«Se i partiti non rappresentano più gli elettori, cambiamoli questi benedetti elettori». Santo subito Corrado Guzzanti, in risposta a tutti i politici che hanno già stappato, o al più rinviato al ballottaggio, questo turno di amministrative edizione 2023, che ha visto un’ulteriore flessione del numero dei votanti in un Paese evidentemente con la testa altrove.
Detto questo, il centrodestra di lotta e di governo fa bene a rivendicare la vittoria in cinque capoluoghi su 13 (due vanno al centrosinistra), forte poi dell’ulteriore dato di essere in vantaggio in cinque delle 6 città al ballottaggio. Sebbene il secondo turno complica tradizionalmente i giochi in casa Meloni-Salvini-Berlusconi.
Il punto è che, ancora una volta, le amministrative sono state più perse dal Pd e da un campo largo che quando è stato possibile non ha dato i risultati sperati. Il caso più eclatante, per assurdo arriva dalla Puglia, regione in cui i dem tutto sommato se la sono cavata bene nei Comuni al di sotto dei 15mila abitanti, aggiudicandosi 16 amministrazioni (ne avevano 7) contro un centrodestra - al solito litigioso - che scende da diciannove a undici. A dimostrazione ulteriore della differenza sostanziale tra voto politico e voto amministrativo, quando, in quest’ultimo caso, entrano in gioco varianti a volte nobili a volte meno.
Il caso eclatante - dicevamo - dell’alleanza flop tra Pd e M5S è Brindisi: fatto fuori (politicamente) in malo modo, il sindaco uscente Rossi, che si era affidato ad una coalizione di sinistra, i giallorossi non sfondano e i grillini ne escono a pezzi con percentuali simili al voto del rappresentante di scala. E se è pur vero che hanno piazzato il loro Roberto Fusco agli «spareggi» del 28 e 29 maggio è altrettanto vero che lo sfidante sostenuto da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, Giuseppe Marchionna è più di dieci punti percentuali avanti (a scrutinio in corso).
Mentre un paradigma storico della politica locale e nazionale è in corso di svolgimento ad Altamura nel nome di una quasi germanica Große Koalition della Murgia, che vede in testa Vitantonio Petronella con il 47,3% delle preferenze guadagnate con l’appoggio di una serie di civiche in odore, tra l’altro, di Lega, un po’ di forzisti ribelli, Pd e il Popolare, e molto popolare, assessore al Personale della Giunta Emiliano, Gianni Stea. Una corazzata che al ballottaggio se la vedrà con Giovanni Moramarco (resto del centrodestra e un pizzico di civici) ora al 42,2%. Insomma è il bollo tondo che certifica l’apertura in Puglia dei «laboratori» per le comunali di Bari (e le europee) il prossimo anno, e per le Regionali del 2025. Dalle «scintille» in corso, pop corn e birra, lo spettacolo sarà assicurato. Di certo si dovrà fare i conti con quell’area di centro e moderata che spunta fuori di continuo nel profilo di molti neo sindaci.
In casa Schlein invece la strada appare più del previsto in salita. L’attenzione dem era soprattutto sulle città della Toscana, sognando la remuntada. Non è finita benissimo: a Pisa - a scrutinio in corso - la bilancia pende per un’elezione al primo turno di Michele Conte (centrodestra). Ballottaggio a Siena (con avanti il centrosinistra) e a Massa (l’uscente Francesco Persiani, centrodestra, è forte di un migliaio di voti).