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L’abisso non è solo quello dell'oceano, c’è anche di peggio

 
Rossana Gismondi

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Rossana Gismondi

L’abisso non è solo quello dell'oceano,  c’è anche di peggio

Si è sdoganata una sorta di "liberi tutti e tutto", caotica e inquietante, una rimozione continua della memoria e delle responsabilità soggettive

Mercoledì 21 Giugno 2023, 14:37

Certo: ognuno è libero di spendere i propri soldi come meglio crede. Inconfutabile la scelta, libera, di quei cinque miliardari che, a bordo di un mini sottomarino al momento disperso nel mare profondo, hanno pagato 250mila euro per vedere il relitto del Titanic sul fondo dell’oceano Atlantico. Ma come la mettiamo se poi, d’un lampo, la mente vola per parallelismo ai 600 naufragati una settimana fa, sicuramente morti, sul vecchio peschereccio al largo della Grecia?

Succede che si mette male, ecco: perché con la storiella dell’ognuno è libero di fare ciò che vuole coi propri soldi, dentro le mura della propria casa, tra le lenzuola del proprio letto ecc. siamo arrivati a confonderci le (poche) idee chiare che avevamo su cosa fosse giusto, per il bene comune, e cosa no. Con risultati pessimi: perché si è sdoganata una sorta di liberi tutti e tutto caotica e inquietante, una rimozione continua della memoria e delle responsabilità soggettive.

No, non ci può essere uguale e umana pietà per i 5 e per i 600. No, non mi emoziona la giustificazione del desiderio d’avventura: piuttosto il cadaverino di un bimbo galleggiante, quello sì mi angoscia. È molto più avventuroso stare ad ascoltare certe storie di vita che calarsi in un minisottomarino (pagando somme irraggiungibili da milioni di persone,) per vedere coi propri occhi ciò che una telecamera fa vedere persino meglio. Sarebbe molto più avventuroso affrontare le dinamiche di mafia che consentono di stipare centinaia di persone su relitti galleggianti, consegnandole al mare e si salvi chi può.

Sarebbe molto più avventuroso e utile, per il bene comune, porre una domanda: perché i nostri avi hanno potuto emigrare cento anni fa attraversando oceani a bordo di navi sicure, pagando un biglietto, e oggi nel 2023 la gente è costretta a farlo in condizioni illegali e pericolose? Perché si permette ogni notte questo meccanismo perverso, mafioso e mortale che spreme denaro ai più poveri tra i poveri?

Domande retoriche, forse. Ma peggio di una domanda retorica c’è una domanda non posta. O, anche, colui che dall’alto della propria montagna di denaro si illude di sfidare l’abisso. Che non è solo quello degli oceani.

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