L’aumento dei tassi di interesse, da parte della Fed negli USA e della BCE in Europa, è all’origine delle crisi bancarie e può poco contro l’inflazione. Il meccanismo che ha portato al fallimento di Credit Swisse e della Silicon Valley Bank, innescando anche la crisi del sistema bancario tedesco, è in sostanza questo.
La guerra in Ucraina ha introdotto elementi di forte incertezza che si sono tradotti nella caduta degli investimenti su scala globale; è in continuazione la caduta della quota dei salari sul Pil nel mondo e le politiche economiche continuano a orientarsi in senso restrittivo (l’«Inflation Recovery Act» americano è solo agli inizi). Ciò significa caduta della domanda aggregata su scala globale.
La caduta della domanda aggregata su scala mondiale ha causato la riduzione dei prestiti per consumi e investimenti, con conseguente sofferenza degli Istituti di credito, che hanno reagito amplificando la loro attività speculativa. Tuttavia, dato l’aumento dei tassi di interesse, il valore dei titoli di Stato detenuti dalle banche si è notevolmente ridotto, causando perdite e, in alcuni casi, fallimenti.
Si segnala, dunque, una fondamentale contraddizione del sistema, ovvero il conflitto di obiettivi esistente fra controllo dell’inflazione e la necessità della stabilità finanziaria. Si segnala anche la natura strutturale delle crisi finanziarie, che sono il prodotto della tendenza stagnazionista (di consumi e investimenti) del sistema.
La politica della Banca centrale europea non è, peraltro, esente da errori. Vediamo quali.
1) La BCE è consapevole di non poter controllare gli aggregati monetari, ma cerca ostinatamente di farlo tramite il controllo dei tassi di interesse. Vi può essere qui - e vi è forse stato - un errore di tempistica: l’aumento del tasso di inflazione si è verificato dal 2021 ma è stato solo il 21 luglio del 2022 che la BCE ha aumentato per la prima volta i tassi. Si era già certi della fine della crisi sanitaria, ma probabilmente la BCE è stata tratta in errore dall’insorgere della variante Omicron del Covid-19.
2) Vi è stato poi un errore di comunicazione. L’Istituto di Francoforte ha detto che i tassi sarebbero stati aumentati a velocità costante, lasciando intravedere la (falsa) convinzione di avere previsioni perfette.
La cura della BCE è, in sostanza, una forte disciplina ai lavoratori. Essa implica la caduta della domanda (che già sta cadendo) e dell’occupazione nell’Eurozona, a fronte della minaccia di aumenti salariali come risposta all’inflazione e alla de-globalizzazione (come testimoniano gli allarmi di Bankitalia), con conseguente riduzione dei tassi di crescita dei salari monetari. In più, la terapia BCE rischia di aggravare il quadro, dal momento che accentua il fenomeno - già in corso - della centralizzazione del capitale. Il quale, come già visto da Marx, si manifesta nel fatto che i capitali di più grandi dimensioni acquisiscono i capitali piccoli, con effetti di segno negativo sulla dinamica dei consumi, dell’occupazione e degli investimenti.