È la geostoria ad essere «opportunità» e «condanna» per Brindisi e per il suo territorio. Città e provincia hanno un ruolo di primo piano sullo scacchiere nazionale ed internazionale, lo si consideri sul fronte dell’energia, come dell’industria; sul fronte della cooperazione internazionale, come su quello del turismo. Nel rapporto «onori-oneri», quando tutto questo non piace, lo si definisce «imposto dall’alto» e inizia una contrapposizione parossistica fra Enti ed istituzioni: un rapporto che resta la sfida prioritaria da affrontare nel corso di quest’anno appena iniziato.
Non è una frase fatta, ma, mai come in questo 2023, le sfide accese vanno concluse. Ciò a partire proprio dalla «sfida politica», che non è solo legata alla circostanza che molta parte dei cittadini dovrà rinnovare i propri organismi di amministrazione locale, ma alla necessità che si remi tutti in un’unica direzione, con la logica propria dei Romani - «et...et», piuttosto che «ne...ne» -, i quali, pensando a Brindisi, guardavano al suo porto e ad esso tramite la via Appia.
Porto e via Appia - quest’ultima ora al centro di recente attenzione dell’Unesco - oggi come allora, dicono di traffici e di industria, di gente che si muoveva e si muove per affari come per turismo. «Industria» e «turismo» sono due sostantivi che questa realtà provinciale ha bisogno di declinare singolarmente, piuttosto che sceglierne uno solo, lasciando all’altro termine la funzione di aggettivo. Nell’attuale temperie serve una dose di fiducia in più ed una di sospetto in meno: serve un luogo di incontro e non di scontro (troppe volte hanno parlato di «patto»).
Nell’anno della «sfida delle infrastrutture» è sufficiente pensare che esse sono al servizio del territorio per favorire la crescita, nel porto come nella zona industriale e nelle altre aree individuate. È questo il senso della Zona economica speciali-Zes e dei suoi progetti che quest’anno devono essere cantierizzati. E poi, cos’altro, se non crescita e sviluppo, devono portare le progettualità approvate e finanziate dal «Contratto Istituzionale di Sviluppo -Brindisi-Lecce-Costa Adriatica», comunemente noto come Cis? Quest’anno per Brindisi la parola «sfida delle infrastrutture» significa cantieri nel porto e significa definitiva riperimetrazione delle aree Sin (Siti di interesse nazionale): sono il passo necessario per nuovi insediamenti e nuovi investimenti, indipendentemente da ciò che per Brindisi saranno le scommesse proprie di ciò che va sotto il capitolo della «Hydrogen valley».
Su Brindisi è previsto un primo, importante progetto di Edison, Alboran, Saipem, ma l’obiettivo è più alto e più completo: produrre intere filiere che diano certezze alle imprese e sorrisi alle famiglie in difficoltà perché non è peregrino pensare ad una Brindisi che, con nuove infrastrutture, sia hub energetico del Mediterraneo. Nel momento in cui l’orologio della rivoluzione energetica va avanti per conto proprio annullando, causa i conflitti in Europa, un periodo di transizione meno traumatica possibile, Brindisi dev’essere nei nuovi scenari con razionalità e determinazione, scevra da un’idea manichea della realtà e della società, in cui tutto il bene è in un luogo e in un’idea e tutto il male è degli altri. Con la conseguenza che quanto è stato considerato male, ha attecchito - e bene e con indubbi benefici -, a poca distanza da Brindisi.
Le due sfide sopra citate innescano una «sfida sportiva»: Brindisi dovrà necessariamente abbandonare la logica dello «zero a zero», non deliberata ricerca del pareggio nelle competizioni, ma obiettivo bloccare l’iniziativa altrui quando si è incapaci di realizzare la propria. Tale logica rende il territorio per nulla appetibile, perché emerge un clima poco sereno, molto litigioso, cancellando l’appeal non solo per il luogo, ma anche per le persone che lo abitano e lo governano.
E nella «sfida sportiva» ci entra a pieno titolo il «PalaEventi», il più grosso investimento di privati nella storia della città: è stata perimetrata l’area, dovrà essere pronto per i Giochi del Mediterraneo di Taranto 2026. Sarà per quell’occasione la sede degli sport di squadra e, nell’ordinario, il nuovo «palazzo» del basket, sport nel quale Brindisi è la «stella del Sud». È sport, il basket, che non ammette il pareggio, men che meno uno zero a zero: questa considerazione valga come sigillo per il futuro della città.