L’essenziale è che da qualche parte rimanga ciò di cui siamo vissuti, le tradizioni, la festa di famiglia, la casa dei ricordi. L’essenziale è vivere per ricordare»
***
Abbiamo sempre conosciuto meglio la sua creazione letteraria, Il Piccolo Principe, e molto meno il suo autore, Saint-Exupéry, pilota militare, morto troppo presto durante una operazione bellica in Africa del Nord, il 31 luglio 1944, quando si alza in volo per l’ennesima missione e scompare in aereo sul Mar Mediterraneo.
La creazione letteraria anche per Saint-Exupéry, un po’ come accade con i grandi scrittori eclissati dai loro personaggi, pensiamo a Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, al commissario Maigret di Simenon, a Madame Bovary di Flaubert sembra gettare ombra sui loro genitori, superarli.
Eppure la scrittura dell’autore del Piccolo Principe in questo tempo sospeso, le raccomandazioni di questo bambino-adulto che riesce ad abbracciare il pianeta mondo e a dialogare con un fiore, mi sembra più in sintonia che mai con quello che stiamo vivendo.
In questo periodo, infatti, in questo tempo sospeso, che comincia a sembrare infinito, in cui siamo più che altro appesi come burattini, le pagine di questo scrittore, che si finge bambino, e dedica all’amico ebreo il suo Piccolo Principe, tradotto in duecentocinquanta lingue, ci possono aiutare.
In questa fase pandemica, in cui la vita professionale diventa metaforicamente un cronotopo per la simbiosi unitaria spazio temporale, almeno sul piano lavorativo, penso all’unità spazio-tempo della classe virtuale meglio conosciuta e teorizzata con l’acronimo dad, la letteratura ci può fare compagnia. Ci offre tanti esempi di autori e maestri che ci hanno abbracciato con le loro parole e i loro racconti di vita.
Sì, perché al di là della finzione letteraria la letteratura è vita, ed in questo momento, che non è più un momento ma quasi un anno di scuola che se ne va... a distanza, è interessante rileggere alcuni autori classici che, in quanto tali, hanno sempre qualcosa da dire.
Il richiamo letterario è sopraggiunto di notte, nel silenzio di quella notte che Saint-Exupéry tanto amava, regno del silenzio e momento ideale per la riflessione.
La sua breve vita (1900-1944) non gli ha impedito di rendere servizio al mondo, di osservarlo da più prospettive, di abbracciarlo a distanza, pilotando in solitudine il suo aereo, che gli consentiva di aiutare l’umanità dando un senso alla sua vita: era un pilota di guerra, trasportava lettere... parole, univa distanze, le attraversava con il suo velivolo, sovrastava il deserto, quel Sahara, luogo simbolico, dove nel silenzio tutto si polarizza.
Ritrovava nei suoi tragitti silenziosi quel rapporto con la natura, con la Terra, pur essendone «distante», in cielo, e con gli uomini che continuavano a farsi la guerra (Lettera a un ostaggio).
Forse per questo, e resta sempre il mistero intorno alla sua morte (l’aereo si inabissò nel deserto), ci ha lasciati così, nel rumore delle nostre stupide vite, senza senso (oggi si muore per un TikTok); lui, amante della vita, con la V maiuscola e di valori come l’amicizia, la semplicità, l’impegno civile, la scrittura, la solitudine.
Sì perché anche la solitudine può trasformarsi in valore se ti fa conoscere te stesso se ti fa amare gli altri, se ti fa conoscere e ri-conoscere l’importanza del silenzio e della.... parola.
Il suo calepin, o taccuino, resta oggetto prezioso come il Diario di Anna Frank che ha rivelato la Storia, anche se dolorosa.
Il rispetto per l’uomo, l’elogio dell’amicizia e del dialogo, questi sono i valori che la loro scrittura ci lascia.
Cosi, mentre ogni giorno mi invento e ridisegno l’arredamento delle mie cinque classi virtuali, riscopro la bellezza e la potenzialità didattica di certi autori come questo. Non a caso (a casa lui non ci stava mai) ha scritto anche un libro dal titolo Terre des hommes.
Eh, sì, perché talvolta dimentichiamo che la terra «è» degli uomini, ma forse ne sono diventati troppo «proprietari» e l’hanno trasformata in un deserto.
Il deserto, luogo dove le stelle fanno da guida.
Per fortuna, Saint-Exupéry ha abbandonato il deserto umano e si è appropriato del cielo e di quelle stelle che gli tenevano compagnia nei suoi viaggi e nelle sue missioni umanitarie che lo hanno purtroppo portato via dalla sua amata terra dove si è schiantato con il suo aereo, magari per ritrovare il calore e la luce delle infinite stelle...
Grazie piccolo principe, grazie a te possiamo dialogare ancora... anche in silenzio, e grazie ai racconti, alla propria vocazione, alla scrittura.