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A rischio 20 miliardi Pnrr: non si dovrebbe perdere tempo, ma lo si perderà

 
Salvatore Rossi

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Salvatore Rossi

Economia: nel 2019-2023 Potenza crescita zero

Guardiamo le previsioni macroeconomiche più aggiornate sull’Italia fatte da reputati centri d’analisi

Domenica 31 Luglio 2022, 14:04

E all’economia chi ci pensa? Per il momento le manovre tra forze (o debolezze) politiche sono volte a stabilire alleanze in vista delle liste elettorali. I programmi verranno presentati una volta fatte le liste. Forza Italia ha già diffuso un abbozzo di programma, che però sembra più un espediente propagandistico che un vero programma. Tuttavia l’economia alla fine è decisiva: anche se gli elettori italiani amano fare il tifo per vessilli identitari, quando l’economia morde - stipendi che perdono potere d’acquisto per l’inflazione montante, posti di lavoro di nuovo a rischio - votano prevalentemente badando ai propri interessi materiali. E allora almeno noi, che assistiamo dal di fuori ai complicati giochi pre-elettorali, cerchiamo di capirci qualcosa in questo ginepraio economico. Guardiamo le previsioni macroeconomiche più aggiornate sull’Italia fatte da reputati centri d’analisi.

Comunemente si parla di previsioni, ma sarebbe più corretto dire scenari previsivi. Le previsioni le fanno i meteorologi, gli economisti si limitano a costruire scenari condizionati a un certo quadro di assunzioni. Fra gli esercizi previsivi più recenti c’è quello della Banca d’Italia di un paio di settimane fa, che non a caso presenta due scenari. Essi differiscono per le ipotesi riguardanti l’andamento della guerra fra Russia e Ucraina, ipotesi che a loro volta se ne portano dietro altre sulle variabili cosiddette esogene, quelle che i decisori della politica economica devono prendere per date, non avendo su di loro alcuna influenza sostanziale.

Nello scenario detto «di base» la Banca d’Italia assume che la guerra Russia-Ucraina si protragga per tutto il 2022 senza tuttavia intensificarsi e condurre a una totale interruzione delle forniture energetiche dalla Russia. In tal caso il PIL italiano, sulla spinta della forte crescita della parte finale del 2021, metterebbe a segno nella media di quest’anno un aumento di oltre il 3 per cento. Rallenterebbe, sempre in media d’anno, intorno all’1,5 per cento nel biennio 2023-24. L’inflazione, sospinta dai rincari delle materie prime ed energetiche, sfiorerebbe l’8 per cento nella media di quest’anno, per dimezzarsi l’anno prossimo e scendere al 2 nel 2024. L’occupazione continuerebbe a espandersi, sia pure più lentamente del PIL. Quindi, uno scenario di rallentamento rispetto all’exploit dell’anno scorso ma non drammatico, con le tensioni inflazionistiche rapidamente in rientro.
Ben diversi sarebbero i risultati dovesse la guerra intensificarsi al punto tale da determinare un arresto delle forniture dalla Russia di fonti di energia (gas e petrolio), con conseguenti interruzioni delle attività industriali a più elevata intensità energetica. Rincarerebbero molto le materie prime, si affievolirebbe la domanda estera, aumenterebbero l’incertezza e la sfiducia di consumatori e investitori interni. In questo quadro più fosco il Pil quasi si fermerebbe quest’anno, diminuirebbe l’anno prossimo di quasi il 2 per cento. L’inflazione salirebbe sopra il 9 per cento quest’anno e resterebbe ben oltre il 7 l’anno prossimo. L’occupazione diminuirebbe, a partire dalla seconda metà dell’anno in corso e per tutto il successivo. Si tratterebbe dunque di uno scenario di nuova recessione, non profondissima come quella del 2020, primo anno di pandemia, ma comunque preoccupante.

La Commissione Europea ha diffuso le sue previsioni economiche estive quasi simultaneamente alla Banca d’Italia. Disegna un solo scenario, di base, e i risultati per l’Italia sono lievemente più pessimisti per la crescita, con un’inflazione di conseguenza un po’ più bassa. Il Fondo Monetario Internazionale ha presentato il suo aggiornamento previsivo pochi giorni fa, di nuovo con il solo scenario di base, confermando un 3 per cento di crescita quest’anno, con un anno prossimo in forte rallentamento.
Tutti questi esercizi non tengono conto della crisi di governo. Ma è chiaro che il passaggio di legislatura e di Governo determinato dalle elezioni politiche anticipate non può che avere conseguenze negative sugli andamenti economici di breve termine. Per un motivo molto semplice: la politica economica viene di fatto sospesa per almeno due o tre mesi, in una fase in cui essa conta più del consueto e le scadenze sono serrate. Fermo restando il fatto che gli andamenti di un’economia di mercato come quella italiana sono determinati dai soggetti privati che vi operano, in primis dalle imprese, è indubbio che la politica economica fatta dai soggetti pubblici (governo, enti locali, autorità) li può influenzare, anche molto. In questo periodo l’influenza è massima, a causa del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, concordato con la Commissione Europea per avere diritto ai fondi del programma Next Generation EU).

Sono previsti investimenti pubblici e relativa capacità di spesa, ma soprattutto riforme, precondizione di tutto: giustizia, concorrenza, appalti pubblici, fisco, per citare le principali. Alcune di queste sono state approvate dal Parlamento e attendono i cosiddetti decreti attuativi, altre devono completare l’iter parlamentare e poi entrare nella fase dei decreti attuativi. Si badi bene che i decreti attuativi, di cui mai si parla, sono fondamentali, senza di essi le leggi, ancorché varate con grande solennità dal Parlamento, restano lettera morta. Questi decreti spettano al Governo, a ciò delegato dal Parlamento, con il concorso delle magistrature contabile e amministrativa. In altri termini, si fermano se non c’è un governo nella pienezza dei suoi poteri che li spinge. Anche immaginando che il governo scaturente dalla nuova legislatura riprenda il PNRR con rinnovata energia, il rischio è che comunque salti la seconda rata dei fondi europei, circa 20 miliardi, legata com’è alla scadenza di fine anno per le riforme. Non si dovrebbe perdere tempo quando il tempo è prezioso, ma lo si perderà.

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