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L’angoscia e il terrore: quel filo rosso che porta da Brooklyn all’Ucraina

 
Armando Fizzarotti

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Armando Fizzarotti

L’angoscia e il terrore: quel filo rosso che porta da Brooklyn all’Ucraina

Al momento non si conoscono né l'identità né le finalità del terrorista solitario di ieri nel cuore di New York, ma si può azzardare solo qualche riflessione in libertà, provando a ipotizzare un mosaico di elementi che potrebbero combaciare fra loro

Mercoledì 13 Aprile 2022, 13:59

Èancora tutto da decifrare al momento in cui andiamo in stampa l'attentato nella metropolitana di New York, ma la data del 12 aprile 2022, all'inizio della Settimana Santa per il mondo cattolico, ci consegna un ulteriore quadro di terrore, incertezza, instabilità globale, nel bel mezzo del conflitto in Ucraina che rischia ancora di deflagrare nella terza guerra mondiale.

«New York – terrore» è un tragico binomio che catapulta la memoria collettiva all'attacco alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001, operazione dei 19 kamikaze dell'organizzazione paramilitare di matrice islamica Al Qaida (oltre 3mila vittime e 6.400 feriti il bilancio) che indusse gli Stati Uniti con le nazioni alleate (fra le quali l'Italia) alle guerre in Afghanistan (vent'anni dal 2001 all'anno scorso) e in Iraq (l'invasione e l'arresto di Saddam Hussein nel 2003 e il governo di transizione fino al 2011, anno del ritiro).

Considerando l'obiettivo scelto dall'attentatore ieri, i treni, non possiamo non ricordare l'attacco con il gas sarin nella metropolitana di Tokyo (13 morti e migliaia di intossicati) il 20 marzo 1995, ad opera della setta religiosa Aum Shinrikyo su mandato del fondatore Shoko Asahara, che secondo gli investigatori tentò di attuare un colpo di Stato con apparati deviati della polizia e delle forze armate giapponesi. La setta fu smantellata e il suo leader e altri membri impiccati. Nello stesso anno furono compiuti attentati con esplosivi anche nelle metropolitane di Baku (Azerbaigian) e Parigi. Ancora, l'11 marzo 2004 una cellula di Al Qaida fece esplodere 10 bombe su quattro treni regionali in altrettante stazioni ferroviarie di Madrid, uccidendo 192 persone e ferendone oltre 2mila. La cellula fu scoperta e smantellata dalla polizia: 7 attentatori sono stati condannati a pene pesantissime, alcuni si sono suicidati prima del verdetto del tribunale.

Ma torniamo alla data scelta dall'attentatore per colpire in una stazione della metropolitana a Brooklyn, 12 aprile. Mettendo in moto la «macchina del tempo», è solo una curiosità che il 12 aprile 1928 una bomba uccise 20 persone e ne ferì alcune decine alla Fiera di Milano, durante la visita ufficiale di re Vittorio Emanuele III. Le indagini finirono nel nulla.

È invece forse più interessante scoprire che sempre il 12 aprile, ma del 1945, iniziò il suo mandato il presidente degli Stati Uniti passato alla storia per essere stato l'unico uomo al mondo a far sganciare bombe atomiche su cittadini inermi, Harry Truman (1884-1972). Fu lui infatti, veterano della I Guerra Mondiale sul fronte francese, a decidere di far cadere la «Little Boy» da 16 kilotoni su Hiroshima il 6 agosto dello stesso anno (166mila vittime) e la «Fat Man» da 25 kilotoni su Nagasaki tre giorni dopo (80mila morti).

Al momento non si conoscono né l'identità né le finalità del terrorista solitario di ieri nel cuore di New York, ma si può azzardare solo qualche riflessione in libertà, provando a ipotizzare un mosaico di elementi che potrebbero combaciare fra loro.

«Truman» è il nome della portaerei statunitense che in queste settimane sta navigando fra i mari Jonio e Adriatico, a servizio della Nato (l'Alleanza atlantica) nel confronto a distanza con la Russia nell'ambito della nuova Guerra Fredda scatenata dall'invasione dell'Ucraina lanciata dal Cremlino. Sia negli Stati Uniti sia in Europa l'intelligence occidentale ha individuato agenti di Mosca sotto copertura, «cellule dormienti» da attivare per azioni di spionaggio, ma non solo. A coordinare queste «cellule» il Gru (il servizio segreto militare) o il Svr, l'ex Kgb che all'epoca della «prima» Guerra Fredda aveva il tenente colonnello Vladimir Putin (figlio del cuoco di Lenin e di Stalin) al comando della sua stazione di Dresda (nell'allora Germania Est).

Con un bilancio di 16 feriti, l'attentato di Brooklyn potrebbe valere come un «primo avvertimento» alla Casa Bianca per scoraggiare l'appoggio al popolo ucraino?

In una trama del romanziere Tom Clancy (1947 – 2013) questo scenario apparirebbe assolutamente plausibile, anche se risulta che l'attentatore sia un afro-americano.

Certamente, sui nostri teleschermi le immagini frammiste del nuovo terrore a New York e della guerra in Ucraina hanno fatto schizzare in su il termometro della paura e dell'angoscia collettiva. Ma è «solo» questo l'obiettivo di quel killer solitario travestito da impiegato della Metropolitana, con la maschera antigas sul viso?

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