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Ora il centrosinistra faccia quadrato in aula contro l'autonomia

 
Onofrio Introna

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Onofrio Introna

Autonomia differenziata e credito di imposta: colpi al cuore del Sud

Anche tra i Comuni del Centro-Nord si leva qualche contrarietà alla riforma pretesa da Zaia e Fontana, più di un sindaco ha fatto i conti e non trova affatto garantito un vantaggio per la comunità rappresentata

Giovedì 19 Gennaio 2023, 13:23

C’è fermento sull’Autonomia differenziata, ma è limitato a pochi amministratori e opinionisti, sempre gli stessi. Eppure la carta stampata non resta a guardare. La Gazzetta del Mezzogiorno tiene vivo in questi giorni il dibattito sul tema, che minaccia il Sud e rischia di dividere definitivamente e per sempre l’Italia, ma sembra non appassionare più di tanto l’opinione pubblica. Il quotidiano che offre voce da molto più di un secolo alla Puglia e al Mezzogiorno è puntuale nel registrare novità ed esternazioni pressoché quotidiane, dei pochi. Agli strali anti-riforma del presidente campano De Luca, che aggiunge con forza il suo «No» a quello forte del collega pugliese Michele Emiliano e all’accorato appello dei sindaci, fanno da contraltare le riflessioni in equilibrio mediano tra l’apertura al regionalismo differenziato e il «ne potremmo fare anche a meno» del governatore della Toscana Giani, che professa moderazione, con qualche distinguo rispetto al compagno di partito e presidente di un’Emilia-Romagna schierata sulla linea dell’autonomismo spinto lombardo-veneto.

Nonostante l’attenzione della stampa - limitata ai giornali, va detto, visto che i media televisivi sono distratti da argomenti più intriganti per i telespettatori generalisti - lo spettro dell’autonomia differenziata non sembra spaventare gli italiani, nemmeno appassionarli, come invece dovrebbe, in un’Italia che ha già grandi e vistosi problemi di diseguaglianze territoriali e di penalizzazioni per i cittadini del Sud.

Anche tra i Comuni del Centro-Nord si leva qualche contrarietà alla riforma pretesa da Zaia e Fontana, più di un sindaco ha fatto i conti e non trova affatto garantito un vantaggio per la comunità rappresentata. Cogliamo la preoccupazione di molti piccoli e medi Comuni centro-settentrionali che potrebbero essere penalizzati da un prepotente regionalismo 4.0. Ma nonostante tutto, la protesta resta circoscritta, il discorso non monta come sarebbe auspicabile e necessario.

Probabilmente, lo strabordante dibattito sul futuro del Partito Democratico ha una responsabilità nel tenere basso il volume sull’autonomia differenziata. L’attesa per la scelta del segretario e la definizione del programma rallenta la lettura della situazione e quindi l’indispensabile intesa tra i partiti dell’opposizione all’insegna dell’unità nazionale.

Il PD è tutto preso dalla dialettica interna tra le correnti in campo, ma anche i 5 Stelle e il Terzo Polo del centrosinistra non colgono il momento politico e non sfruttano l’occasione. Avrebbero tutto da guadagnare infatti nello scontrarsi con forza con la maggioranza contro la secessione dei ricchi e nel farsi portavoce del «no» del Paese. Non muoversi, farsi trovare distratti è ancora più grave, davanti ai ricatti incrociati sotterranei tra le forze del centrodestra al governo, che non riescono a fare sintesi, non si intendono sul come riorganizzare l’Italia, perché uniti sulle poltrone ma divisi sulle priorità: la Lega vuole l’autonomia differenziata, la premier Meloni vorrebbe il presidenzialismo, Berlusconi cambierebbe la giustizia.

Non vorrei che questa gara a fare da soli nel centrosinistra e a chi fa per primo nel centrodestra finisca per far dimenticare quello di cui il Paese ha urgente bisogno: lavoro, salute, tutela dell’ambiente, parità di genere, cancellazione di divari e disparità, riforme condivise. Perché rimandare una riflessione seria sui rischi di salti in avanti utili a pochi e dannosi per tutti?

Prendo spunto dalle considerazioni di Claudio Martelli sulla Gazzetta per affermare che l’attuale opposizione progressista - e riformista, non dimentichiamolo - dovrebbe sovvertire il tradizionale detto latino simul stabunt vel simul cadent, stanno insieme o insieme cadranno, affermando finalmente l’urgenza della riorganizzazione dell’opposizione parlamentare (stanno insieme e insieme vinceranno). Prima o poi dovranno finalmente rendersi conto dell’urgenza di superare asti, rancori e torti del recente passato. Si dovrà pure riprendere a coniugare la politica al futuro!

La campagna elettorale è chiusa, quello ch’è stato è stato, ora governa il centrodestra ed è bloccato sui tre obiettivi, sui quali il Parlamento non è stato chiamato a dibattere. L’opposizione non può rinviare a questo punto un salto di qualità, con una seria valutazione delle priorità vere, comunque ineludibili per rilanciare il Paese e affrontare con chiarezza i temi chiave dell’Italia di domani, i cui cittadini hanno il diritto d’essere coinvolti in una riflessione, attraverso il dialogo tra tutte le forze e componenti istituzionali e sociali. È evidente che i sogni sono diversi, ma è pur vero che abbiamo bisogno di riforme, non ultima la sempre annunciata riorganizzazione della Giustizia.

Non manca il rispetto per un PD che sta affrontando temi difficili, ma è tempo di avviare un dialogo serio e sereno su come organizzare l’opposizione parlamentare e su quali temi. Per favorirla nel Paese e nelle Camere, sarebbe auspicabile che l’appuntamento del PD segni l’avvio di una fase costituente per la ricostruzione dell’identità della Sinistra, fondato sui valori del Socialismo italiano ed europeo, nel solco dei principi costituzionali e nel rifiuto di ogni populismo e nazionalismo.

Il nuovo percorso del partito deve proporre una piattaforma programmatica e cercare un’ampia intesa con le forze dell’opposizione, su alcuni temi forti, a cominciare dai tre obiettivi sui quali il centrodestra non trova la quadra, ma la troverà.

Finché l’opposizione democratica non avrà le idee chiare su questi punti, vitali per l’Italia e il Mezzogiorno, come potrà contrastare l’offensiva sovranista contro l’assetto costituzionale? Serve un fronte unitario dei progressisti e riformisti nel Parlamento, a cominciare dalla resistenza contro l’autonomia differenziata che minaccia il Sud e da una visione comune dell’Italia di domani da costruire, cercando e ritrovando la «grande passione» di un tempo per la politica, rilanciando un nuovo e forte dialogo con gli elettori e stringendo con i giovani un grande patto generazionale, che contribuirà a creare una muova classe dirigente del Paese.

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