due anni e mezzo.
Mentre il titolo per il 2033 dovrebbe essere assegnato nel 2028.
Pertanto, le città che vogliono partecipare a questa prestigiosa competizione dovrebbero iniziare a lavorare già da oggi, dieci anni prima, proprio come fece Matera. Con la fortuna, diversamente dalla città dei Sassi che fu la prima in Italia a concorrere con le nuove regole della commissione europea, di poter fare affidamento su quella esperienza riconoscendone errori e cose buone.
In Italia poche le città che hanno deciso di partecipare a questa competizione.
Per il momento solo annunci da parte di: Ferrara, Viterbo, Torino, Padova, Urbino-Pesaro (che però nel 2024 sarà capitale italiana della cultura) e Siracusa. E, da quel che ci risulta, nessun altro.
Uno dei motivi che portò Matera a guadagnarsi il titolo fu una straordinaria sintonia istituzionale con un dossier finale che conteneva fra gli allegati anche la delibera di assegnazione da parte del governo regionale di ben 25 milioni di euro al comitato istituzionale. Come a dire: il programma culturale presentato nel dossier, Matera lo realizzerà a prescindere.
Ma come raggiungere una sintonia istituzionale se in una stessa regione ci sono più città candidate? Come può una regione favorire una città piuttosto che un’altra senza creare fratture fra le comunità? E soprattutto mettendo a rischio il consenso elettorale di un presidente di Regione?
Premesso che la Regione Basilicata difficilmente vedrà di nuovo esprimere una capitale europea della cultura, forse la Regione Puglia dovrebbe iniziare a farci un pensierino. Se si partisse ora a lavorare su una convergenza istituzionale si potrebbero raggiungere importanti risultati. Perché non lanciare una call regionale rivolta a tutte le città pugliesi? Poi un panel di valutazione esterno e indipendente potrebbe valutare le proposte e sceglierne una su cui far convergere tutte le forze e istituzioni.
Quelle che non superano la selezione potrebbero partecipare alla competizione di capitale italiana della cultura. Sempre con il sostegno della regione e con mezzo lavoro già pronto.
È solo una idea. Di certo se la Puglia intende cogliere questa straordinaria opportunità deve iniziare a lavorare da oggi mettendo in campo competenze, risorse e tanta tantissima passione. Ricordando ancora una volta che non vince la città più bella, ma quella più sfidante.