Né zitti né buoni. Ribaltiamo il titolo della canzone che li ha portati sulla vetta del mondo. Loro, i Måneskin, sono il fenomeno del momento, non solo dal punto di vista musicale. E proprio non ci riescono, come cita il brano con cui hanno vinto Sanremo e poi l’Eurovision Song Contest, a stare tranquilli e in silenzio. Un esempio? Quando ormai era mattina in Italia, si sono esibiti su uno dei più prestigiosi palchi del panorama musicale internazionale, quello del Coachella Festival, a Indio, California, tornato live dopo due anni di stop causa pandemia.
Il rock della band romana ha infiammato il pubblico americano invitando i fan a fare rumore. Oltre 45 minuti di show, per Damiano, Victoria, Thomas e Ethan che si è concluso con We‘re gonna dance on gasoline, il brano con cui i Måneskin hanno aderito alla campagna in segno di supporto all’Ucraina. «Vi siete divertiti? Anche noi ci divertiamo, è un privilegio vivere mentre le bombe cadono sulle città», ha esclamato Damiano rivolgendosi al pubblico. Per poi urlare al microfono «Free Ukraine, fuck Putin». Parole forti ma anche scontate, perché non ci si può aspettare altro da un’artista con la guerra alle porte dell’Europa. Che sia conformismo o «impegno»? Non sfugge che ci sia una certa ambizione da parte della band a dimostrare che anche i portabandiera della Generazione Z vogliano dire la propria sui grandi temi d’attualità (basti pensare al testo di Coraline, dedicato a chi soffre di Vulvodinia).
Tra i giovani si parla di un vero e proprio «effetto Maneskin». C’è chi li giudica un prodotto confezionato su misura dal talent X Factor e poi esportato all'estero per divenire una macchina da guerra fabbrica successi e soldi. C’è chi invece li adora per la lunga gavetta (ricordiamo che hanno mosso i primi passi suonando come artisti di strada per le vie di Roma) e per l'ostentata arroganza di suonare musica sfacciatamente ispirata alle leggende del rock. I Maneskin si dipingono irriverenti, esuberanti, grintosi e anticonformisti, senza paure né tabù: dalle foto audaci sui social, alle sfrenate esibizioni, ai testi polemici e sfrontati, fino ai look eccentrici. La fluidità è una componente notevole della loro musica e della loro personalità. Abiti appariscenti e adamitici, tacchi, unghie smaltate e trucco marcato sono indistintamente sfoggiati da tutti i componenti, abolendo ogni stereotipo di genere e ponendosi sempre più come icone da imitare. Resta però intatto il dubbio che tutto questo sia un reale guanto di sfida lanciato alla sensibilità della società o una banale incarnazione dello spirito dei tempi.
Insomma i Maneskin o li si ama o li si odia. Con buona pace della nozione di gusto. Che siano fuori di testa, non c’è il minimo dubbio. Ma che siano dei veri fuoriclasse della musica, è tutto ancora da dimostrare. Ai posteri l'ardua sentenza.