Martedì 16 Dicembre 2025 | 17:38

Il maestro Manzi contro l’ignoranza (ma la tv di oggi?)

Il maestro Manzi contro l’ignoranza (ma la tv di oggi?)

 
paolo comentale

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Il maestro Manzi contro l’ignoranza (ma la tv di oggi?)

Che bello sarebbe riprendere oggi lo spirito di quella trasmissione. Per incidere davvero nell’istruzione e nel mondo della scuola non basta la famosa «buona volontà»

Martedì 16 Dicembre 2025, 12:33

«Smesso che fu di nevicare Pinocchio con il suo bravo abbecedario sotto il braccio prese la strada che menava alla scuola e strada facendo fantasticava nel suo cervellino mille e mille ragionamenti: oggi imparerò a leggere, domani a scrivere poi…».

Ricordate? È l’inizio del nono capitolo del capolavoro di Collodi là dove il nostro eroe fa i conti con la scuola. L’Italia del dopoguerra, uscita distrutta dal conflitto bellico, aveva una altissima percentuale di analfabeti e doveva necessariamente porre rimedio. E fu così che il 15 novembre del 1960 andò in onda sul primo canale Raila prima puntata del programma Non è mai troppo tardi. In trenta minuti, dal lunedì al venerdì, chi voleva imparare a leggere e a scrivere aveva dalla televisione pubblica una preziosa opportunità. Un grande servizio pubblico.

Si trattava di originali lezioni in video dove, accanto alle lettere e alle parole, si trasmettevano filmati e interviste. Artefice di questa straordinaria forma di scuola attiva è stato il maestro Alberto Manzi. Una figura carismatica per una scuola nuova che aveva al suo centro non le aride nozioni, le sfilze inutili di date di eventi da mandare a memoria, bensì la formazione del cittadino.

Alberto Manzi aveva maturato delle importanti esperienze umane, insegnante negli anni ‘50 nel carcere minorile di Roma con 94 alunni dai 9 ai 17 anni. Anche in quella circostanza il maestro Manzi riuscì a portare a termine il suo compito, nonostante le evidenti difficoltà. Ai tempi del boom economico, la scuola diventò un ascensore sociale: il padre operaio aveva come obiettivo far studiare il figlio. Il successo del programma fu subito immediato. «Ricordate non c’è niente di difficile, con una parola apriamo il mondo nuovo intorno a noi». Con queste parole il maestro Manzi aprì la prima puntata della trasmissione destinata a un successo straordinario. In un Paese che resta ancora oggi agli ultimi posti per libri letti, per lauree conseguite, per occupazione femminile, un Maestro con una lavagna, un gessetto e un grande sorriso trasformò un programma in una trasmissione di culto per tutti. Il segreto di un successo, che rimase inalterato nel corso degli anni, risiedeva in un concetto semplice e vero: credere in sé stessi.

Non solo: Non è mai troppo tardi era un programma ambizioso, si trattava di sconfiggere l’ignoranza, la non conoscenza e la paura. La paura che poteva prendere gli anziani scolari nel rivelare a sé stessi e al pubblico televisivo, che aumentava di giorno in giorno, che non si sa né leggere né scrivere. Una delle sequenze più emozionanti di quelle memorabili lezioni è una breve inquadratura: le mani del Maestro intrecciate apparentemente in riposo con le dita ancora sporche di inchiostro. Sporche di lavoro, dignitoso e importantissimo. Che distanza dalla televisione di oggi con programmi urlati, con disprezzo per gli interlocutori e dove spesso volano parole e gesti irripetibili!

La scuola italiana ha goduto di persone di valore a partire da Maria Montessori fino a giungere a Manzi. Gianni Rodari e Mario Lodi non nascono dal nulla. A fronte di tante riforme delle istituzioni scolastiche, a fronte di tante trovate più o meno geniali, più o meno utili, più o meno ideologiche, che bello sarebbe riprendere oggi lo spirito di quella trasmissione. Per incidere davvero nell’istruzione e nel mondo della scuola non basta la famosa «buona volontà».

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