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Donna sindaco? A Matera e provincia, non sia mai!

 
Carmela Formicola

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Carmela Formicola

Matera, il 31 dicembre tra i Sassi la marcia nazionale per la pace

Tutti maschi, i primi cittadini dei 31 Comuni del territorio materano. Né brilla per emancipazione la provincia di Potenza: 18 sindache su 100 Comuni

Venerdì 15 Aprile 2022, 13:35

Nemmeno una. Possibile? Possibile che tra tutte le città e i paesini e le valli e i calanchi e le grotte rupestri e il mar Ionio non ci sia una sola donna degna di rappresentare la propria comunità? Succede nel Materano dove, secondo l'ultima indagine dell'ufficio della Consigliera regionale di Parità, non è stata eletta una sindaca nemmeno per sbaglio. Tutti maschi, i primi cittadini dei 31 Comuni della provincia di Matera, territorio multiforme, il mare e la collina, la polpa e l'osso, i 60mila abitanti del capoluogo, i 299 di Cirigliano (rilevazione dicembre 2020). Né brilla per emancipazione la provincia di Potenza: 18 sindache su 100 Comuni. Ma i numeri sono comicamente esigui anche per quel che riguarda le donne con incarichi assessorili o presidenti di assemblee o anche soltanto elette.

«I dati dimostrano che la rappresentanza di genere viene rispettata solo in presenza di una Legge che la impone prevedendo le quote. ll cammino verso la parità è ancora lungo» ha commentato la consigliera lucana Ivana Pipponzi.
Se ne parla da anni e anni, della difficoltà femminile di accesso alla politica, tema che ha animato migliaia di incontri, dibattiti, forum, tavole rotonde, studi, dossier e tesi di laurea. Evidente che è stato sprecato fiato. Bisogna trovare nuove risposte, nuove parole, nuove interpretazioni. E bisogna prendere atto del fallimento clamoroso di tutte le politiche di genere messe in campo fin qui: cosa hanno fatto gli organismi di parità dagli anni Ottanta (quando sono nati) ad oggi? Al di là dei convegni, evidentemente, le strategie sono state inefficaci. Le donne si sono parlate addosso mentre gli uomini hanno continuato ad occupare militarmente le stanze dei bottoni elargendo qualche poltrona all'altro sesso spesso soltanto nel perimetro delle pari opportunità. Perimetri, riserve e quote: la visione maschile della parità di genere. Anche la legge sulla doppia preferenza è una sconfitta non certo un traguardo, perché è la cultura dei ruoli che non è mai stata scardinata. Perché una vera cultura di parità non è mai stata realmente costruita. Un esempio banale: la pubblicità della stampa a pochi euro di tutte le miriadi di foto che chiunque di noi ha nel telefonino, una giovane donna che scorre sul cellulare tutte le immagini che finalmente potrà stampare e rilegare in un album, foto dei suoi bambini, dei compleanni, delle vacanze in famiglia, dei regali scartati dai figli sotto l'albero di Natale. Inquietante messaggio subliminale. Ma nei frammenti di vita femminile da immortalare per sempre non potrebbe esserci il giorno della laurea, il viaggio che ti ha cambiato per sempre, la festa per una promozione o per un'elezione, poi anche quelle di famiglia?

La subcultura maschile non la sradica nemmeno la legiferazione d'emergenza! Ma torniamo in Basilicata. Anche il governatore Vito Bardi ha commentato l'esito disastroso dell'indagine sulle quote di genere nei Comuni lucani. «È tempo di un cambio di rotta. Non si tratta di far bilanciare numeri e proporzioni: si tratta di riconoscere i meriti e le qualità». Bardi, tra l'altro, ha da poco fatto quadrare i conti di un traumatico rimpasto in giunta. Alcuni degli uomini di governo esclusi dal governo hanno sbraitato, cambiato partito, minacciato di far cadere l'amministrazione regionale. Sono volati gli stracci, come si dice in gergo. Lo stesso presidente a un certo punto ha evidenziato pubblicamente lo spettacolo indecoroso della guerra in atto per le poltrone. Modelli maschili di potere che poco hanno a che fare con i meriti e le qualità richiesti dal governatore alle donne. Rimane invece la solita ben nota ostinazione maschile, sentimento che Virginia Woolf condensa così: «La storia dell’opposizione degli uomini all’emancipazione della donna è forse persino più interessante dell’emancipazione in sé».

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