Con atto di irriverenza nei confronti di ogni tradizione, il Futurismo fa incursione nella Storia all’alba del ventesimo secolo con una sensibilità avveniristica. L’avanguardia che più di ogni altra ha coltivato l’ansia e l’urgenza del rinnovamento lancia una sfida culturale a un’Italia chiusa nel perimetro di quel classicismo in cui giovani generazioni di intellettuali e artisti ora non si identificano. L’esaltazione della volontà che plasma e rinnova la faccia del mondo è eclatante nel manifesto futurista in cui si palesa l’impalcatura ideologica di un movimento che imprimerà sfrenato ed entusiastico dinamismo a un tempo di inquietudini ed infelicità politiche e sociali. Il Futurismo coagula sentimenti di insoddisfazione e incompletezza che agitano da tempo una nazione unita ma conscia di quei mali e di quella arretratezza che la tengono lontana dalle glorie delle altre nazioni. Nella Parola, nell’Arte, nella Vita il Futurismo cerca la Forza, l’ardimento, il futuro, la catarsi necessari alla rinascita, alla «rivincita».
Sedotta dalle promesse futuriste l’Italia scommette su questi arditi giovani, dà loro spazio e la possibilità di ripensare forme e modi di vita e pensiero e creare le basi del cambiamento. I Futuristi nel loro furore antidogmatico contro la Tradizione guardano con simpatia agli anarchici perché sfidano il potere e i valori costituiti così come accusano e disprezzano, invece, chi resta fermo nello stato di recessione spirituale e materiale del paese. L’avanguardia italiana si era infatti caratterizzata, fin dagli esordi, per una esplicita dimensione politica che possiamo trovare espressa già nei loro manifesti.
Ed è nel Manifesto futurista ai pittori meridionali pubblicato nel 1916, anno della morte di Boccioni, a firma dello stesso pittore, che troviamo i dogmi di quella religio che sta «educando» gli Italiani, preparandoli ad accogliere e sostenere il Fascismo nato forse nel grembo teoretico di questa avanguardia. Boccioni vuole indicare la strada della gloria agli artisti meridionali che soffrono la distanza dai centri della cultura e del potere: la certezza incrollabile in una rigenerazione dell’arte Italiana, confessa Boccioni, lo spinge ad affrontare il problema pittorico nell’ambiente meridionale. Parole durissime sono scagliate contro la borghesia e i suoi meschini interessi. Il Sud è vittima della sua stessa cupidigia: non è il denaro il fine dell’Arte ma la Grandezza! I pittori meridionali (e Boccioni esplicita che si vuole riferire ai napoletani, ai pugliesi, ai siciliani, ai calabresi e abruzzesi) devono vincere l’ avversione per tutto ciò che è rinnovamento: l’uomo nuovo non deve vivere il peso dei suoi dubbi, non deve crogiolarsi davanti a libri di poeti e filosofi! Boccioni accusa gli uomini di cultura del Sud di essere servi di una angoscia sentimentale che li rende «vecchi a trent’anni», che dà loro «il terrore della vita, il terrore del nuovo, dell’avventura e della conquista nell’amore e nell’arte». L’angoscia sentimentale è ciò che i Futuristi rimproverano ai meridionali che rimpiangono il passato, che sono scettici sull’avvenire! Boccioni è fraternamente polemico con i meridionali «divenuti italiani per unità politica» ma che poi restano incatenati al proprio caratteristico talento regionale! Il Meridione ha bisogno di artisti che orientino le vite con le opere loro in cui deve pulsare la vita col suo «turbine quotidiano di eroismo, di ambizione, di voluttà e di nottambulismo elettrico».
I Futuristi vogliono che gli artisti meridionali si convertano alla «nuova fede», che partecipino dalla periferia in cui credono, sbagliando, di trovarsi, al processo di rinnovamento della cultura italiana che ha nella velocità e perfino nella guerra, che scatena energie primordiali, i suoi nuovi miti.
Il Futurismo è figlio di un tempo i cui bisogni e la cui anima sono proprio quelli di un gruppo di pittori e poeti ardenti e pugnaci che hanno creato per ri-creare un’identità nazionale capace di autodeterminarsi, e che ammoniscono i pittori meridionali a lavorare perché l’Italia potesse combattere per l’arte battaglie meravigliose e vincerle.