«È una guerra terribile; medievale, letteralmente, anche se la si combatte mentre il Ventesimo secolo scivola nel Ventunesimo, per giunta in Europa». Suonano in maniera profetica oggi le parole pronunciate dalla giornalista martire della verità Anna Politkovskaja, l’inviata della «Novaja Gazeta» nel conflitto in Cecenia tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000. Divenne per le sue lucide e drammatiche cronache il nemico numero uno di Mosca e, per questo, fu uccisa.
Anche oggi la guerra di Putin è «terribile e medievale» allo stesso tempo. E anche oggi la «resistenza» russa, attraverso gesti e parole di coraggiosa testimonianza civile, è guidata dalle donne. In tre sono diventate l’icona di una protesta silenziosa che serpeggia attorno agli stadi della propaganda e ai tavoli lunghissimi intorno ai quali si attorciglia il potere. In tre sono balzate prepotentemente sotto i riflettori del mondo per la loro eclatante presa di posizione contro il regime di Putin. L’opposizione al regime di Putin si è resa manifesta attraverso i volti efebici di una giornalista, una blogger e una ballerina. La prima è Marina Ovsyannikova la giornalista televisiva che ha avuto il coraggio di sfidare Putin comparendo a sorpresa in un tg nazionale e inneggiando alla mobilitazione contro la guerra fratricida. La seconda è Olga Smirnova, prima ballerina del Teatro Bolshoi di Mosca che ha deciso di lasciare il prestigioso corpo di ballo perché, ha scritto in un messaggio su Telegram, «Mi vergogno della mia Russia perché sento che è stata tracciata una linea che segna un prima e un dopo». La terza, infine, è una food and fashion blogger. Ha un nome quasi impronunciabile, Veronika Belozerkovskaya. Un giorno, all’inizio della guerra, sulle sue pagine social seguite da quasi un milione di follower, accanto a immagini di gattini e cieli azzurri è comparso un post che definiva la guerra un «cannibale dalle fauci insanguinate». Veronika, il giorno dopo è andata avanti scrivendo ai russi quel «La propaganda vi rende zombi» che in pochi minuti ha raccolto migliaia e migliaia di like. È stata la prima vittima della legge «bavaglio» di Mosca contro gli oppositori politici. Rischia fino a 15 anni di galera. E chissà cos’altro.
Marina, Olga e Veronika sono la prova che il mondo intorno a Putin è cambiato. Nel ‘900 i portabandiera dell’opposizione erano gli intellettuali alla Solženicyn, premio Nobel nel ’70 per la Letteratura, che fu capace di utilizzare la forma del romanzo come la più importante modalità creativa per confrontarsi con l’esperienza dello stalinismo. Tre donne oggi assurgono a simbolo contro la pazzia della guerra e lo fanno in maniera molto diretta, senza intermediazioni e soprattutto in tempo reale. Tre rappresentanti di una nuova rivoluzionaria epifania, la manifestazione di sé in un mondo in cui gli oligarchi sono tutti uomini, il capo di stato è uomo, il potere economico e politico si declina prevalentemente al maschile.
La guerra di Putin, al cospetto di queste tre donne, è una guerra vecchia. Combattuta con parole e gesti del ‘900, come quel «blitzkrieg», guerra lampo, ripescato dalle memorie più buie della seconda guerra mondiale e che – evidentemente – proprio bene non porta ai regimi totalitari. È vecchia perché si appella ad una propaganda fuori dalla storia con l’imprimatur da caccia alle streghe del patriarca ortodosso di Mosca Kirill contro i gay. Vecchia nell’iconografia del capo forte, uomo solo al comando, che osa più di Napoleone porgendo il petto nudo in sella al suo cavallo. Vecchia come i suoi eserciti di uomini, spesso imberbi mandati sul fronte in modo non dissimile da quella «carne da macello» che colorò di sangue le cime delle Alpi nella prima guerra mondiale. Vecchia, infine, nei valori che propugna. «Se uno pensa di sradicare gli alberi della terra per vedere la luce è uno sciocco», scriveva Michail Bulgakov, il grande scrittore russo, peraltro nato a Kiev, maestro di sarcasmo sugli abusi del potere. La Storia però a volte sa essere più creativa dei patriarchi e dei dittatori. E così oggi la Russia che sta cambiando direzione ha il volto delle donne. Che siano le avvisaglie di una nuova rivoluzione per una società patriarcale come quella rappresentata dal regime di Putin?