Il cattivo carattere di William, il rapporto con Carlo, le trame dei cortigiani. Più che il libro delle rivelazioni Spare, l’autobiografia del principe Harry (scritta da un altro) è il libro delle lamentazioni. Ci racconta che William è soggetto ad attacchi di rabbia ma già lo sappiamo da sua madre Diana, che lo aveva chiamato wombat, come il marsupiale che sembra dolce e quieto e poi aggredisce e azzanna. Ci dice che Carlo è un tipo anaffettivo: e come poteva non esserlo il figlio della regina e del duca di Edimburgo?
Colpisce, invece, lo stupore fanciullesco di Harry dinanzi al mondo in cui è nato e alla spiacevole circostanza di essere il «secondo figlio», che in una monarchia non conta nulla: è lo spare, appunto, ovvero un ricambio, una ruota di scorta. Si può rifiutare questo gioco, però lui pretende di modificarlo a suo favore. Dice che rivuole indietro il padre e il fratello, ma non l'istituzione. Dimentica che l'unica ragione per cui la gente si interessa a lui è che fa parte di quell’istituzione, ovvero la monarchia. È per questo che è nato in un castello e ha vissuto per quattro decenni nelle favole . E si vede. Persino il linguaggio è fanciullesco: dipinge Camilla come la strega cattiva. Difficile sentire un quarantenne parlare così della sua matrigna.
Escluso che queste «non rivelazioni» possano minacciare la monarchia - dopo la pubblicazione del libro, la popolarità di Harry in Gran Bretagna è arrivata al punto più basso mai raggiunto - c'è da chiedersi perché succeda proprio adesso. Dopo la «fuga» in America, Harry e Meghan hanno il forte problema di mantenere viva l'attenzione dei media e godere finché possono dei benefici che derivano dall'essere dei «reali». In pratica, monetizzare i loro bisticci con la famiglia Windsor.
Ma che faranno da qui a dieci anni ? Prima o poi le loro versioni malevole sui parenti reali finiranno: anche il cesto della biancheria sporca ha un colmo. Molte di queste storie saranno sottoposte a verifica. Come la faccenda del razzismo: quasi nessuno ha fatto caso che nella docu-serie Harry & Meghan e nel libro Spare le accuse alla famiglia reale sono scomparse. Al di là del fatto che fossero fasulle o meno, questo proietta la luce del dubbio sulle restanti affermazioni dei Sussex.
Stupiscono gli attacchi al fratello, così aspri e duri. Harry e William finora non avevano mai chiarito le ragioni della loro rottura. Il fatto di avere taciuto lasciava ancora uno spiraglio alla speranza della riappacificazione. Ora Harry sceglie di raccontare pubblicamente che William l'ha picchiato. Non è solo un tradimento nei confronti di chi lo ha sempre protetto da fratello maggiore. Somiglia a mercimonio. Da mesi assistiamo a un'operazione che ha portato Harry e Meghan a guadagnare dalla docu-serie attorno ai 100 milioni di dollari, mentre il libro ha fruttato un anticipo di 20 milioni. La ragione del pubblico fracasso prodotto dai due è questa. La ragione dell'attacco a William, invece, ha molto a che fare con il rancore secolare del «numero due» nei confronti del «numero uno».
Prima di Harry era stato il principe Andrea, il favorito della regina, a sentirsi più titolato di Carlo a cingere la corona. La principessa Margaret ha sofferto moltissimo per non essere lei sul trono, perché si riteneva più bella e affascinante della sorella Elisabetta. Ancora prima c'era stato lo scontro tra Edoardo e Giorgio, e così via. Questo attacco, dunque, rientra nella normalità tragica della famiglia reale, dove prima o poi i rapporti di potere hanno il sopravvento su quelli affettivi.
