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Gli «eroi» del teatro, dopo il vuoto arriva il pubblico

 
Enrica Simonetti

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Enrica Simonetti

Teatro Petruzzelli, corso Cavour 12 Bari

Il teatro Petruzzelli di Bari

La cultura stia guarendo il mondo attorno a noi. Lo spettacolo va

Sabato 04 Giugno 2022, 14:56

14 Giugno 2022, 18:50

Cento giorni di guerra e il rischio assuefazione, con la voglia recondita di voler cambiare canale. Però chi esce, trova le città in fibrillazione: sì è vero, piangiamo per la crisi, per il caro-vita, avvertiamo le depressioni dilaganti, le ombre del male di vivere... ma da un po' ci sono luci che per fortuna s'accendono in noi. È quel «tutto sopravvive» che già Pierpaolo Pasolini citava e riconosceva presente decenni e decenni fa, quando un'Italia senza nemmeno la speranza nel dio-Pnrr affrontava i dossi pericolosi del secolo breve. Un culto della sopravvivenza che col tempo abbiamo imparato a mettere in atto di continuo. Guardatevi attorno: si sente forte il desiderio di tornare alla vita, sia in una fila sotto il sole per andare al mare, sia in un bar, in un ristorante all'aperto, a una festa, in un teatro.

Quest'ultimo – al Sud più ancora che al Nord - sta rappresentando un fenomeno per fortuna positivo (ogni tanto diamole le buone notizie!) e sembra quasi che la cultura stia guarendo il mondo attorno a noi. Lo spettacolo va. Qualche dato che fa riflettere: diecimila spettatori hanno affollato il Petruzzelli dal 25 maggio al primo giugno per La Notte di San Nicola, l'opera per ragazzi commissionata a Nicola Campogrande, con la regia di Walter Pagliaro; doppia data a grande richiesta per il maestro Riccardo Muti, cosa che può apparire ovvia, trattandosi di Muti, ma che di questi tempi, col cinema che langue, con la disobbedienza dello spettatore impigrito, non era scontata. Eppure la sindrome allegra del tutto esaurito esiste di nuovo. Un pubblico estasiato ha applaudito giorni fa a Bari, dopo Danilo Rea, uno straordinario e naturalissimo Giovanni Allevi, ospite della Camerata Musicale che già ha in cartellone il premio Oscar Piovani e Massimo Ranieri; mentre a Molfetta la Lettura clandestina di Flaiano adattata e raccontata da Fabrizio Bentivoglio per la Fondazione Valente ha reso omaggio a un genio iper-citato e spesso iper-sconosciuto. I ragazzi? Incredibile, ma più che mai coinvolti in presenza! Il Maggio all'Infanzia del Kismet quest'anno ha toccato Bari e Monopoli, con momenti di magia pura ad esempio con il Circo El Grito. I paesi e le cittadine più piccole stanno rispondendo bene e lo sanno tutti gli «eroi» che pur tra tante difficoltà si battono per promuovere spettacoli. A Corato, fino a domani un globe theatre in miniatura, un teatro minuscolo tutto in legno ospita Totò degli alberi per Il Tempo dei Piccoli. In Puglia e Basilicata queste esperienze si moltiplicano, generando gli ascolti interessati di un pubblico che finalmente esce di casa. A Lecce, il Koreja che diffonde il messaggio di Alessandro Leogrande; a Taranto, il Medimex attesissimo con il Nick Cave live e i Pink Floyd in formato installazione tridimensionale sul castello aragonese.

L'elenco può continuare: a ciascuno il suo teatro pronto ad accoglierci a braccia aperte. I numeri ripagano le fatiche e decelerazioni degli ultimi sfortunati anni e fanno sperare. Ma per sperare davvero dobbiamo tenere i piedi ben saldi per terra e guardarci dritto negli occhi: quello che le cifre dei nuovi «boom» non dicono è se questo pubblico possa davvero dirsi un nuovo pubblico. La sfida è una sola ed è la stessa che il mondo della lettura sta cercando di affrontare, purtroppo con poco successo, da tempo. Non serve gongolare se si legge di più e si va a teatro di più: la felicità è una terra promessa, quella cioè di ogni nuovo lettore guadagnato, di ogni nuovo spettatore, di ogni passaparola che genera nuovi ingressi, nuovi esordi non solo sul palcoscenico ma anche e soprattutto nel pubblico. La vera vittoria sarebbe avere piccoli e grandi spettatori ai quali aprire il cuore, seminando quella crescita culturale di cui tanto si dice a parole, mentre nei fatti chi combatte per la cultura è un audace, un eroe – appunto – che come spesso accade agli eroi, è solo.

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