L’Italia sta manifestando un forte attivismo sulla scena internazionale, in due scacchieri che sono di strategica importanza, per l’Italia stessa e per l’Europa tutta: il Mediterraneo e i Balcani Occidentali.
Lo fa con il lavoro quotidiano della diplomazia e con la visibilità offerta da visite di Stato da parte di membri del Governo. Nel caso dei Balcani Occidentali, due sono i temi cruciali in agenda: 1) L’allargamento dell’UE alla «regione» 2) I negoziati fra Serbia e Kosovo. Si tratta di due temi abbastanza interconnessi, ma a me pare che subordinare l’ingresso della Serbia al riconoscimento da parte di questa del Kosovo sia un errore che la diplomazia europea e quelle nazionali di Francia e Germania commettono.
D’altra parte, a non riconoscere il Kosovo non è solo Belgrado, ma anche cinque Stati Membri dell’UE: Cipro, Grecia, Romania, Slovacchia e Spagna. Con motivazioni differenti sulle quali non è questa la sede per soffermarvicisi. Da segnalare anche che la Serbia è un Paese candidato e con cui sono iniziati i negoziati di adesione, mentre il Kosovo non lo è.
Sui Balcani Occidentali si e’ tenuta nei giorni scorsi una Conferenza Nazionale a Trieste: ottimo segno. Ma il punto che vorrei sottolineare è che l’Italia ha molto da dire cooperando con i Paesi della «regione» per la sua complessiva stabilizzazione, di cruciale importanza sia per i suoi interessi nazionali sia per quelli di tutto il Continente, Paesi dell’Unione e Paesi terzi, senza distinzione.
Elenco dunque quelli che ritengo essere i principali vantaggi comparati di cui l’Italia dispone nell’area rispetto a altri Paesi. 1) L’estrema prossimità geografica, che si riflette molto in prossimità socioculturale. 2) Nella «regione» l’Italia gode di un capitale di prestigio e ammirazione di cui nessun altro Paese può beneficiare. Da queste parti, l’ «Italian way of living» è sinonimo di qualità e oggetto di imitazione presso tutti gli strati della società, da quelli più alti a quelli minuti. In proposito avrei tanti esempi emblematici fondati sulla mia pluridecennale esperienza di vita qui, aneddoti che andrebbero riportati per esteso. Forse un giorno li raccoglierò in un libro che dedicherò ai miei cari e ai miei amici.
Mi limito a qualche accenno: dalla gara fra persone appena conosciute che sapendo che sono italiano giocano a chi per primo mi inviterà a cena fino alle conversazioni con imprenditori locali che mi hanno confessato che «per vendere meglio» sulle confezioni dei loro prodotti si sono sentiti quasi in obbligo di imprimere marchi che richiamino in qualche modo il «fatto in Italia». In quest’ultimo caso si è in quel territorio grigio che sta fra l’imitazione e la contraffazione, ma la cui frequenza è comunque sintomatica di quanto valga l’immagine-Italia da queste parti.
A questo proposito, un episodio vorrei qui comunque riportarlo. Era sera tardi, quasi notte, e viaggiavo con il mio autista su una macchina con targa francese su una strada secondaria. Ci fermò una pattuglia della polizia stradale perché la lampadina di una delle luci di posizione era fulminata. «Insospettiti», gli agenti ci chiesero di aprire il bagagliaio per controllare se avessimo il kit di lampadine di riserva e la cassetta di pronto soccorso, due cose che fin dai tempi della Jugoslavia titina è indispensabile tenere a bordo. Non le avevamo. Ci fecero scendere e bruscamente ci chiesero di mostrare i nostri documenti. Tirai fuori il mio passaporto. «Ah, ma sei italiano, e non potevi dirlo prima?». Conclusione: niente multa né tanto meno ordine di presentarsi l’indomani dal giudice, ma dono di una lampadina per sostituire quella fulminata e grazia anche per la mancanza di kit e cassetta di pronto soccorso. 3) L’interscambio commerciale fra l’Italia e la gran parte dei Paesi dell’area é molto rilevante: siamo testa a testa con la Germania ovunque, sia come clienti sia come fornitori. 4) Gli investimenti diretti di imprese italiane nella regione sono di stock molto consistente, anche se su questo punto limitati dal fatto che l’Italia é soprattutto un Paese di piccole e medie imprese, per le quali l’investimento diretto all’estero é impresa molto più impegnativa che per i colossi tedeschi; ma con la Germania siamo anche in questo caso in grado di competere per la prima posizione, nonostante il limite appena richiamato. Abbiamo comunque anche in questo caso posizioni di forza, specialmente nel settore bancario, dove le nostre Unicredit e Intesa occupano posizioni da leader di settore. 5) L’Italia è stata ed è impegnata in missioni militari di pace e di polizia che hanno dato ottimi risultati, dalla missione Alba fino a quelle multinazionali in Bosnia e Erzegovina e in Kossovo. La capacità di militari e forze di polizia italiani è apprezzata da tutte le popolazioni delle aree interessate, che ne riconoscono capacità empatica, equilibrio e professionalità.
6) Nel caso specifico dei negoziati fra Belgrado e Priština/Prishtina e dello status dell’area a maggioranza serba del Kossovo, l’Italia può mettere sul tavolo l’esempio di come ha risolto con successo la questione dell’Alto Adige/Sudtirolo, che prima della sua soluzione presentava problemi analoghi.
L’Italia ha dunque nella regione quello che oggi si chiama soft power, ed è un forte soft power. Fatto di attrazione verso lo stile di vita degli italiani, i prodotti italiani, la cultura italiana, di vitalità degli scambi commerciali, di consistenza degli investimenti diretti, di riconoscimento di affinità socioculturali, di ammirazione per come in più occasioni ci siamo in maggioranza comportati qui negli ultimi decenni.
Siamo visti un po’ come il cugino ricco che però è comunque un cugino cui chiedere aiuto nella consapevolezza che non approfitterà della tua debolezza per impartirti lezioni non richieste. In sintesi, posso dire che nei confronti dell’Italia c’è fiducia e anche aspettative, magari molto alte, ma che, per l’interesse comune, non dobbiamo tradire.
La posizione dell’Italia come Paese decisamente favorevole all’integrazione dei Balcani Occidentali nell’UE e la condotta finora molto empatica del nostro Paese nei confronti della questione Serbia versus Kosovo sono le strade maestre da continuare a seguire. Lo ripeto, per l’interesse nazionale e per quello dell’Europa tutta. Usiamo bene il soft power e i buoni esempi che abbiamo.