Però, tra William ed Harry c'era un legame profondo. Questi due giovani, danneggiati dal divorzio dei genitori incapaci di gestire una separazione decente , avevano costruito un rapporto che sembrava indistruttibile, specie dopo quella giornata terribile in cui seguirono uno accanto all'altro il feretro della madre. Colpisce che tutto questo possa essere infranto dall'accumulo del rancore derivante dal fatto che William è il «numero uno», destinato al trono, ed Harry il «numero due» destinato a diventare 3-4-5-6 man mano che suo fratello gli dà dei nipotini.
È a questo destino che Harry ha voluto ribellarsi con l'aiuto di Meghan. Oggi la sua condizione è quella di un quarantenne che ha rinnegato la famiglia, la monarchia, il suo Paese e perfino se stesso in nome della moglie e dei figli che dichiara di amare e voler proteggere. Sicuro che abbia scelto il modo migliore di farlo? Certamente, Harry appare influenzato dalla cultura della confessione e del «risveglio» degli psicoterapeuti americani, ai quali si è rivolto anche spinto da sua moglie.
Il ghostwriter del libro, il giornalista americano JR Moehringer, ha raccontato che hanno parlato per ore e alla fine hanno sbobinato circa dodicimila pagine, che sono poi diventate 540. Insomma scrivere il libro è stato come fare una specie di seduta analitica, dove il principe si è abbandonato all'auto-indulgenza e al narcisismo che trapelano da ogni pagina, come la totale mancanza di assunzione di responsabilità. Stando alle sue parole, tutto ciò che Harry ha fatto, nel bene o nel male, è il risultato di decisioni altrui. La divisa nazista l'ha messa perché lo hanno incoraggiato William e Kate. Ha ucciso 25 afghani perché l'esercito gli ha insegnato che non stava uccidendo nessuno, ma semplicemente eliminando qualcuno dalla scacchiera. La colpa è sempre tutta dei giornali: se presentano Meghan come capricciosa, arrogante e arrembante è solo perché qualcuno ha lasciato filtrare notizie cattive sul suo conto.
Meghan è stata il detonatore della frattura tra i fratelli. Ha esasperato le incomprensioni mentre Kate Middleton cercava di fare da paciere. L'attrice americana divorziata è arrivata nella famiglia con l'obiettivo di sfruttare la celebrità globale derivante dal rapporto con Harry. Quando ha scoperto che le toccava la seconda fila si è ribellata. Della rottura coi Windsor lei è stata la stratega e il motore. Ma che ne sarà di Harry se un giorno quella ora gli appare la più grande storia d'amore di tutti i tempi dovesse finire?
Forse tornerà a casa da cane bastonato, perché – come si dice- il sangue è sempre più spesso dell'acqua e quindi il legame con padre e fratello potrebbe essere riannodato. Ma non potrà tornare in una istituzione- la Corona- che ha offeso e vilipeso, spendendo parole terribili contro Camilla, che non è solo la moglie del padre, ma la regina consorte. Un’ istituzione, appunto, e non si può chiamarla «matrigna cattiva» senza oltrepassare una linea rossa. Lui lo ha fatto, così come ha dipinto il futuro re d'Inghilterra, suo fratello, come un energumeno che gli ha messo le mani addosso.
Il risultato per ora è che Harry sembra spingersi giorno dopo giorno nella stessa condizione in cui era finito il pro-zio Edoardo VIII, ridotto a un'ombra, un elemento di arredo nelle serate di canasta della buona società parigina. Da Parigi a Hollywood non è un gran guadagno.
Il duca di Sussex purtroppo sembra non capire che se ti porti dietro le spore di un sistema ammuffito, qual è sicuramente la monarchia, non puoi scegliere quali conservare e quali scartare. Se ti piacciono la pompa e le uniformi, i patronati benefici e gli onori militari, la deferenza automatica , gli incontri con le cosiddette celebrità, c’è un prezzo da pagare. E alla fine le memorie di Harry sembrano solo il grido d’angoscia di un giovanotto non tanto brillante che ha avuto la sfortuna di arrivare secondo.