Nella legge di bilancio 2023 il governo ha trovato pochissimo spazio per mantenere le promesse elettorali, avendo voluto (e in buona misura dovuto) concentrare le poche risorse disponibili sul caro energia. Ha quindi fatto la scelta di puntare su interventi teoricamente «a costo zero», ma fortemente identitari, per lanciare messaggi inequivocabili al proprio elettorato. Tra questi spiccano l’innalzamento della soglia al di sotto dei quali gli esercenti possono rifiutare il pagamento con POS (al momento fissata a 60 euro) e quello del limite all’utilizzo dei contanti da 2.000 (che avrebbero dovuto diventare 1.000 nel 2023) a 5.000 euro (la prima proposta era addirittura 10.000).
Si è molto discusso se tali misure favoriscano o meno l’evasione fiscale che, ricordiamo, ci vede fanalino di coda tra i principali paesi europei: siamo infatti al 23% circa del PIL, contro l’11% della Francia e il 10% di Germania e Regno Unito. Se riuscissimo a portarci ai livelli dei nostri vicini potremmo alleggerire la pressione fiscale complessiva (che vale quasi il 44% del PIL), riequilibrandone la ripartizione tra lavoratori autonomi da una parte e lavoratori dipendenti e pensionati (che attualmente versano oltre l’80% dell’IRPEF totale) dall’altra, e nel contempo migliorando la spesa pubblica.
Abbiamo udito voci autorevoli (tra cui anche la Corte dei Conti e la Banca d’Italia!) sostenere che aumentare la tracciabilità dei pagamenti costituisce un utile (naturalmente non l’unico) strumento di efficace contrasto all’evasione, ed altre invece contrastarne l’efficacia. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è però spinto (o spinta?) ben oltre, affermando addirittura che il tetto all’utilizzo dei contanti sarebbe controproducente: «Per paradosso più è basso il tetto al contante e più si rischia l’evasione. Se non posso spendere legalmente delle somme, che ho per mille ragioni, tenderò a farlo in nero. Quindi più abbassi il tetto al contante più favorisci l’evasione. Più fai salire il tetto al contante meno favorisci l’evasione». Affermazioni davvero estremamente originali, alle quali è pur troppo facile obiettare.
Innanzi tutto, bisogna ricordare che la soglia si riferisce alla singola transazione, e non al possesso complessivo di contanti. Ciò premesso è difficile immaginare quali possano essere le «mille ragioni» per le quali un cittadino si trovi ad avere legalmente una tale quantità di denaro in contante (presumibilmente decine di migliaia di euro) da aver bisogno di spenderlo tutto - per transazioni unitarie fino a 5.000 euro - senza farlo passare dal circuito bancario (il che lo renderebbe tracciabile). Probabilmente per mancanza di fantasia, a chi scrive non viene in mente nemmeno una di queste «mille ragioni» legali (ma moltissime illecite). Ed ancora, cosa significa «spendere in nero» (ricordiamo, per singole transazioni fino a 5.000 euro)? Forse pagare «in nero» il lavoro dell’artigiano o del professionista? O fare acquisti «importanti» senza richiedere lo scontrino? È proprio attraverso l’evasione fiscale di imprenditori, professionisti e commercianti che si forma quel possesso (che non è però legale) di grosse somme in contanti che genera il circolo vizioso dei pagamenti non tracciabili; circolo che può essere spezzato solo aumentando, e non diminuendo, la tracciabilità alla fonte. Altrettanto paradossale è la tesi che il tetto all’utilizzo del contante sfavorirebbe il turismo: quale turista ha bisogno di fare singole transazioni di importo fino a 5.000 euro in contanti? È un po’ troppo per un conto al ristorante o in albergo. O forse vogliamo attrarre nelle nostre città trafficanti di droga che girano con rotoli di banconote da 500 euro in tasca?
Il Presidente Meloni ha dimostrato in più occasioni di essere persona molto coraggiosa. Affermazioni come quelle sopra riportate sembrano però dimostrare «sprezzo del ridicolo» piuttosto che «sprezzo del pericolo»... D’altra parte bisogna capire: è difficile dire esplicitamente che questi provvedimenti, insieme all’ennesima sanatoria fiscale, sono destinati a favorire gli evasori, a danno di tutti coloro che non vogliono, o semplicemente non possono, evadere le imposte.