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Ambiente e territorio: tutelarli in sinergia con una nuova industria

 
Antonio Castellucci

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Antonio Castellucci

Ambiente e territorio: tutelarli in sinergia con una nuova industria

Non si può non riconoscere, dal dopoguerra in poi, il ruolo di modernizzazione ma anche di riscatto dalla povertà con benessere e occupazione, che l’industria nel suo complesso ha prodotto e continua a produrre

Lunedì 04 Settembre 2023, 14:00

Interessanti le osservazioni del direttore Oscar Iarussi, che nei giorni scorsi ha evidenziato come ci fosse stata una sorta di ostilità verso l’industria, cambiando non in meglio la storia del ‘900 italiano. Una ipoteca che «non è una questione da poco, perché tale “ipoteca” sotto il segno del passato respinge continuamente all’indietro l’immaginario del Paese e del Sud in particolare, verso un’arcadia bucolica e la presunta armonia perduta del lavoro contadino».

Non si può non riconoscere, dal dopoguerra in poi, il ruolo di modernizzazione ma anche di riscatto dalla povertà con benessere e occupazione, che l’industria nel suo complesso ha prodotto e continua a produrre.

Riflessioni quelle del direttore che inducono a considerazioni che con l’attraversare delle diverse crisi, il Sud ha pagato con un aumento delle diseguaglianze sociali ed economiche, a differenza di altre aree del Paese e dell’Europa che hanno avuto o saputo intraprendere un percorso di maggiore industrializzazione.

Spesso, in questi ultimi decenni, si è contrapposto lo sviluppo industriale alle questioni ambientali, tratteggiando un bucolico Mezzogiorno, a trazione esclusiva di alcuni settori produttivi, escludendo in taluni casi quello industriale.

Questo non vuol dire che l’ambiente e il territorio non vadano tutelati, anzi la Cisl pensa esattamente il contrario. Per avere un territorio, un ambiente salvaguardato, sia dalle calamità atmosferiche che dalla noncuranza dell’uomo, occorrono investimenti importanti e strutturati, sollecitando politica e istituzioni alla tutela del patrimonio paesaggistico e ambientale, attraverso una programmazione (breve-media-lunga) condivisa e responsabile, partendo da una nuova cultura ambientale, dall’innovazione e dalla ricerca collegata ad una inevitabile modernizzazione industriale in modo che la conciliazione tra ambiente e sviluppo diventi una grande opportunità.

L’industria con tutto il manifatturiero fa da traino, nei grandi Paesi occidentali e non solo, e rappresenta una delle principali economie reali, che genera leve importanti di crescita e di ricchezza collettiva e duratura.

È naturale che tutto ciò vale anche in Puglia dove questi temi, nonostante lo sforzo culturale di intellettuali risultano a volte, forse dimenticati. In tutto questo richiamiamo come Cisl regionale all’attenzione al settore agricolo o altri comparti come quello del terziario, dell’edilizia con le opere infrastrutturali, della logistica; aggrediti oggi da realtà come la vergogna dei ghetti o di un turismo mordi e fuggi, ma anche oggetto di discussione di un ambientalismo e di una politica del no a prescindere, che nel concreto stride con l’assenza della gestione e cura ambientale e della salubrità dei territori e che risulta nello stesso tempo freno per lo sviluppo in generale e per il pieno rilancio di queste aree.

In questa ottica, evidenziamo le difficoltà su cui dover intervenire per le realtà industriali regionali che garantiscono migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti, come la siderurgia, ormai da decenni in attesa di scelte chiare. Nonostante recenti segnali positivi regionali sull’occupazione, il rischio è che se non ci dovessero essere investimenti mirati e una visione di cosa e come investire sul manifatturiero in generale, si finisce per penalizzare una economia che invece ha bisogno di produttività, stabilità e solidità. Tra queste criticità, chiediamo alla Regione Puglia di affrontare le difficoltà dell’automotive, le incertezze sul futuro dell’aerospazio, ma anche quelle delle piccole e medie imprese, compresi gli indotti, che coraggiosamente, con la forza lavoro, affrontano quotidianamente le dinamiche non facili dell’export e di un mercato internazionale complesso per crisi economiche e conflitti.

Pertanto, si rende necessario maggiore impegno e protagonismo diretto di istituzioni regionali e delle rappresentanze politiche e sociali con un patto, come chiediamo da tempo.

Un patto sociale in Puglia che metta da parte l’eventuale pregiudizio anti-industriale e che posizioni al centro la persona-lavoratore, il buon lavoro, la stabilità, la sicurezza, la contrattazione, la partecipazione, la giusta retribuzione, il contrasto a ogni forma di abuso, caporalato, lavoro nero, precarietà lavorativa che rendono poveri anche tanti che sono occupati, in particolare giovani e donne.

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