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La banalità del male in una regione che stenta a trovare gli anticorpi

 
Mimmo Mazza

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Mimmo Mazza

La banalità del male in una regione che stenta a trovare gli anticorpi

Non c’è una deriva pugliese in salsa Gomorra o Mare fuori ma la cronaca degli ultimi tempi genera allarme e richiede attenzione

Martedì 23 Maggio 2023, 12:47

Utilizzare l’omicidio di Salvatore Prencipe, il 59enne storico boss della società foggiana tra la fine degli anni '90 e i primi anni del 2000, ammazzato con due fucilate l’altra sera o i risvolti dell’inchiesta sul delitto di Paolo Stasi, 19enne di Francavilla Fontana morto sparato il 9 novembre scorso, per delineare i contorni di una Puglia violenta può essere fuorviante. Come tutte le generalizzazioni. Ma far finta di nulla è ancora peggio.

Non c’è una deriva pugliese in salsa Gomorra o Mare fuori ma la cronaca degli ultimi tempi genera allarme e richiede attenzione.

Lunghi dibattiti sulla riforma della giustizia, sull’utilizzo delle intercettazioni e sul ruolo dei media hanno probabilmente fatto perdere di vista il nocciolo del problema, ovvero la recrudescenza criminale, legata a associazioni strutturate o attorcigliata attorno al mondo dello spaccio, anche piccolo, che pervade ormai interi strati della nostra società. Non si tratta di militarizzare i territori ma occorre garantire organici adeguati alla polizia giudiziaria e alla magistratura se si vogliono dare risposte concrete e immediate a cittadini sempre più disorientati dinanzi ai reati predatori – ci sono zone della Puglia nelle quali il furto di auto registra numeri impressionanti ai quali non si riesce a dare una risposta adeguata perché le forze dell’ordine non hanno personale sufficiente nemmeno a raccogliere le denunce, di quei furti - alla facilità con la quale si bruciano le vetture di vecchi e nuovi rivali oppure si mette mano alle armi.

La politica non è estranea, né deve estraniarsi. Sono molti - anzi: troppi - i comuni pugliesi sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata, sono parecchi gli amministratori pubblici che prima vengono sostenuti dalla malavita nelle campagne elettorali e poi pagano le relative cambiali quando inizia il mandato. Anche qui, è inutile generalizzare. Ma certi appoggi, ben individuati sostegni, palesi consorterie sono sotto gli occhi di tutti, e il fascino del potere sembra più forte di ogni cosa, di ogni carico pendente, di ogni inchiesta vecchia e nuova, di ogni tentativo dello Stato, a ogni suo livello, di separare il bene dal male.

Agli indagati nell’inchiesta sul delitto di Paolo Stasi viene contestata l’aggravante dei futili motivi perché - scrive il giudice per le indagini preliminari Vittorio Testi nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri mattina - «la ragione giustificatrice dell’azione criminosa dell’omicidio di una persona, appare platealmente lieve, banale, minima e, pertanto, significativamente sproporzionata rispetto agli esiti della stessa, in relazione al comune sentire della collettività in un determinato momento storico, così da apparire del tutto inidonea e insufficiente a spiegare, giustificare e capire il reato commesso, e a disvelare così la sua reale natura, rappresentata dal dare libero sfogo ad un bieco impulso criminale».

Viene in mente la banalità del male tratteggiata da Hannah Arendt, notando come persone terribilmente normali erano capaci di mostruose atrocità. Diversi pensatori hanno tentato di comprendere il significato profondo del male ma non sono mai riusciti a darvi una risposta piena. Tra le poche certezze c’è che il male è incapace di comprendere il bene. Ma il bene, che in Puglia è larga maggioranza, riesce a scorgere il male che avanza?

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