Dalla Capitale al «San Nicola», i tifosi del Bari si stringono nell’unanime coro di disappunto dopo il bruciante pareggio di sabato contro la Reggiana. Un risultato che lascia nello sconcerto e nella delusione. A cominciare da Massimo Vitti, fondatore dell’ormai decennale gruppo romano «La Bari Capitale» fondato il 14 settembre 2014 e già agli onori della cronaca per essersi laureato due anni fa in un autogrill di Bologna al seguito della squadra diretta a Parma per la Coppa Italia.
«Siamo sempre in trasferta e anche al San Nicola, in Curva Nord - dice Vitti -. Purtroppo o per fortuna, abbiamo seguito tutte le tredici partite di questo campionato. Siamo una novantina di baresi residenti a Roma. Il quartiere generale è il mio ufficio di consulenza informatica. Portiamo avanti la linea per cui il risultato non conta nulla. Il problema è il cambio di proprietà. Finché ci saranno i De Laurentiis, nessun punteggio e nessuna partita avranno valore. Seguiamo la squadra solo per passione. Saremo in cinquanta domenica a Salerno. Lo facciamo perché amiamo il Bari, sentimento che costa denaro ed energie. Agli occhi degli altri può sembrare folle. Per chi vive fuori, raggiungere la squadra fuori e in casa è un modo per ritrovare vecchi amici. Siamo abituati a non vincere nulla, dispiace per i giovani che si affacciano adesso. Eppure, notiamo un bel ricambio generazionale di tifosi. Aspettiamo il 2028». «Dieci dei nostri - continua - erano al San Nicola sabato. Il resto del gruppo ha seguito il match dal mio ufficio. Longo è stato bravo a cambiare in avvio di secondo tempo. Salvo poi bruciare tutto in sei minuti, per distrazioni e atteggiamenti sbagliati. Sappiamo che la squadra è limitata. Ma il problema - conclude Vitti richiamando ancora il discorso sulla presidenza - risiede altrove».
Tra i simpatizzanti della combriccola capitolina spicca Antonio Genchi, storico amministratore del gruppo social «Tutti pazzi per la Bari» e nell’ultimo periodo trapiantato a Roma dove lavora come agente di polizia locale: «Commentiamo un pareggio amaro al termine di una gara che si stava conducendo in porto. Sarebbe stato importantissimo tornare a vincere dopo una serie di pareggi. Per quanto mi riguarda, Longo sta facendo quel che può col materiale umano messogli a disposizione da una società che, anche in sede di mercato, ha dimostrato il totale disinteresse verso le ambizioni della piazza». «Siamo abbonati in vari settori del San Nicola - interviene Vincenzo Minafra del gruppo Cral STP - . Dalla Sud ci siamo illusi e poi crollati. Delusi da alcuni elementi come Maiello e Vicari. Quest’ultimo è stato l’artefice del pareggio ospite. Non è più il giocatore dell’anno scorso. Non si può giocare con una sola punta, avendo a centrocampo solo interditori. Servono altri innesti. Obaretin gioca perché imposto dal Napoli. Aspettiamo Falletti ed il Sibilli che conosciamo. E che si giochi sempre con due punte, con Lasagna accanto a Favilli».
Stessa prospettiva dalla Curva Nord con il 20enne Filippo Lollino: «Non ci sono parole per lo scandaloso pari di sabato. Abbiamo provato molta rabbia. Ad un certo punto, troppi errori individuali, la testa non c’era più. Si vede che manca qualcosa. A gennaio, anche se con i prestiti, si deve intervenire. Mancano un difensore ed un attaccante brevilineo veri. Sibilli? Irriconoscibile. E Lasagna è fuori condizione, nel secondo tempo scompare. All’80’ la squadra sembrava morta. Secondo me ci sono problemi nello spogliatoio. Ne sono sicuro. Lo dicono il rigore regalato e l’assurda disattenzione sulla punizione dell’1-2. Radunovic non ha colpe. Anzi ci ha salvato».
Dalla provincia interviene il giovinazzese Pino Picciotti. Impiegato 53enne, il Bari non gli dà pace: «La squadra si è spenta dopo Cremona, probabilmente perché le altre squadre hanno capito il gioco di Longo e preso le contro misure. Dopo la Carrarese, il Var ha toppato anche contro la Reggiana. In vantaggio di due gol, si è pensato di rallentare il gioco giocando palla indietro. Inconcepibile. Però, ripeto, anche questa volta il Var ci mette lo zampino. Sul primo gol della Reggiana, questa volta la proiezione è il piede di Lucchesi e non il braccio come successo con la Carrarese. Allora, visto che qualcuno ha parlato di algoritmo, non è che questo è impostato per danneggiare il Bari? Sulle scelte di Longo c’è poco da dire. Siamo i primi a chiederci perché non giocavano Simic e Maiello. Abbiamo avuto la risposta. Mi preoccupa l’involuzione di Lella dopo l’espulsione con il Cosenza. Cosa gli è successo? Nelle parole post gara di Longo e di Oliveri di ieri leggo depressione. L’incubo di ripetere il campionato scorso è altissimo. Circa la proprietà, ahimè le cose peggiorano sempre più. È ormai assente e silenziosa, credo abbia scelto di snobbarci, disinteressandosi della piazza e lasciandola al proprio destino».
In casa Maselli, si soffre in famiglia. A parlare è il commercialista Sabino con sua moglie Annalisa Favia, entrambi tifosi di Tribuna Est: «È scontata la nostra crescente insoddisfazione. Nonostante il 2-0, il Bari si è fatto rimontare dimostrando problemi sia nella tenuta mentale che difensiva. Squadra incapace di capitalizzare il vantaggio. Il rendimento è limitato. Ci sentiamo frustrati e avviliti. Speriamo in un cambio di rotta nelle prossime gare. La proprietà non tiene conto delle aspettative dei tifosi. Non meriterebbe un centesimo».