«Non so se possa essere il successo della svolta, ma ho visto una crescita rispetto alle ultime prove». Fabio Caserta prova a ripartire da qualche piccolo segnale fornito nella ripresa. Poco, forse. Perché il Bari del primo tempo è stato ancora in sofferenza, bloccato, poco sciolto nella manovra e di conseguenza raramente pericoloso. La seconda frazione, almeno, ha mostrato un pizzico in più di intraprendenza, nonché il cuore di ottenere a tutti i costi una vittoria probabilmente «larga» per quanto ha mostrato il campo, ma certamente pesantissima: basti pensare che per la prima volta dall’inizio del campionato, i biancorossi sono fuori dalla zona retrocessione.
«Non è il momento di guardare la classifica: i valori cominceranno ad emergere soltanto verso febbraio», ammonisce Caserta. «Invece è vero che la continuità di risultati possa essere la molla che muove la fiducia. Pur con alcuni affanni, è un dato che nelle ultime sei gare abbiamo raccolto tre vittorie e due pareggi. Mantengo la mia convinzione: questa squadra ha un grande potenziale. Ma ci deve credere. Arriva lontano non chi non incappa negli ostacoli, ma chi ha la forza di rialzare la testa subito e superarli. Contro il Cesena abbiamo mantenuto equilibrio: era fondamentale non concedere la profondità che esalta le loro qualità, soprattutto in trasferta. Sicuramente abbiamo corso alcuni rischi, ma siamo anche stati in grado di mantenere lucidità. Nel secondo tempo era giusto tentare qualcosa di più, inserendo la seconda punta pura. E secondo me si è visto qualcosa di interessante con il 3-4-1-2: potrebbe essere una strada da perseguire con il doppio play ed un fantasista. Al di là del sistema di gioco, possiamo sviluppare un calcio piacevole coprendo adeguatamente il campo. Ora, però, dobbiamo dimostrare di percorrere il camino intrapreso, lavorando sui dettagli, sulle sicurezze, sulla personalità».
Il tecnico calabrese sottolinea l’importanza delle rete di Gytkjaer. «Per gli attaccanti il gol è vita», sottolinea Caserta. «Christian ha avuto un avvio di campionato complicato anche da qualche problema fisico, proprio come ha incontrato difficoltà l’intero gruppo. Ma il suo valore non è in discussione: per noi resta un elemento determinante e dobbiamo portarlo al top della condizione. Ribadisco: proviamo a porre un punto di partenza. Le due vittorie in casa non possono bastare: occorre migliorare su tutti gli aspetti, senza calare la tensione di un millimetro. Con il Mantova siamo usciti tra i fischi malgrado i tre punti incassati, con il Cesena, invece, è arrivato qualche applauso. Riconquistare l’entusiasmo della piazza e dei tifosi deve essere la motivazione che ci spinge ogni giorno».
È stato accolto con affetto, Michele Mignani: pur se da avversario, restano indimenticabili le stagioni in cui prima ha tirato fuori i Galletti dall’inferno della C, poi li ha condotti ad un solo passo dal paradiso. Il suo Bari, in fin dei conti, resta l’ultimo ad aver destato emozioni forti. «Tornare qui è sempre speciale», afferma l’allenatore genovese. «Sarebbe persino superfluo ripercorrere sentimenti che restano gelosamente serbati nel cuore. Tuttavia, torno a casa molto arrabbiato. Abbiamo vinto cinque trasferte su sei in gare sporche e sofferte. Stavolta, invece, la gara era pulitissima: il Bari ci concedeva fraseggio e linee di passaggio, abbiamo creato qualche occasione persino clamorosa, nonché svariati presupposti per andare in gol. Ma non siamo stati pragmatici ed è un grave errore. Perché una squadra che vuole essere ambiziosa non può lasciare andare incontri in cui non si intravedono segnali di reale difficoltà: in casi del genere è imprescindibile raccogliere almeno un punto. Nel calcio, tuttavia, ha ragione chi segna: il Bari ci è riuscito e noi no». D’obbligo un commento sui biancorossi. «Meritano complimenti perché si stanno comportando da uomini. Il Bari ha avuto un avvio complicato, si vede che non è uscito dalle difficoltà, eppure sta lottando con tutte le sue forze e sta ottenendo punti nono stante il momento non sia dei migliori. Un fattore che deve portare fiducia. Il calcio è ciclico: il Bari prima o poi tornerà in serie A ed è giusto che accada perché è la dimensione di una piazza unica».
















